Negli ultimi anni, l’interesse scientifico verso il microbiota e il suo ruolo in diverse patologie ginecologiche è cresciuto in modo esponenziale. In particolare, l’endometriosi – una malattia cronica estrogeno-dipendente – sembra strettamente correlata a disfunzioni del microbioma intestinale, vaginale e cervicale.
Lo studio BIOME-ENDO, avviato dall’Unità Operativa Complessa di Ginecologia e Ostetricia dell’IRCCS di Negrar, rappresenta una nuova frontiera di ricerca su questa connessione.
Un’indagine su larga scala
Lo studio, realizzato in collaborazione con Wellmicro (Named Group), prevede l’arruolamento di circa 2.000 donne maggiorenni con sospette patologie ginecologiche benigne. Le pazienti saranno suddivise in due gruppi: uno con diagnosi di endometriosi e uno di controllo. L’obiettivo è confrontare il microbiota vaginale, cervicale e rettale tra i due gruppi, valutandone la correlazione con le diverse forme e severità della patologia.
«Il disegno prospettico permetterà di legare il microbioma alla prognosi della malattia – spiegano i ricercatori – contribuendo a identificare potenziali fattori predittivi di sintomi e complicanze postoperatorie».
Il peso dell’endometriosi nella vita delle donne
Secondo Marcello Ceccaroni, Direttore del Dipartimento per la salute della donna dell’Ospedale di Negrar, «L’endometriosi colpisce una donna su dieci: in Italia circa tre milioni, nel mondo 190 milioni».
La malattia è caratterizzata dalla presenza di tessuto endometriale in sedi ectopiche e causa sintomi debilitanti come dolore pelvico, dismenorrea, dispareunia e, nei casi gravi, danni a organi come intestino e reni.
Un nuovo ruolo per il microbiota
Al centro dello studio vi è l’ipotesi che una condizione di disbiosi possa agire da co-fattore nell’insorgenza e nella progressione della malattia. «Il microbioma intestinale, con i suoi 3.300.000 geni, è il regista della nostra salute – afferma la Prof.ssa Alessandra Graziottin – Esso dialoga con il microbioma vaginale, vescicale ed endometriale. In uno stato di eubiosi ci protegge, ma in disbiosi può aggravare patologie infiammatorie come l’endometriosi».
Metodi innovativi e tecnologie avanzate
I campioni biologici saranno analizzati con una pipeline proprietaria di Wellmicro, che combina metagenomica Shotgun e algoritmi di machine learning. «La nostra analisi – spiega Andrea Castagnetti, General Manager di Wellmicro – integra modelli Random Forest e un approccio tassonomico multi-regno per individuare signature microbiche anche tra archea, funghi, virus e protozoi. È un approccio rivoluzionario per studiare interazioni microbiota-ospite».
Verso nuovi strumenti diagnostici e terapeutici
I risultati preliminari saranno ottenuti su un primo campione di 300 pazienti. Da questi dati si valuterà se proseguire con l’arruolamento previsto. Il follow-up finale si concluderà tre anni dopo l’arruolamento dell’ultima paziente.
Lo studio BIOME-ENDO potrebbe aprire la strada a nuove prospettive terapeutiche e diagnostiche. Come conclude Ceccaroni: «Capire il ruolo del microbiota nell’endometriosi significa offrire soluzioni più mirate e personalizzate alle donne, migliorando significativamente la loro qualità di vita».