Il dolore cronico è un importante problema di salute pubblica globale. Tuttavia, mentre migliorano le conoscenze sui meccanismi di sviluppo di questa condizione, mancano ancora strumenti per una efficace, corretta, ottimale gestione clinica.

Le opzioni terapeutiche rimangono ancora limitate, spesso associate e effetti collaterali avversi o a un rischio di dipendenza da sostanze. Pertanto la ricerca è attiva nel cercare di identificare nuove strategie e sinergie, ovvero trattamenti del dolore sicuri e non assuefacenti, in quest’ambito appare di interesse il targeting dei canali del sodio voltaggio-dipendenti (Nav) nei neuroni sensoriali, mediatori chiave dell’eccitabilità dei nocicettori, ed in particolare Nav1.8. È quanto suggerirebbe un recente lavoro di ricercatori americani pubblicato su PNAS (Proceedings of the National Academy of Sciences).

Le ultime evidenze

L’attuale lavoro sembra dare una ulteriore indicazione sull’uso efficace dei cannabinoidi non psicotomimetici, tra cui cannabidiolo (CBD), cannabigerolo (CBG) e cannabinolo (CBN) nel controllo delle forme di dolore non responder ai tradizionali trattamenti o che persistono oltre i 6 mesi, orientati ad una cronicizzazione conclamata.

In particolare il lavoro dei ricercatori americani sembrerebbe dimostrare l’effetto inibitorio, efficace, di Nav1.8 riuscendo anche a categorizzare e identificare la migliore tipologia di cannabinoide e/o la specificità di azione che entrano in questo canale. Ad esempio lo studio evidenzierebbe in CBG un potente inibitore dell’eccitabilità dei neuroni del ganglio della radice dorsale, suggerendo una potenziale azione analgesica non assuefacente.

Da qui la possibile progettazione e sviluppo di trattamenti a base di cannabinoidi per la terapia del dolore, con particolare attenzione all’inibizione di Nav1.8 come bersaglio terapeutico.

Qual è la relazione e perché incentrarsi proprio su questa dinamica e su questo canale? Occorre innanzitutto fare una distinzione fra la componente psicologica/emotiva del dolore che dipende principalmente dai circuiti neuronali del sistema nervoso centrale (SNC), dalla componente nocicettiva che si riferisce invece alla codifica neurale del danno tissutale imminente o effettivo prodotto a livello del sistema nervoso periferico. In funzione di questa distinzione e azione, gran parte dei nuovi farmaci si è attualmente concentrata a rispondere a target che si posizionano all’interno delle vie nocicettive, in quanto la loro modulazione è biologicamente meglio quantificabile e meno soggettiva da paziente a paziente, offrendo dunque l’opportunità di colpire canali periferici, non espressi nel SNC.

Una “via” che apre la strada allo sviluppo di terapie non addictive, principale scopo della ricerca scientifica e farmaceutica. In questo cluster, rientrano anche diversi membri della famiglia dei canali Nav dove alcuni target molecolari sembrerebbero particolarmente interessanti per lo sviluppo di nuovi farmaci: nel sistema nervoso periferico, i tre principali canali Nav identificati riferiscono a Nav1.7, Nav1.8 e Nav1.9 i quali lavorano di concerto, ma ciascuno responsabile di diversi aspetti dell’elettrogenesi con i neuroni sensoriali periferici. L’interazione di questi tre canali Nav periferici nei neuroni sensoriali, offre l’opportunità di agire farmacologicamente su diverse fasi di accensione dell’eccitabilità, riducendo i sintomi dolorosi, senza indurre una azione psicoattiva.

In buona sostanza

Benché tutte le sottocategorie abbiano agito in qualche misura sulla riduzione del dolore, i risultati attuali portano a sostenere che l’inibizione dell’eccitabilità dei cannabinoidi è guidata dalla via del Nav1.8.

Fonte

Ghovanloo MR, Tyagi S, Zhao P et al. Nav1.8, an analgesic target nonpsychotomimic phytocannabinoids. PNAS, 2025, Vol. 122, No. 4, e2416886122. Doi: https://doi.org/10.1073/pnas. 2416886122

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