Antroposofia: educare il neonato al cibo

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L’uomo si educa non riducendo il suo dialogo con il mondo, né riducendo il dialogo con se stesso. Tale compito si assolve non desensibilizzando, come ci vuol far credere una scienza prigioniera delle certezze molecolari ottocentesche, ma al contrario umanizzando, perché credo fermamente che la “sostanza” del mondo passando nell’uomo giusto possa evolvere. Si pensi a questa “nuova malattia” del reflusso gastro-esofageo nei neonati. I neonati da millenni rigurgitano dopo l’assunzione del cibo per riequilibrare e calibrare la risposta del nostro essere neurosensoriale (corpo astrale), nel senso di trovare il giusto equilibrio tra quantità e complessità del cibo e secrezioni digestive. Per questo un buon educatore non toglie il bavaglino subito, nemmeno se è arrivato un ruttino, per aspettare la risposta del nostro sistema digestivo che lentamente apprende come assumere il cibo e come digerire. A volte bastano piccoli adattamenti per scoprire che la quantità indicata dal medico va ridotta e il rigurgito cala e poi scompare.

Il periodo di apprendimento
Tutti comprendiamo che intraprendere una nuova attività, come iniziare uno sport, richiede un periodo di apprendimento e di trovar la “misura”. Se siamo aggrediti da una terapia antisecretiva come un inibitore della pompa protonica che scaccia l’azione neurosensoriale dallo stomaco, ma anche riduce il flusso biliare, la secrezione pancreatica ecc. non troviamo alcuna misura ma iniziamo una vita da malati. Accuditi da farmaci “antiumaniinibitori, bloccanti, antagonisti sempre contro una funzione dell’organismo: dalla culla alla tomba. La cura della madre è importante come la “tisana per la mamma[1] che prescriviamo già subito dopo il parto, per sostituire la camomilla dell’ospedale. Utile non solo per stimolare l’allattamento ma per rendere il latte più digeribile e assimilabile dal bimbo, crea un’armonia chimica/vitale che risuona nel corpo vitale (eterico) ampliato della madre che è in comunione con quello del bimbo. Uno dei processi più affascinanti cui la nostra professione mi ha fatto assistere è questo scambio delle forze eteriche tra madre e figlio, la cosa che più mi commuove è di poter agire per il bimbo passando per il corpo della madre. Per fare un esempio di questo scambio, quando, per curare il raffreddore del bambino, somministriamo alla madre del Sambucus comp. in gocce (bastano anche solo 5 gocce 4 o 5 volte al dì) a volte il lattante risponde con un piccolissimo rush cutaneo, sospendiamo la cura e il raffreddore è guarito. Il corpo eterico/vitale madre/figlio ha ritrovato il suo equilibrio. Oppure quando la madre esagera con latticini e cibi grassi e il bambino risponde con una dermatite seborroica, all’inizio magari solo con la crosta lattea, se la madre riduce i latticini e i cibi grassi animali il bambino si riequilibra e la dermatite scompare. La produzione di aria intestinale nel lattante è un evento inevitabile e fa parte della necessità del neonato di armonizzarsi con la nuova alimentazione, così come di confrontarsi con le abitudini alimentari e la vita emotiva della madre e del nucleo familiare.

La poppata
La prima regola è certamente quella di dare un giusto ritmo alle poppate. Dopo un’iniziale armonizzazione e stimolazione della lattazione, raggiunto un peso di sicurezza sopra i quattro chili, bisogna riuscire a dare la poppata circa ogni quattro ore, cercando di fare una pausa un poco più lunga durante la notte. Sono contrario all’allattamento a richiesta, come si usa molto in Italia, per il semplice motivo che poppando così spesso si ha una continua aggiunta di latte fresco al latte semidigerito della poppata precedente, presente ancora nello stomaco, e si provocano così fermentazione e quindi meteorismo. Inoltre il seno non viene mai completamente svuotato e così il bambino non sperimenta la composizione differenziata del latte durante la giornata.

Modificazione giornaliera del latte
In uno studio pubblicato nel 2009 sul “Journal Nutritional Neuroscience”, è messo in evidenza come i livelli delle componenti del latte materno si modifichino nel corso delle ventiquattro ore in risposta alle esigenze del bambino. Per esempio il latte della sera aiuta il neonato a dormire, perché contiene tre nucleotidi (adenosina, guanosina e uridina) che rilassano il sistema nervoso centrale promuovendo la percezione della stanchezza e il sonno. “Questo ci ha fatto comprendere che il latte induce il sonno nei neonati” dice Cristina L. Sanchez autore principale dello studio e ricercatrice al Chrononutrition Laboratory dell’Università dell’Extremadura. Come non assumeresti il caffè prima di coricarti così occorre dare il giusto latte a ogni poppata, occorre rispettare i tempi delle poppate e sconsiglia di conservare il latte e di dare una poppata troppo frequentemente. Per prevenire il meteorismo si possono somministrare alcuni cucchiaini d’infuso di tisana della mamma prima di ogni poppata.