Cannabis e malattia infiammatoria intestinale

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Young cannabis plant marijuana plant detailLa marijuana (Cannabis sativa) contiene oltre 60 cannabinoidi e studi oramai consolidati hanno dimostrato che il sistema endocannabinoide è coinvolto in quasi tutti i principali eventi del sistema immunitario. Nelle malattie infiammatorie intestinali si ha una disfunzione immunitaria che genera una reazione infiammatoria ed è quindi plausibile che i cannabinoidi possano essere utili nei disturbi infiammatori. Nella colite murina i cannabinoidi riducono l’infiammazione istologica e microscopica. Negli esseri umani la cannabis è stata usata per trattare una pletora di problemi gastrointestinali, tra cui l’anoressia, il vomito, il dolore addominale, la diarrea e la gastroparesi diabetica. Nonostante i numerosi rapporti aneddotici sul potenziale terapeutico della cannabis medica nella malattia infiammatoria intestinale (IBD), ci sono solo pochi studi controllati (Naftali T. e al 2014). Un gruppo di ricercatori di Boston ha realizzato uno studio prospettico di coorte sull’utilizzo della marijuana in pazienti con IBD afferenti ad un centro medico universitario. L’indagine è stata completata da 292 pazienti (tasso di risposta del 94%); il 12,3% dei pazienti si è dichiarato consumatore attivo di marijuana, il 39,0% lo era stato in passato e il 48,6% non ha mai utilizzato cannabis. Tra gli utenti attuali e passati, il 16,4% dei pazienti usato marijuana per i sintomi della malattia, la maggioranza dei quali ha ritenuto che la marijuana era “molto utile” per il sollievo del dolore addominale, nausea e diarrea (Ravikoff Allegretti J. E al 2013). Uno studio prospettico ha valutato se la cannabis era in grado di indurre remissione in pazienti con malattia di Crohn. Nello studio sono stati coinvolti 21 pazienti (età media 40 ± 14 anni, 13 maschi) con punteggio dell’indice CDAI (Crohn’s Disease and activity index) > 200, non-responder alla terapia con steroidi, immunomodulatori, o agenti anti TNFα. I pazienti sono stati assegnati random al trattamento (due volte al giorno) con sigarette contenenti 11,5 mg di tetraidrocannabinolo (THC) o placebo (fiori di cannabis da cui il THC è stato estratto). Risultati clinici e test di laboratorio sono stati valutati nel corso delle 8 settimane di trattamento e nelle 2 settimane successive. La remissione completa (un punteggio CDAI <150) è stato raggiunto da 5/11 soggetti nel gruppo cannabis (45%) e da 1/10 nel gruppo placebo (10%, p = .43). La risposta clinica (riduzione del punteggio CDAI> 100) è stata osservata in 10/11 soggetti nel gruppo con cannabis (90%, da 330 ± 105 a 152 ± 109) e 4/10 nel gruppo placebo (40%; da 373 ± 94 a 306 ± 143, p = 0,028). Tre pazienti del gruppo con cannabis hanno interrotto la dipendenza da steroidi. Coloro che hanno ricevuto cannabis hanno segnalato miglioramenti dell’appetito e del sonno, senza significativi effetti collaterali (Naftali T. et al 2013). L’utilizzo tradizionale, alcune ricerche sulla prevalenza di utilizzo e sui risultati autoriferiti, un piccolo studio pilota documentano che la cannabis può essere di beneficio nella malattia infiammatoria intestinale; suggeriscono inoltre l’opportunità di proseguire gli studi in materia. Ricerche realizzate da associati a: Department of Gastroenterology and Hepatology, Meir Medical Center and Sackler Faculty of Medicine, Tel Aviv University, Kfar Saba, Israel (Naftali T. et al). Division of Gastroenterology, Hepatology and Endoscopy (e altre Divisioni), Department of Medicine, Brigham and Women’s Hospital, Boston, Massachusetts, USA. Naftali T e al. Cannabis induces a clinical response in patients with crohn’s disease: A prospective placebo-controlled study. Clin Gastroenterol Hepatol 2013, May 3;11(10):1276-1280.e1. Ravikoff Allegretti J e al. Marijuana use patterns among patients with inflammatory bowel disease. Inflamm Bowel Dis 2013, Dec;19(13):2809-14. Naftali T. e al. Cannabis for inflammatory bowel disease. Dig Dis 2014;32(4):468-74.