I primi mille giorni, dalla gravidanza fino ai due anni di vita, sono centrali nel disegnare il benessere della persona: quello presente, della vita adulta e delle generazioni future. L’azione dell’ambiente, agendo, infatti, sui gameti del bambino, imprime una sorta di “marcature” che verranno ereditate da generazione a generazione. Il lavoro e le decisioni terapeutiche, dunque, di chi si (prende) cura del bambino, dal ginecologo al pediatra, ad altre figure professionali, ne determinano la salute del domani sulla base del passato. 

Il passato insegna

Alcune figure capitali hanno lasciato preziosi insegnamenti circa e a vantaggio dei mille giorni. Tra queste «John Bowlby – ha dichiarato Eleonora Lombardi Mistura, specialista in pediatria, in occasione de “I Salotti di Guna, Futuro del bambino e medicina dei sistemi: nuovi approcci terapeutici, tra ambiente e socialità” – che oltre alle ben note nozioni sull’attaccamento, ha tramandato anche l’importanza di proteggere il bambino dall’elderly stress, cioè uno stress tossico e prolungato che in età pediatrica diventi materia, identificato nello squilibrio a livello di molecole segnale, come ha confermato successivamente anche la Pnei (Psico-neuro-endocrino-immunologia).

Sono inoltre degni di essere nominati Conrad Hal Waddington, padre dell’epigenetica, e David Barth, che ha insegnato che il feto programma se stesso durante la gravidanza, percepisce cioè l’ambiente uterino e per migliorare la sua sopravvivenza extrauterina mette in atto degli aggiustamenti che lo programmano per il futuro. Su questo aspetto la ricerca ha indagato molto: ad esempio sono stati condotti alcuni studi su donne olandesi in gravidanza durante la carestia del 1944 e le ripercussioni sul feto e la vita futura, arrivando a sottolineare la centralità della gravidanza.

Altri autori hanno insegnato come lo stress, di per sé positivo in quanto rende in grado di impattare in maniera efficace sull’ambiente, diviene tossico nel momento in cui perde la sua omeostasi ingenerando una serie di problematiche, anche gravissime. Non ultimo Elia Metchnikoff, padre del microbiota intestinale, di si è attesta non solo l’influenza importantissima, ma anche il coinvolgimento in una molteplicità di funzioni e l’impatto potenziel delle molecole/sostanze che produce (metaboloma) sul bambino. Queste nuove acquisizioni hanno portato il pediatra a considerare il bambino come una entità molto complessa, di corpo-mente, inserito in un ambito famigliare, dove le dinamiche famigliari giovano un ruolo cruciale sul benessere del bambino stesso». 

Cambio di paradigma

Questa visione ha sensibilmente cambiato il concetto di benessere, intenso non più solo come assenza di malattia: «La medicina cinese ad esempio – prosegue la pediatra – sottolinea che si è in salute quando si è di buon umore, si ha appetito, si riposa bene, si prova gratitudine e si ha un buon giudizio. Questa concezione allargata del bambino, inserito nel contesto famigliare e nel mondo che lo circonda, impone di farsi carico anche di questi sintomi vaghi e inspiegabili, il cosiddetto MUS (Medically Unexplained Symptoms). Ad esempio Covid ha slatentizzato, nel bambino che ha avuto il virus come anche no, una serie di disturbi psicosomatici gravi, pervasivi, tutti figli di un distress protratto.

La pediatria è pronta ad accogliere questo nuova visione paradigmatica: il recente vissuto è stato una molla che ha aperto ad una medicina diversa: oggi c’è bisogno di prendersi cura, non di curare in senso stretto, e questa attenzione inizia da quando mamma e bambino entrano nello studio del pediatra, dall’accoglienza: l’approccio emotivo diventa molecola-segnale e guarigione».

Era già in atto una transizione della pediatra già prima del Covid, che ne è stato il catalizzato anche in seguito all’osservazione di “nuove” malattie in età pediatrica; tra cui l’aumento delle malattie cronico-degenerative, i casi di obesità e sindrome X, i disagi psico-emotivi: «Sono frutto di un esposoma mutato e Covid, sfruttando il disequilibrio dello stress, ha messo in luce problematiche psicosomatiche che non vanno sottovalutate: non curate possono dare origine ad altra patologie con markers biologici più evidenti».