I fisioterapisti del Veneto hanno lanciato un appello ai candidati regionali, chiedendo di riconoscere e rafforzare il ruolo della fisioterapia nelle cure primarie e nei percorsi territoriali. La richiesta dei rappresentati dagli Ordini professionali (OFI) di Verona, Vicenza, Treviso e Belluno e di Venezia, Padova e Rovigo ha come scopo quello di rendere la sanità veneta più sostenibile e capace di rispondere ai bisogni reali dei cittadini.
Gli Ordini hanno sottoscritto un documento in rappresentanza di oltre 5 mila professionisti, che chiede in particolare alla futura amministrazione regionale impegni chiari su dieci punti ritenuti strategici.
Tra le priorità indicate il riconoscimento del fisioterapista come figura chiave nelle cure primarie e nella gestione della cronicità, della disabilità e della fragilità, e l’introduzione del fisioterapista di prossimità nelle Case di Comunità e a domicilio, in collaborazione con i medici di medicina generale e i pediatri.
«Con questo appello – spiega Angelo Papa, presidente dell’OFI di Venezia, Padova e Rovigo – chiediamo ai candidati un impegno concreto per riconoscere il valore della fisioterapia nel nuovo modello di sanità territoriale. L’invecchiamento della popolazione e l’aumento della cronicità impongono una revisione profonda dell’assistenza: serve una visione fondata sulla prevenzione, sull’integrazione tra professionisti e sulla prossimità delle cure. Il fisioterapista è parte attiva di questo processo e può contribuire in modo determinante alla sostenibilità del sistema».
Il contesto
L’appello arriva in un momento in cui la sostenibilità del sistema sanitario veneto è messa alla prova da bisogni di salute profondamente cambiati, legati all’invecchiamento della popolazione, all’aumento della cronicità e alla richiesta di servizi più vicini, accessibili e centrati sulla persona e sulla comunità.
In questo scenario, il fisioterapista è un professionista essenziale dell’assistenza territoriale delineata dal Decreto Ministeriale 77/2022, a condizione che la sua professionalità sia pienamente riconosciuta e integrata all’interno del modello organizzativo regionale.
Le richieste avanzate
Nel documento si richiede, inoltre, che sia garantita ai cittadini la libertà di scelta e di autodeterminazione, permettendo la presa in carico diretta da parte dei fisioterapisti in libera professione. La misura contribuirebbe a ridurre le liste d’attesa.
Altra richiesta centrale è quella di consentire ai professionisti adeguatamente formati di prescrivere esami pertinenti al percorso riabilitativo e di utilizzare l’ecografo anche nei servizi pubblici, nell’ambito delle proprie competenze.
Il documento richiama poi le necessità di:
- rafforzare il contrasto all’abusivismo,
- adottare una strategia di valorizzazione e retention del personale fisioterapico nel SSR,
- di promuovere la collaborazione con Ordini e società tecnico-scientifiche per definire linee guida e iniziative di formazione continua,
- di sostenere lo sviluppo della professione anche in ambito accademico e nella ricerca applicata in riabilitazione.
Accanto a questi aspetti, gli Ordini invocano una presenza strutturata della professione nei tavoli regionali e di zona, compresi quelli dedicati alla definizione dei LEA e alla programmazione dei Piani Integrati di Salute.
Laura Melotti, presidente dell’OFI di Verona, Vicenza, Treviso e Belluno, dichiara: «Le Case di Comunità rappresentano un’opportunità cruciale per garantire equità di accesso alle cure riabilitative, specialmente nei territori come quelli che rappresentiamo: dalle aree montane del Bellunese, alle zone rurali, fino ai centri urbani. Il fisioterapista di prossimità nelle Case di Comunità può fare la differenza nella gestione della cronicità e della fragilità, intercettando precocemente i bisogni riabilitativi dei cittadini e riducendo il ricorso improprio all’ospedale. Ma serve una presenza strutturata e continuativa, non episodica: solo così potremo garantire quella presa in carico territoriale che i cittadini del Veneto meritano, indipendentemente da dove vivono. Parallelamente, è fondamentale un impegno deciso contro l’abusivismo professionale: la salute dei cittadini va tutelata garantendo che le cure riabilitative siano erogate esclusivamente da professionisti qualificati e regolarmente iscritti all’Ordine».


