La melatonina potrebbe essere impiegata nella gestione del dolore neuropatico, forma di dolore cronico dovuto a danni al sistema nervoso somatosensoriale che risponde in maniera alterata, abnorme, a uno stimolo doloroso, anche banale, con sensibili benefici sulla riduzione della sintomatologia e sulla qualità della vita, altamente compromessa. Sono le evidenze di uno studio di ricerca italiano, dell’Università di Brescia, pubblicato su Nutrients.
Il dolore neuropatico
È definito dall’Associazione internazionale per lo studio del dolore (IASP), come un “dolore conseguente a una lesione primaria o una patologia che colpisce il sistema nervoso somatosensitivo”, sia a livello centrale che periferico. Il dolore neuropatico può essere indotto da una serie di diversi fattori: da malattie e lesioni, tra cui lesioni meccanica del nervo, come la sindrome del tunnel carpale, malattie metaboliche, quali l’herpes zoster, o da deficienza immunitaria, come nel caso dell’Aids.
A queste si aggiungono altri possibili trigger: neurotossicità legata a trattamenti chemioterapici, neuroinfiammazione e stress ossidativo in caso di sclerosi multipla, fibromialgia, ischemia nervosa. Ogni condizione causale ha manifestazioni e sintomi differenti, spesso collegati a segnali abnormi/alterati lungo le vie periferiche o centrali.
Infine il dolore neuropatico può essere legato a disfunzioni associate ai neurotrasmettitori, come la sindrome dolorosa regionale complessa, o a iperattività dei neuroni centrali correlabili sia a un eccesso di segnali dalla periferia sia a un processo di degenerazione a carico dei neuroni sensitivi periferici. La sintomatologia e la prevalenza possono essere influenzati da diversi aspetti, la componete genetica e/o ormonale associata a fattori psicosociali, quindi una componente sociale, culturale, comportamentale e psico-emotivi che influenzano l’individuo e la sua salute.
Recenti ricerche, sebbene questo dato vada approfondito da ulteriori indagini e studi mirati, sembrano attribuire una percezione del dolore differente nell’uomo rispetto alla donna potenzialmente dovuta alla diversa distribuzione delle aree sensomotorie telencefaliche e a un differente processo di inibizione del dolore. Tutte queste variabili possono condizionare anche la risposta al trattamento, quindi al dolore.
Il ruolo della dieta nel dolore neuropatico
È stato dimostrato dalla letteratura che alimenti ricchi di antiossidanti, come frutta e verdura, possano contribuire a ridurre infiammazione e stress ossidativo, migliorare la funzione del sistema immunitario e agire su processi patogenetici preponderanti nel dolore neuropatico.
La dieta, quindi, potrebbe essere considerata come un approccio di intervento con effetto simil-terapeutico, da approfondire con ulteriori studi clinici e preclinici che facciano luce sugli effetti di composti bioattivi comunemente consumati nella dieta sul dolore neuropatico, sui meccanismi di azione della melatonina, l’efficacia a lungo termine, la modalità di somministrazione e i dosaggi ottimali per il controllo del dolore.
Allo stato attuale in gran parte degli studi preclinici, ad esempio, il dosaggio di melatonina impiegato è migliaia di volte superiore alla sua concentrazione fisiologica, ricordando che questa indolamina può esercitare il suo effetto attraverso diverse vie, proprio a seconda del dosaggio. Riferendosi alla dieta ad esempio, la concentrazione di melatonina nelle fonti alimentari può variare a seconda dei differenti metodi di determinazione, della fonte alimentare, dell’influenza ambientale e delle condizioni di raccolta dell’alimento stesso.
In questo contesto si inserisce anche la melatonina: alcuni studi sperimentali, infatti, ma ancora da (ap)provare nell’uomo in maniera “conclusiva”, sembrano averne rilevato una azione analgesica. In alcuni trial clinici, la melatonina avrebbe dimostrato efficacia nella gestione del dolore legato a fibromialgia, sindrome dell’intestino irritabile ed emicrania, in assenza di effetti collaterali. Risultati che potrebbero portare a integrare questa sostanza, assunta con la dieta, specificatamente con frutta e verdura (uva, ciliegie, fragole, noci e riso), agli approcci gold standard per il dolore neuropatico, se i dati di future ricerche ne confermeranno l’efficacia.
L’integrazione
La maggior parte degli alimenti e delle bevande consumati dall’uomo contiene melatonina, la cui assunzione aumenta i livelli di melatonina circolante e lo stato antiossidante sierico totale, massimizzando così gli effetti salutari delle piante medicinali e di una dieta sana. Va detto che la melatonina va inserita in un contesto più ampio di vita sana che comprenda dieta, esercizio fisico e terapia farmacologica, dove la neuronutrizione potrebbe avere un ruolo importante nella progettazione di terapie mirate e sempre più efficaci. Aspetto che dovrà essere approfondito dalla ricerca e in particolare dalle neuroscienze nutrizionali.
Fonte
Cominelli G, Sulas F, Pinto D et al. Neuro-nutritional approach to neuropathic pain management: a critical review. Nutrients, 2025, 17(9), 1502. Doi: https://doi.org/10.3390/nu17091502


