Candace Pert: la golden girl delle neuroscienze

5147

Si può dire che endorfine siano il livello più alto di complessità molecolare?
Ho sempre criticato i ricercatori che collegano un’emozione a un singolo peptide. La materia è ben più complessa ed è irriducibile a correlazioni meccaniche. I neuropeptidi agiscono in tutto il corpo – midollo spinale, cervello, intestino, cellule – e influiscono sull’intero sistema. Se dovessi però scegliere il neuropeptide più vicino all’idea di “divino”, opterei per le endorfine ed è una scelta basata su dati concreti. Le endorfine governano il respiro, che è tutto, ognuno di noi respira, il pianeta respira e con la respirazione tutto si connette, quindi le endorfine sono il livello più alto di evoluzione. Ed è interessante a questo proposito un mio saggio di molti anni fa in cui mostravo che gli invertebrati hanno neurorecettori degli oppioidi molto semplici, mentre solo i vertebrati presentano forme più avanzate, i cosiddetti “nuovi recettori”, che aumentano al procedere dell’evoluzione umana. C’è stato un numero rilevante di cambiamenti a questo livello ed è in questa sede che si attuano le scelte, spesso in maniera inconscia. Per questo pratico la meditazione, che insegna che cos’è un’idea, un’emozione e da qui può partire la rivoluzione della guarigione quantistica. La rivoluzione spirituale avviata negli anni ‘60 in realtà stava tutta qui, in questi semplici concetti. Quella generazione rifiutò l’approccio materialistico dei propri genitori e iniziò a parlare di amore, avviando un cambiamento che segna il passaggio da una mentalità basata sulla paura a un’altra fondata sull’amore.

Parliamo di medicine complementari e olistiche: come si connettono con le sue ricerche?
I vecchi paradigmi medici sono ormai superati e l’approccio meccanicistico della biomedicina – l’idea di riparare un pezzo della macchina umana – non funziona più. Praticare un taglio cesareo non implica una nascita più sicura o un neonato più sano, il cancro colpisce tante persone ma le terapie antitumorali spesso non funzionano. In realtà non si può più pensare di lasciar fuori da questi processi la mente, le emozioni, e sono numerose le testimonianze di straordinari processi di guarigione avvenuti sulla base di una trasformazione del sé, delle emozioni, che si riverbera positivamente anche in condizioni importanti come il tumore. Il processo di guarigione comporta sempre ed è strettamente correlato a un processo di trasformazione spirituale ed essendo altamente complesso non può essere inteso come la semplice rimozione di tumori, batteri e agenti patogeni. Quando si cerca la causa della malattia occorre perciò guardare altrove. Fondamentalmente all’origine del processo patologico c’è un difetto, un blocco nella rete di comunicazione, di conseguenza una guarigione per essere efficace deve coinvolgere l’intero sistema corpo/cervello. Deve perciò affermarsi un nuovo paradigma della guarigione. Un paradigma in cui le emozioni giocano un ruolo di primo piano, che collega visione orientale e occidentale del corpo, che si avvale della meditazione guidata, della psicologia e di altre tecniche – musica, lavoro sul corpo, massaggio – che accolgono il ruolo delle emozioni per la salute dell’uomo. Tutto ciò sta già accadendo a livello esperienziale in tutto il pianeta, è un cambiamento che deve realizzarsi perché, almeno negli USA, la medicina ortodossa è corrotta alla base, produce più danni che benefici ed è molto costosa. Bisogna tornare quindi a ciò che funziona: la prevenzione, prendersi cura di sé, seguire le emozioni positive, praticare uno stile di vita e una dieta sani. Essere centrati, cioè non focalizzarsi sugli estremi ma valorizzare l’omeostasi, imparare l’amore, la forma più avanzata di coscienza umana. Infine, la salute ha bisogno della relazione, per essere integralmente sani la nostra biologia richiede che siamo in relazione con gli altri. Amore, compassione, relazioni sono emozioni positive fondamentali e possono aiutarci a guarire. If you can feel it you can heal it. Da questa scintilla può avviarsi il cambiamento.

A cosa si dedica in quest’ultimo periodo?
Sto seguendo con interesse il lavoro della ricercatrice del NINDS Eva Mezey, in particolare alcune osservazioni che potrebbero avere importanti applicazioni sul piano clinico. Nel suo piccolo laboratorio questa donna ha dimostrato che le cellule del midollo spinale, dove perla MTCsi eleva la coscienza, entrano nel flusso sanguigno per diventare neuroni. Non accade occasionalmente, ma è un flusso continuo con cui ogni giorno si creano migliaia di nuovi neuroni. È un’ipotesi radicale oltre che controversa, poiché implica letteralmente che creiamo nuovi neuroni partendo dall’esperienza del nostro corpo.

Chi è Candace Pert
Candace Pert è la neuroscienziata statunitense che ha scoperto il recettore per gli oppiacei, il sito di legame cellulare per le endorfine nel cervello. Laureatasi in Biologia nel 1970, nel 1974 ha ottenuto il dottorato in farmacologia alla Johns Hopkins University di Medicina, dove ha collaborato con Solomon Snyder. Dopo il post-dottorato, dal 1975 al 1987 halavorato presso il National Institute of Mental Health (NIMH). È stata docente nel Dipartimento di Fisiologia e Biofisica all’Università di Medicina di Georgetown, Washington DC. Attualmente lavora per la RAPID Pharmaceuticals. Ha scritto oltre 200 pubblicazioni scientifiche.

Mariella Di Stefano