Danni a livello del sistema nervoso centrale e periferico, dell’apparato cardiovascolare, sull’asse intestino-cervello, in età adulta e pediatrica. E poi, ancora, la riattivazione da EBV. Sono alcune delle implicazioni extra respiratorie oggi riconosciute nella pratica clinica e da studi di letteratura a Sars-CoV-2 (Covid-19), in pazienti Long/Post Covid. A fianco della medicina tradizionale, la Medicina dei Sistemi, con trattamenti Low Dose, può efficacemente contribuire al controllo e alla gestione dei postumi dell’infezione.

I sintomi

Circa l’87% di pazienti negativizzati, da studi del 2020, a distanza di mesi dall’infezione presenta ancora almeno un sintomo riferibile a Long Covid, in ordine decrescente: stanchezza importante (53%), dispnea (43%), artralgie (27%) e una pluralità di altre manifestazioni.

Desta attenzione la possibile correlazione fra stanchezza cronica da Covid e il sickness behaviour, sindrome di adattamento (quiete adattiva) – positiva entro range fisiologici – innescata e imposta dal cervello all’organismo per favorire la guarigione e il ritorno a uno stato di salute. Analisi del fenomeno hanno evidenziato che la sickness behaviour in pazienti Covid si associa a riduzione dell’attività, dell’appetito, apatia e astenia, possibile confusione mentale e iperalgesia, e all’aumento di specifiche citochine (IL-1, IL-7, IL-8, TNF-alfa e IFN-alfa).

«I recettori per le citochine – spiega Andrea Lozzi, Specialista in Medicina Generale Codogno (MI) – presenti nel cervello vengono attivati dalle citochine periferiche e da quelle prodotte nel cervello. Ciò dimostra che Covid può raggiungere anche il Sistema Nervoso Periferico stimolando l’attivazione microfagica e il rilascio di specifiche, e il Sistema Nervoso Centrale (Neural signalling) attraverso i nervi per via ematogena, trigger di neuro-infiammazione, disorganizzazione del sistema immunitario, microglia. La perdita di plasticità e l’incapacità di ri-adattamento dell’organismo sono alla base di Long Covid».

Il permanere di alcune citochine, come IL-6, apre allo sviluppo della Low Grade Chronic Inflammation (infiammazione tissutale, persistente, di basso grado) tipica delle problematiche cronico-degenerative, riscontrabile anche in Covid. In funzione di tutti questi aspetti è possibile definire Covid come una diffusa interstiziopatia sistemica, con il possibile rischio che l’infiammazione cronica persistente possa (de)generare, nei post/Long Covid, fibrosi nella sostanza fondamentale e nel connettivo.

«La Low Dose Medicine – chiarisce Lozzi – può contribuire a contrastare lo stato infiammatorio favorendo il riequilibrio della bilancia immunitaria, ovvero di IL-6 e IL-8, con una terapia opponente IL-10 e fattori ipoinfiammatori, supportando il metabolismo mitocondriale, nello specifico il ciclo di Krebs, e l’asse ipotalamo-ipofisi-corticosurrene (HPA) con dosi fisiologiche di citochine, con cortisone, sulfum e Pulsatil in diluizione. Inoltre vanno sostenuti la neuroimmunomodulazione e la sostanza fondamentale e contrastate le riacutizzazioni virali».

Fatigue e Long Covid

Studi di letteratura attestano che la sindrome da stanchezza cronica si possa legare anche alla riacutizzazione di virus erpetici, i cui sintomi tipici includono sudorazione intensa notturna, astenia invalidante, polimialgia, presenti anche nel paziente Long Covid. «Tali sintomi – dichiara Marco Monzani, Specialista in Endocrinologia e Malattie del Ricambio di Monza – correlano al virus di Epstein Barr presente all’interno del Linfocita B. È dunque probabile che anche la sindrome post-Covid possa essere sostenuta e mantenuta dalla riattivazione da EBV con sistema immunitario dis-reattivo. Ciò spiegherebbe anche la correlazione fra patologie autoimmuni e EBV».

Lavori recenti sembrano dimostrare che la presenza nell’EBV del linfocita B sia potenzialmente capace di up-regolare l’IL-6 attraverso la via di segnale FNKB, interruttore generale dell’infiammazione. «La Low Dose Medicine in caso di fatigue attivata da virus erpetico – precisa l’esperto – può intervenire con farmaci mirati e 2LMMISEN a sostegno del sistema immunitario, con Hypophisis Suis, Melantonina e Serotonina sul riequilibrio dell’asse HPA e con coenzimi, gliocxal e ubichinon sulla regolazione mitocondriale».

L’impatto sull’apparato cardio-vascolare

Studi recentemente condotti riconoscono una possibile interrelazione fra Covid, vaccino e problemi cardiologici (infarto, scompenso, miocarditi), fino alla possibile sindrome da tachicardia posturale ortostatica (POTs) con >30 bfm nella variazione posturale da posizione seduta a eretta, quest’ultima comune a oltre 37 mila pazienti (31%). Vi è evidenza che la famigliarità per malattie cardiovascolari e/o fattori di rischio aumentano la possibilità di danno al cuore e cerebrale su cui pesa anche l’eventuale componente genetica.

«Un ruolo importante –- informa Pasquale Longobardi, Specialista in Medicina Iperbarica e Subacquea, Direttore Sanitario Centro Iperbarico Ravenna – gioca l’alterazione dei geni per infiammazione (NLRP3) che impatta sulla infiammazione cronica e sulla regolazione del PNEI (Psiconeuroendocrinoimmunitario). Il danno cardiovascolare si attiva con diversi meccanismi: una azione tossica delle citochine pro-infiammatorie con manifestazioni quali endotelite, trombosi, disregulation del sistema renina-angiotensina-aldosterone. È in valutazione la possibile azione diretta del virus sul miocardio (miocardite, pericardite), mentre si conferma l’azione sul pericita che regola il calibro del vaso sanguigno tanto del cuore quanto del cervello».

A questi fenomeni si aggiunge una risposta autoimmune contro i recettori colinergici e adrenergici con espressione di fattori protrombotici e possibile ipertensione polmonare tromboembolica e la riduzione dell’attività dell’Ossido Nitrixo Sintetasi (NOS), minore sintesi del monossido di azoto che supporta lo stress ossidativo. «È consigliato agire a 8-12 settimane dell’infezione – suggerisce Longobardi – con esami e analisi specifiche (dall’ECG, all’ecocardiografia TT, alla PCR, troponina, emoglobina glicata, ecc), e test specifici fra cui il test del cammino, dei 6 minuti da eseguirsi con saturimetro, e una visita internistica per Covid. È consigliata ad esempio una terapia OTI mitocondriale, che contribuisce a attivare fattori pro-vita (NGF, VEGF), SDF-1 e Eritropoeitina e a bloccare l’apoptosi, in combinazione a BrSM (Coenzyme compositum, Ubichinon, Solanum compositum, Gallum Heel) in EV o IM 1 volta a settimana per 10 settimana, e per bocca BDNF e arnica compositum».

Il Long/Post-Covid in età pediatrica

Tutti i farmaci low dose impiegati nell’adulto possono essere modulati e utilizzati anche nei bambini. In età pediatrica la pratica clinica ha evidenziato la prevalenza delle seguenti specifiche sintomatologie:

  • Disturbi dell’umore. Il DMS-5 cita come nuova condizione ha introdotto il DMD (Disregolazione dell’Umore Dirompente), patologia caratterizzata da reazioni di rabbia intensa con alterazione del mood, persistente da almeno 3 settimane. «Per il suo trattamento – fa sapere Eleonora Lombardi Mistura, Specialista in pediatria di Cravico (Bergamo) – sono possibili percorsi neuropsichiatrici e al fianco la medicina dei sistemi può lavorare con dei drenanti (Gallium, Ignatia Hell) e con un supporto all’intestino con dieta sana, antiossidanti, e il protocollo delle 3R (Enterosgel, colostro Noni e Proflora).
  • Disturbi del sonno. Insonnia, parasonnie, alterazioni del ritmo circadiano negli adolescenti possono avvantaggiarsi di una terapia con Valeriana Hell, da assumersi 1 ora prima di coricarsi, con azione sedativa negli stati di irrequietezza e ipnoinducente biologico, associata a melatonina low dose.
  • Disturbi alimentari. Nella gestione di bulimia, anoressia, alterazioni dell’asse dello stress, il percorso neuropsichiatrico, l’attenzione alla dieta, esami ematici restano validi. Possono inoltre beneficiare di un drenaggio connettivale con Gallium e Sepia Compositum (famaci squisitamente PNEI), da assumersi per un periodo di circa 4-5 mesi.
  • Disturbi psicosomatici. Sono attivati dall’asse dello stress e sono (stati) riferibili principalmente a:
    Cefalee: trattabile con Arnica Compositum Hell che interviene con una importante azione antinfiammatoria e sul dolore, associata a magnesio (Cuprum hell) che lavora sullo spasmo muscolare. Importante la tenuta di un diario.
    Dolori di pancia: sono (stati) riferibili soprattutto all’intestino irritabile (IBS) con buona risposta a Nux Vomica Homaccord in caso di dolore della parte superiore dell’intestino e Veratrum Homaccord in presenza di diarrea o di problemi del basso intestino.
    Patologie respiratorie: si possono correlare a tic, tosse di tipo psicogeno. In questo contesto è indicata Drosera Homaccord che agisce sulla tosse secca a favore anche del rilassamento della muscolatura, mentre Phosphor Homaccord aiuta nella gestione di problemi faringei. È possibile l’uso associato ad altre terapie farmacologiche, anche antibiotici e cortisonici, finalizzati a ridurre il ricorso alla medicina ponderale.
    Problematiche dermatologiche, quali soprattutto dermatiti, beneficiano di Histamin-In-Hell in caso di forme pruriginose con riduzione della produzione di istamina e fiale per via orale; Solanum Compositum orale o topico nelle forme di alopecia da stress, Cardiosperum in caso di dermatiti modulabile a seconda delle manifestazioni della problematica.

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