Anziani in Italia. Ripensare l’offerta sanitaria

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Nel 2050 l’Italia sarà il terzo Paese OCSE più vecchio dopo il Giappone e la Spagna. Ci saranno 74 persone al di sopra dei 65 anni per 100 persone di età compresa tra 20 e 64 anni (rispetto al 38% di oggi).

Secondo i dati OCSE l’Italia è sempre più un paese di anziani e ciò rende necessario ripensare l’offerta sanitaria nazionale

Il rapporto dell’OCSE sull’invecchiamento

«L’Italia è sempre più un paese di anziani. L’età della popolazione si sta allungando in maniera rilevante, mentre le prospettive di vita sana e di qualità stanno diminuendo a causa dell’insorgere di patologie croniche.

È necessario ripensare con urgenza l’offerta sanitaria nazionale con canoni più moderni, maggiormente centrati sul paziente e che prendano soprattutto in seria considerazione l’importanza della nutrizione clinica nei percorsi di prevenzione e cura».

Così gli esperti dell’ADI – Associazione italiana di dietetica e nutrizione clinica commentano i dati diffusi di recente dall’OCSE proprio sull’invecchiamento.

13 milioni di anziani

Secondo il rapporto in Italia le persone al di sopra dei 65 anni superano oggi i 13,5 milioni e rappresentano il 22% della popolazione totale. Gli anziani che hanno più di 80 anni sono 4,1 milioni, gli ultranovantenni 727mila e gli ultracentenari 17mila (dati ISTAT 2017).

Dati che pesano sull’economia

“Dati preoccupanti e da non sottovalutare non solo dal punto di vista sociale, ma anche dell’impatto sulla spesa sanitaria – commentano gli esperti ADI – L’86% delle persone con più di 75 anni dichiara, infatti, di essere affetto da una qualche patologia cronico degenerativa (ISTAT 2015) e sappiamo bene che dopo i 70 anni la spesa sanitaria pro capite raddoppia. Nell’immediato vanno pertanto individuate nuove modalità di finanziamento ed erogazioni delle prestazioni sanitarie, ma soprattutto vanno integrate le strutture di dietetica e nutrizione clinica nelle aziende sanitarie utili a prevenire e trattare patologie legate all’alimentazione”.