La ricerca, bussola per l’oncologia integrata

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Qual è il livello di integrazione di agopuntura e medicine complementari nel sistema sanitario statunitense e quali le esperienze più significative?

L’agopuntura è stata introdotta negli Stati Uniti nei primi anni Settanta, grazie allo sviluppo delle relazioni fra la Cina di Mao-tse-tung e gli Stati Uniti del presidente Nixon e soprattutto all’impegno di alcuni pionieri, medici, giornalisti, personale sanitario. L’inizio è stato molto difficile e solo dopo diversi anni l’agopuntura è stata riconosciuta come una pratica medica. Oggi viene praticata in moltissimi ospedali e centri clinici e quasi ogni struttura accademica ha programmi di medicina integrata. Ci sono realtà prestigiose, non soltanto la nostra ma anche l’Anderson Cancer Center di Houston, Boston, e piccoli ospedali di comunità. La situazione è cambiata in modo radicale nell’arco di qualche decennio e oggi l’agopuntura è molto popolare negli USA. A questo successo ha contribuito anche il notevole sviluppo della ricerca: la letteratura internazionale riporta ormai migliaia di pubblicazioni e sempre più spesso si tratta di trial clinici controllati e randomizzati; basti pensare che soltanto nel 2013 sono stati pubblicati oltre 300 lavori scientifici in quest’ambito. La chiave del successo è stata dunque la disponibilità di dati scientifici oggettivi che hanno mostrato l’efficacia di questa medicina in molte condizioni cliniche e al contempo la sua sicurezza. Non esiste una legislazione federale sulle CAM e di conseguenza ogni stato ha adottato le sue regole, con una situazione a macchia di leopardo. Nello stato di New York, ad esempio, sono sufficienti 300 ore di formazione al medico che voglia esercitare l’agopuntura, in altri stati il percorso formativo è più lungo. In ogni caso esistono degli organismi di accreditamento che vigilano affinché siano applicati gli standard di base richiesti per l’esercizio medico dell’agopuntura. Non esistono programmi federali di sviluppo dell’integrazione delle CAM, ma ciò è normale negli USA dove manca una politica sanitaria nazionale e in sanità prevale l’approccio decentrato. I vari programmi di inclusione delle CAM nelle strutture cliniche rispondono spesso alle richieste dei pazienti e contribuiscono così a rafforzare l’“immagine” e la reputazione del singolo centro o ospedale. In alcuni casi sono stimolati da figure di rilievo della comunità o dell’ospedale stesso che, essendo convinti dell’utilità di un approccio terapeutico multidisciplinare, si fanno propugnatori di questi programmi.

Abbiamo visto come le CAM possono migliorare lo stato di salute e la qualità della vita dei pazienti oncologici. Esistono invece terapie complementari non adatte al malato di tumore?

La definizione di CAM include circa un centinaio di tecniche e terapie molto diverse l’una dall’altra, e quindi non è facile rispondere alla sua domanda. Ai nostri pazienti proponiamo soltanto terapie e trattamenti la cui l’efficacia è stata dimostrata scientificamente con i criteri della medicina basata sull’evidenza e che hanno un buon rapporto rischio-beneficio. Concretamente significa che non utilizziamo terapie che non hanno basi biologiche convalidate oppure che si propongono come alternative ai protocolli antitumorali, sottraendo il paziente a cure efficaci. Non prendiamo in considerazione neanche i trattamenti che tendono a causare molti effetti collaterali. Non intendiamo nutrire false speranze né far perdere al paziente opportunità terapeutiche reali, proteggendolo anche da interventi che possono danneggiare la sua salute.