La pennichella regolare potrebbe fare la differenza sul rischio di ipertensione e ictus, aumentandone l’incidenza. Il riposino pomeridiano post-pasto non farebbe male in quanto tale, ma potenzialmente nociva potrebbe essere la sua “abitudinarietà”, perpetrata cioè tutti i giorni. Almeno stando alle risultanze di un ampio studio (Association of Nap Frequency With Hypertension or Ischemic Stroke Supported by Prospective Cohort Data and Mendelian Randomization in Predominantly Middle-Aged European Subjects”) pubblicato su Hypertension.

Lo studio

Quasi 350 mila persone di età compresa fra 40 e 69 anni, reclutate nell’UK Biobank sane, più precisamente senza problemi di ipertensione o ictus manifesti, e monitorate per oltre 11 anni. Sono il campione di popolazione e il tempo di follow-up di un vasto studio cinese che ha voluto indagare i potenziali effetti del sonnellino pomeridiano sul rischio di sviluppare patologie cardiovascolari: ipertensione e ictus nello specifico.

I partecipanti sono stati così invitati a rispondere a un apposito questionario, somministrato per 4 volte nel periodo 2006-2019, volto a misurare la frequenza del pisolino. Sulla base di questa, i partecipanti sono stati suddivisi in 3 gruppi: mai/raramente, qualche volta, abitualmente.

Il lungo monitoraggio sembra avere offerto un quadro causale abbastanza significativo: le persone che avevano dichiarato di concedersi abitualmente una pausa-sonno pomeridiana, erano esposti a un rischio maggiore di ipertensione (hazard ratio, HR, 1,12), di ictus (HR 1,24) e di ictus ischemico (HR 1,20). Tradotto in percentuale: la regolare pennichella, in soggetti con meno di 60 anni, favoriva un rischio di ipertensione maggiorato del 20% rapportato a persone di pari età che non ne avevano l’abitudine, con una flessione del rischio di un 10% in più in persone con 60 anni.

Comportamenti stabili

Lo studio, protratto nel tempo, ha permesso di rilevare che le persone sono in genere stanziali circa le proprie abitudini, poco restie al loro cambiamento. Si evincerebbe infatti che la maggior parte dei partecipanti sia rimasto fedele al proprio gruppo iniziale di appartenenza, e che l’abitudine alla regolare pennichella era maggiormente radicata in uomini, persone con bassa istruzione e basso reddito, fumatori, bevitori abituali di alcool, in russatori e soggetti che soffrivano di insonnia, rispetto alla percentuale riscontrata negli altri due gruppi. Inoltre un’analisi di randomizzazione Mendeliana avrebbe fatto rilevare che la frequenza aumentata di pisolini giornalieri possa rappresentare un potenziale determinante per lo sviluppo di ipertensione, con un rischio aumentato anche del 40%.

È davvero colpa della pennichella?

Esiste una relazione di causa effetto tra riposini pomeridiani e patologie cardiovascolari? Lo studio nonostante i numeri e gli anni di monitoraggio non fornisce una chiara indicazione al riguardo. Alcuni esperti ritengono tuttavia che la pennichella non sia da considerarsi dannosa di per sé, ma che si possa associare a un aumento del rischio di ipertensione quando la si pratica abitualmente per possibili carenze di sonno notturno, associata a scarsa salute.

Dunque, a monte ci sarebbe un trigger causale correlato. Vero è però che lo studio confermerebbe alcuni risultati già emersi da precedenti ricerche che associano un maggior numero o più sonnellini al rischio salute cardiaca e/o altre specifiche problematiche.

Fonte:

Yang MJ, Zhang Z, Wang YJ, Li JC, Guo QL, Chen X, Wang E. Association of Nap Frequency With Hypertension or Ischemic Stroke Supported by Prospective Cohort Data and Mendelian Randomization in Predominantly Middle-Aged European Subjects. Hypertension. 2022 Sep;79(9):1962-1970.