L’assimilazione del cibo nel lattante

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Dopo nove mesi nell’utero materno cresciuto e nutrito il bambino inizia il suo contatto con il mondo esterno fatto di luci, suoni, colori, aria, freddo, caldo e cibo. Con il taglio del cordone ombelicale si mette in moto la respirazione e con le prime suzioni la peristalsi del tratto digestivo e la capacità di questi organi di assorbire le sostanze utili per il ricambio cellulare. Non è quindi strano che i disturbi più frequenti di un neonato siano a carico dell’apparato digerente. Possiamo mettere in relazione il primo trimestre del bambino con quello della gravidanza; se li si considera in un’ottica più generale in entrambe le situazioni si nota una necessità di radicamento. Nella donna per i primi tre mesi della gravidanza si hanno sintomi quali nausea, sonnolenza, stitichezza. Tutto è rallentato anche i movimenti, c’è bisogno di stare da sola o per lo meno di essere concentrata su se stessa per permettere il “radicamento” sia a livello fisico, con l’attecchimento dell’ovulo fecondato nell’utero, sia emotivamente. Infatti gli eventuali dubbi e riflessioni, lasciano spazio all’accettazione più profonda della gravidanza. Anche il bambino nei primi tre mesi deve radicarsi nel mondo, come dicono alcuni deve “incarnarsi”, e in questo processo l’introduzione di elementi che servono per “farsi carne” sono fondamentali con tutte le conseguenze che questo processo può portare. I sintomi più frequenti che si osservano sono le coliche addominali, il reflusso e le alterazioni dell’alvo.

Maturazione dei visceri
Ogni sintomo può essere considerato fisiologico in quanto fa parte di quella che è la maturazione dei visceri. Imparare a assimilare il cibo è per il bambino come fare i primi passi nella relazione con il mondo. Esistono poi dei casi in cui la suscettibilità di alcuni organi rende questo processo più difficile per cui il neonato inizia a presentare una sintomatologia più intensa che provoca difficoltà nella vita del bambino e della famiglia. Per esempio le cosiddette coliche del terzo mese caratterizzate da dolore parossistico presumibilmente di origine addominale e da forte pianto, possono essere fisiologiche in quanto stimolano la muscolatura gastrica e intestinale in modo da poter poi eliminare senza fatica le feci e l’aria. In alcuni bambini però si manifestano con una intensità tale da richiedere un aiuto.

Coliche intestinali
I dolori possono essere alleviati da alcune precauzioni che possono riguardare l’alimentazione materna come per esempio quella di ridurre i latticini e gli zuccheri che tendono, con la loro natura espansiva, a dilatare e quindi a peggiorare la sintomatologia. Vitamine e integratori vanno eliminati, molto spesso infatti oltre a non essere necessari in una alimentazione materna equilibrata, tendono a aggravare l’apparato emuntore sia della madre sia del bambino. Tenere poi la parte addominale al caldo può diminuire lo spasmo intestinale, come anche i movimenti sussultori che aiutano l’eliminazione dell’aria e la pressione sulla parte o un massaggio, al di fuori del momento acuto, in senso rotatorio. Sarebbe meglio evitare l’uso dei sondini che non lasciano alla muscolatura intestinale la possibilità di diventare più tonica, il normale funzionamento intestinale ha bisogno di una valida peristalsi in caso di atonia si può manifestare una difficoltà all’evacuazione.

Rigurgito
È l’eliminazione di piccole quantità di latte ingerito durante o immediatamente dopo la poppata, da differenziarsi dal vomito che è un più completo svuotamento dello stomaco soprattutto quando avviene lontano dal momento dell’allattamento. Anche in questo caso entro certi limiti è un’evenienza naturale, può venire ridotto se si permette l’eliminazione dell’aria dallo stomaco ingerita durante il pasto, muovendo delicatamente il bambino dopo la poppata, riducendo o eliminando certi cibi dall’alimentazione materna soprattutto quelli più grassi che rallentano lo svuotamento gastrico e come per le coliche i latticini. Per i bambini allattati con il latte artificiale può essere da rivedere la scelta del tipo di latte. Nel caso invece il vomito sia a getto e sia presente una diminuzione del peso del bambino, una sua ridotta idratazione o una riduzione dell’urina e delle feci, bisogna pensare a una stenosi pilorica che necessita di una visita medica urgente. In alcuni casi si può avere un riflusso legato alla poca tonicità della valvola pilorica, anche in questo caso c’è bisogno di tempo per arrivare alla sua maturazione. Può però essere una situazione dolorosa per il bambino in quanto l’acidità normalmente presente nello stomaco si estende al tratto esofageo e provoca dolore.

Alterazioni dell’alvo
La stitichezza nel bambino allattato al seno è sconosciuta, infatti è considerato fisiologico avere delle scariche anche a intervalli di 36-48 ore, il neonato si regola secondo le sue esigenze nel trattenere più o meno a lungo il latte materno nell’intestino secondo il bisogno che ha di assorbire determinati elementi. In ogni caso si può consigliare alla madre una dieta più liquida con l’aggiunta di semi di lino crudi durante il pasto o succo di prugne da bere lontano dai pasti. Nel bambino allattato artificialmente la situazione è differente e si deve rivalutare la scelta del latte soprattutto se le feci sono troppo consistenti. Sono rari i casi in cui una patologia importante determina la stipsi.