Museo dell’Omeopatia a Roma

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Nel 1991 è stata creata a Roma, nel palazzo che affaccia su piazza Navona, la “Fondazione Negro” allo scopo di diffondere lo studio dell’Omeopatia e dell’individualità della persona umana attraverso varie attività scientifiche e culturali a cui sono seguiti incontri, convegni, pubblicazione di testi, raccolte e conservazione di libri e documenti fino alla realizzazione di un vero e proprio archivio storico nel 2007. La sede in questi locali è come noto legata al fatto che qui il professor Antonio Negro ha svolto gran parte della sua missione medica dal 1953 al 2003. è qui che nacque l’Accademia di Medicina Omeopatica (AIMO) e quindi questa può definirsi l’indiscussa sede storica dell’Omeopatia moderna in Italia. Francesco Eugenio Negro promotore attuale della Fondazione Negro porta i lettori di Medicina Naturale attraverso le sale del Museo.

La prima sala
Nella prima sala abbiamo esposto lettere e manoscritti di Hahnemann e perfino le sue posate in argento ed un colino per il tè che il grande maestro utilizzava a Parigi. Sopra appesa al muro, incorniciata in due grandi quadri, una singolare materia medica dell’800, di Rückert, che ricorda un papiro: è scritta in orizzontale con su una colonna verticale i rimedi e su quella orizzontale i vari sintomi ed apparati interessati. Altre curiosità sono gli inalatori di varia forma e provenienza che servivano per assumere i rimedi per via aerea. Degna di nota la trousse della Zarina Alessandra uccisa a Katerinenburg. Nonché altre rare Trousse con contenitori in vetro di murano.

Il divieto dell’Austria
Un editto di divieto ad esercitare l’omeopatia in Austria del 1819, di cui voglio raccontare la storia: Il vincitore della battaglia delle nazioni il principe di Schwarzenberg si ammala gravemente e da Vienna decide di andare a Lipsia per farsi curare da Hahnemann. Dopo le cure migliora notevolmente e quindi il professor Clarus medico di corte invita Hahnemann a Vienna per poter ricevere lezioni di Omeopatia. Per tutta risposta sembra che Hahnemann abbia scritto: “venga lei a Lipsia se vuole che io gliela insegni”, da qui la vendetta di vietare l’Omeopatia in Austria. Negli anni 30 l’Omeopatia tornerà di prepotenza in Austria con l’avvento del colera. Il tramite, per questo rientro, fu il canonico Weit che si rendeva conto che solo con l’Omeopatia si poteva evitare un’ecatombe generale. Infatti nelle cronache dell’epoca su 100 malati di colera curati con l’Omeopatia ne guarivano 80, l’inverso di quanto accadeva con la medicina ufficiale.

I Papi e l’Ospedale Omiopatico
Sempre in tema di colera interessante è la vetrina del colera a Roma e del “medico piommatico”, come lo apostrofava il Belli nei suoi versi irriverenti, e dell’Ospedale Omiopatico promosso da Monsignor Canali. Siamo nel 1837, è l’epoca di papa Gregorio. I Papi danno il permesso ai Gesuiti di preparare i rimedi omeopatici in assenza dei farmacisti che non erano in grado di farli. Il primo Ospedale a Roma a preparare i rimedi omeopatici in quei tempi fu il Fatebenefratelli dell’Isola Tiberina.
Con la scomparsa del colera scompaiono anche gli ospedali “piommatici”, ma i Papi rimangono molto legati all’Omeopatia tanto da affidare una condotta omeopatica al dottor Mattoli e una cattedra omeopatica al dottor Mengozzi.
Sempre per rimanere legati ai Papi bisogna ricordare che Leone XIII fu curato dal professor Ladelci a cui venne poi affidata una cattedra di fitofarmacologia in Vaticano. Lo stesso riceverà la stessa onorificenza che ha avuto il professor Antonio Negro: “Commendatore dell’ordine di San Gregorio Magno”, la massima onorificenza data ai laici da un Pontefice. Per arrivare più vicini a noi, mio padre fu consultato dagli Archiatri di Pio XII e Paolo VI per cure omeopatiche.

Darwin e le dosi infinitesimali
Altra curiosità è che il dottor Mengozzi aveva rapporti epistolari con Darwin il quale studiando una pianta carnivora aveva verificato che questa presentava una percezione verso gli insetti molto vicina alle dosi infinitesimali e quindi si chiedeva se veramente l’Omeopatia non potesse essere dimostrata. Quindi un materialista come Darwin in qualche modo era rimasto affascinato ed incuriosito dall’ultradiluito.

Osvaldo Sponzilli