Studiare, confrontare diversi know-how, valutare la possibilità di approcci integrati nel trattamento del dolore cronico, problematica che coinvolge solo in Italia 14 milioni di persone. Con questo obiettivo e l’intento di dare una risposta concreta al dolore cronico, altamente incisivo su disabilità, fisica, mentale e emotiva, e sulla qualità di vita, si è tenuto a Milano il Congresso “NexPain”. Un Forum che ha dato la parola a esperti nazionali e internazionali di diversa formazione e background – terapisti del dolore, oncologi, farmacologi, infermieri, palliativisti – al fine di affrontare il dolore cronico in un’ottica multidisciplinare e multisistemica.

Le prospettive

Medicina digitale, strumenti di Intelligenza Artificiale (IA), telemedicina, realtà aumentata e realtà virtuale tecnologie mini-invasive, e-health, terapie farmacologiche innovative, neuromodulazione, cannabis medica, psichedelici, educazione a stili di vita, prevalentemente alimentare: sono alcune delle opzioni che sono state prese in esame nel corso dell’evento per impostare percorsi ed approcci di cura innovativi, integrati e personalizzati su intensità, manifestazioni, durata del dolore: una gestione e visione nuove, potenzialmente più efficaci e puntuali, per cercare di alleviare le limitazioni quotidianamente che compromettono in maniera trasversale benessere fisico, mentale ed emotivo del paziente con dolore, con possibilità di portare queste cure più vicino alla persone, anche a livello domiciliare.

«Oggi disponiamo di un ventaglio di opzioni terapeutiche sempre più personalizzabili – ha dichiarato Vittorio Guardamagna, direttore Divisione Cure Palliative e Terapia del Dolore dell’Istituto Europeo di Oncologia (IEO) di Milano e Presidente del Congresso – che possono essere modulate secondo il concetto e gli obiettivi della medicina di precisione, una realtà consolidata anche nella terapia del dolore, così come in ambito oncologico e non oncologico. In particolare le nuove tecnologie – dall’e-health all’IA – stanno trasformando il paradigma ospedale-centrico, permettendo ai clinici di seguire i pazienti anche a domicilio. Questo facilita il dialogo medico-paziente, rafforza l’empowerment della persona e della sua famiglia e contribuisce a migliori outcome di salute. Grazie all’innovazione e a nuove sinergie vogliamo realizzare un futuro in cui il dolore sia trattato in modo sempre più efficace e umano».

In risposta anche ai numeri, importanti: si stima che sul territorio un adulto su quattro soffra di dolore cronico, una condizione che persiste nel tempo modificando le vie nervose su cui viaggia il dolore che diventa esso stesso malattia, spesso associata a depressione, ansia e isolamento sociale. Il dolore cronico coinvolge, ad esempio, all’incirca il 50% di pazienti oncologici, 1,5 milioni di italiani, e che può essere associato alla neoplasia stessa e/o ai trattamenti ricevuti. Numeri, problemi tollerati dei pazienti, limitata efficacia delle terapie attuali, sono ambiti sfidanti per la ricerca e la clinica che di pongono l’obiettivo di agire sul controllo del dolore cronico, derivante dalla malattia, oltre che di riportare il paziente a uno stato di benessere/guarigione.

La comunicazione e l’informazione nella lotta al dolore

«Il concetto di salute si sta evolvendo: i pazienti sono più informati ma devono orientarsi tra infodemia e fake news, pertanto il trattamento del dolore richiede anche un lavoro culturale per superare stigmi e paure – ha precisato Grazia Armento, responsabile Ricerca UOC Terapia del Dolore e Cure Palliative dello IEO e Responsabile Scientifico del Congresso. È necessario fare chiarezza sul valore terapeutico di farmaci consolidati come il Fentanyl, cardine nella gestione del dolore oncologico, reso ancora più sicuro da dispositivi innovativi che ne prevengono gli usi impropri».

Il Convegno

L’evento ha riunito specialisti di ambiti diversi, un’osmosi culturale necessaria ad affrontare il dolore in tutta la sua complessità, evitando la frammentazione delle cure e garantendo continuità assistenziale e multidimensionalità, tenuto contro che il dolore cronico impatta non solo sull’individualità, ma anche sulla dimensione socio-relazionale della persona, sulle sue abitudini e stili di vita.

«Il dolore – prosegue il professore – è un’esperienza che coinvolge l’intera dimensione psico-fisica della persona: in oncologia, ad esempio, dolore e malnutrizione sono strettamente connessi e possono influenzare gli outcome clinici. Per questo un counseling nutrizionale mirato, ispirato alla dieta mediterranea, è parte integrante del percorso terapeutico funzionale ai bisogni della persona, anche prima che paziente con dolore».