Anche la pratica costante di un’arte marziale, specificatamente del Tai Chi, in affiancamento e a supporto delle terapie tradizionali, potrebbe avere effetti benefici sulla malattia di Parkinson.

I movimenti lenti, tipici della pratica sembrerebbero riflettersi anche sulla decelerazione della progressione della sintomatologia, tanto fisica quanto cognitiva, associata alla malattia.

Uno studio cinese, della Shanghai Jiao Tong University School of Medicine di Shanghai, pubblicato sul Journal of Neurology Neurosurgery & Psychiatry ne ha indagato l’efficacia potenziale anche in termini di durata sul lungo periodo.

Obiettivo: controllo dell’evoluzione della malattia 

Il più frequente disordine del movimento, la malattia di Parkinson, patologia neurodegenerativa, cronica, lentamente progressiva, presenta ancora diverse zone grigie. A partire dalla durata della fase preclinica, cioè il periodo di tempo che intercorre tra l’inizio della degenerazione neuronale e l’esordio dei sintomi motori che alcuni studi datano intorno a 5 anni così come le modalità per intercettare la malattia, anticipare la diagnosi o per migliorarne il controllo evolutivo.

Su quest’ultimo aspetto si è incentrato un recente studio cinese, affidandosi proprio alla modalità di progressione della malattia: lenta. I ricercatori hanno infatti voluto valutare se la pratica costante e regolare del Tai Chi, in quanto strutturata su sequenze di movimenti controllati molto lenti, possa associarsi e/o favorire la decelerazione in termine di progressione della malattia e dunque poter ricorrere anche all’uso di dosi più basse di farmaci.

Alcuni precedenti studi evidenziano i benefici apportati dal Tai Chi per diversi anni, ma se questi tuttavia possano essere mantenuti nel tempo e per quanto tempo non è ancora noto. A questo scopo, per “quantificare” il lungo termine, è stato avviato il presente studio.

Lo studio

È stato condotto su diverse coorti di pazienti con malattia di Parkinson: alcuni, appartenenti al gruppo di intervento, invitati a ricevere oltre alla terapia standard anche a praticare un allenamento di Tai Chi (n=143) due volte a settimana di un’ora ciascuno, altri del gruppo di controllo (n=187) candidati alla sola somministrazione del trattamento farmacologico con levopoda.

Tutti i soggetti sono stati valutati al basale e a novembre 2019, ottobre 2020 e Giugno 2021 in termine di gravità dei sintomi iniziali, progressione di malattia nel tempo e quindi di maggior utilizzo dei farmaci.

Nel periodo di monitoraggio è stato possibile osservare che l’allenamento del Tai Chi ha avuto un sensibile impatto sulla malattia, modificando sintomi motori e non motori, in particolare andatura, equilibrio e sintomi autonomici così come è stata rilevata una azione positiva sulla cognizione. 

I risultati

Entrando nel dettaglio i pazienti del gruppo di intervento hanno manifestato una progressione più lenta in tutti i punti di monitoraggio/indici di malattia e, di conseguenza, in questo cluster di pazienti si è registrato anche un bisogno sensibilmente inferiore di aumentare il dosaggio dei farmaci.

Vantaggi che si sono osservati anche sul rallentamento del declino della funzione cognitiva, a fronte di un miglioramento della qualità del sonno e della vita.

In ultimo, sempre nel gruppo in cui la terapia medica è stata associata alla pratica del Tai Chi si sono rilevate minori complicanze rispetto al gruppo di controllo, in relazione soprattutto a discinesia (1,4% vs 7,5%), distonia (0% vs 1,6%), allucinazioni (0% vs poco più del 2%), deterioramento cognitivo lieve (3% vs 10%), sindrome delle gambe senza riposo (7% vs 15,5%).

In conclusione

Le prime evidenze, da indagare con ulteriori studi, sembrano indicare che l’allenamento del Tai Chi abbia effetti benefico a lungo termine sulla malattia di Parkinson, con un miglioramento dei sintomi motori e non motori e una riduzione delle complicanze.

Fonte

Li G, Huang P, Cui S et al. Effect of long-term Tai Chi training on Parkinson’s disease: a 3.5-year follow-up cohort study. Journal of Neurology Neurosurgery & Psychiatry 2023. Doi: http://doi.org/10.1136/jnnp-2022-330967