Abstract dalla letteratura internazionale

Cereali a colazione: benefici se integrali e non zuccherati 

Ricerche precedenti avevano esplorato la relazione tra il consumo di cereali da colazione e il rischio di mortalità, riportando però risultati contrastanti e senza distinguere tra i diversi tipi di cereali consumati. 

Un nuovo studio prospettico condotto in Cina ha cercato di chiarire la relazione dose-risposta tra specifici tipi di cereali da colazione e il rischio di mortalità.

Sono stati inclusi 186.168 partecipanti di età compresa tra i 40 e i 69 anni che hanno completato questionari online e fornito informazioni sul consumo di cereali da colazione. Gli autori hanno poi stimato i tipi e le quantità auto-riferite di cereali consumati e la mortalità per tutte le cause e, nello specifico, per malattie cardiovascolari e cancro.

Durante un follow-up mediano di 13,4 anni, sono stati registrati 9402 decessi (tra cui 5073 per cancro e 1687 per patologie cardiovascolari). Muesli, cereali integrali con crusca e porridge si sono mostrati benefici per la salute: il loro consumo è risultato significativamente associato a una riduzione della mortalità per tutte le cause. Inoltre, il consumo moderato di muesli e di cereali con crusca è stato associato a una riduzione del rischio di mortalità per malattie cardiovascolari e cancro. Al contrario, il consumo di cereali semplici si è correlato a un aumento del rischio di mortalità cardiovascolare e quello di cereali zuccherati a un aumento della mortalità specifica per cancro.

I partecipanti che hanno riferito di aggiungere frutta secca ai cereali da colazione hanno mostrato un rischio significativamente inferiore di mortalità per tutte le cause e di mortalità causa-specifica. Anche l’aggiunta di latte ai cereali è stata associata a un rischio ridotto di mortalità per tutte le cause.

«I nostri risultati – hanno dichiarato i ricercatori – supportano l’inclusione moderata di diversi tipi di cereali da colazione in una dieta sana, mentre il consumo di cereali croccanti all’avena e cereali zuccherati dovrebbe essere limitato per ridurre il rischio di mortalità prematura».

Studio effettuato da ricercatori di diverse università e ospedali cinesi. Lin Z, Zeng M, Sui Z, Wu Y, Zhang H, Liu T. Associations of breakfast cereal consumption with all-cause and cause-specific mortality: a large-scale prospective analysis. Nutr J. 2025 Mar 24;24(1):48. 

Esercizi tradizionali cinesi contro i sintomi del Parkinson

Negli ultimi anni, la medicina tradizionale cinese ha suscitato crescente interesse anche in ambito neurologico, soprattutto per quanto riguarda la gestione dei sintomi legati al morbo di Parkinson. In particolare, gli esercizi tradizionali cinesi – come Tai Chi, Baduanjin, Qigong, Yijinjing e Wuqinxi – stanno ricevendo attenzione non solo per i benefici già noti sui sintomi motori della malattia, ma anche per il loro potenziale nel trattamento dei disturbi neuropsichiatrici che spesso accompagnano il Parkinson, come depressione, ansia, disturbi del sonno e declino cognitivo.

Una recente revisione sistematica condotta in Cina ha analizzato 18 studi clinici randomizzati, coinvolgendo complessivamente 937 pazienti con diagnosi di Parkinson. Lo scopo era valutare l’efficacia degli esercizi tradizionali cinesi nel migliorare la salute mentale e la qualità della vita di questi pazienti. I risultati, in generale, sono stati incoraggianti. Le persone che praticavano regolarmente questi esercizi riportavano una riduzione significativa dei sintomi depressivi e ansiosi, un miglioramento della qualità del sonno e, in alcuni casi, anche un potenziamento delle funzioni cognitive. Inoltre, la qualità della vita percepita dai pazienti risultava migliorata, con effetti visibili soprattutto in coloro che seguivano programmi di esercizio strutturati per almeno dodici settimane.

Anche se gli effetti positivi erano presenti sia nei pazienti che praticavano solo gli esercizi, sia in quelli che li associavano a trattamenti farmacologici tradizionali, sembra che quest’ultima combinazione fosse particolarmente efficace nel ridurre l’ansia. Tuttavia, non tutti i sintomi risultavano altrettanto influenzati: ad esempio, per la fatica – un sintomo comune ma difficile da trattare – non sono emerse evidenze significative.

Nonostante queste premesse promettenti, la revisione sottolinea anche alcuni limiti metodologici degli studi esaminati, che riducono in parte l’affidabilità dei dati raccolti.

Studio effettuato da ricercatori di diversi atenei e ospedali, in Cina. Tan W, Pan Z, He J, et al. Traditional Chinese exercises for the treatment of neuropsychiatric symptoms in Parkinson’s disease: A systematic review and meta-analysis. Complement Ther Med. 2025 May;89:103134.

Dal ginseng una nuova strategia per il trattamento del diabete 

La piroptosi è una forma recentemente identificata di morte cellulare programmata che svolge un ruolo cruciale nella patogenesi e nella progressione del diabete e delle complicanze croniche associate, anche se i meccanismi alla base del suo verificarsi rimangono ancora poco chiari. L’interesse per il targeting della via della piroptosi è cresciuto negli studi sul ginseng, una pianta medicinale di grande valore con una lunga tradizione d’uso in Asia. Una rassegna messa a punto da ricercatori cinesi chiarisce i meccanismi attraverso cui si manifesta la piroptosi nel diabete e nelle complicanze croniche correlate, valuta gli effetti del ginseng e dei suoi componenti attivi sul diabete e sulle sue complicanze tramite vie legate alla piroptosi e fornisce una nuova prospettiva per la gestione della malattia diabetica.

Gli autori hanno condotto una ricerca sistematica della letteratura attingendo ai principali database scientifici. L’analisi dei risultati ha permesso di identificare lo stress ossidativo, lo stress del reticolo endoplasmatico e le risposte infiammatorie come i principali fattori che contribuiscono alla piroptosi nel diabete e nelle complicanze croniche associate. Inoltre, si è visto che alcune molecole di RNA partecipano al processo di piroptosi in condizioni di iperglicemia. Gli estratti di ginseng, alcuni ginsenosidi e un flavonoide (quercetina) possono esercitare un effetto antidiabetico regolando le vie legate alla piroptosi. In sintesi, questa rassegna chiarisce i meccanismi di insorgenza della piroptosi nel diabete e nelle complicanze croniche associate, e riassume gli studi pubblicati sull’utilizzo del ginseng e dei suoi principi attivi nel migliorare il diabete attraverso la regolazione delle vie legate alla piroptosi. Tuttavia, quasi tutte le ricerche finora condotte si limitano a esperimenti su animali e colture cellulari: sono pertanto necessari ulteriori studi clinici per confermare l’efficacia terapeutica del ginseng sul diabete attraverso il targeting della piroptosi.

Studio effettuato da ricercatori di diverse università cinesi Li K, Wang YJ, Chen C, et al. Targeting pyroptosis: A novel strategy of ginseng for the treatment of diabetes and its chronic complications. Phytomedicine. 2025 Mar;138:156430. 

Vitamina D e decadimento cognitivo

La carenza di vitamina D è riconosciuta come un problema di sanità pubblica ed è stata identificata come uno dei fattori di rischio potenzialmente modificabili per il deterioramento cognitivo lieve (MCI, Mild Cognitive impairment).

A fronte di prove scientifiche tuttora inconcludenti, un team di ricercatori di Bangkok ha esaminato la prevalenza della carenza di vitamina D nella popolazione anziana e la possibile associazione tra lo stato della vitamina D e la funzione cognitiva, l’adiposità e la sensibilità all’insulina.

Sono stati arruolati partecipanti di età compresa tra 55 e 80 anni con funzione cognitiva normale o con MCI e sono stati utilizzati i dati clinici per determinare la prevalenza della carenza di vitamina D e la sua associazione con la funzione cognitiva, l’adiposità e la sensibilità all’insulina.

Si è visto che lo stato della vitamina D non differiva in modo significativo tra i soggetti con funzione cognitiva normale e quelli con MCI. La prevalenza della carenza di vitamina D (<20 ng/mL) e dell’insufficienza di vitamina D (<30 ng/mL) era, in entrambi i gruppi, rispettivamente di circa il 6,5% e del 40%.

Le concentrazioni sieriche di 25(OH)D risultavano inversamente associate con l’indice di massa corporea, la massa grassa, la percentuale di massa grassa e il punteggio di valutazione dell’insulino-resistenza. Tuttavia, non è stata riscontrata alcuna associazione tra lo stato della vitamina D e la funzione cognitiva.

«Il nostro studio – hanno concluso gli autori – evidenzia l’elevata prevalenza di insufficienza di vitamina D tra gli anziani e un’associazione inversa tra lo stato della vitamina D, l’adiposità e la resistenza insulinica. Questi risultati sottolineano l’importanza di affrontare la carenza di vitamina D nella popolazione anziana per migliorare gli esiti generali di salute. Tuttavia, i nostri dati non supportano un ruolo diretto dello stato della vitamina D nel declino cognitivo in questa popolazione». 

Studio effettuato da ricercatori dell’Università Mahidol di Bangkok, in ThailandiaImerbsin N, Shantavasinkul PC, Witoonpanich P, et al. Vitamin D and Cognitive Impairment. Nutrients. 2025; 17(8):1301. 

Yoga online per anziani, accessibile e sicuro

Lo yoga è una pratica sicura, efficace e sempre più diffusa tra gli adulti più anziani, particolarmente adatta anche alla modalità online. Uno studio clinico randomizzato, il Gentle Years Yoga trial, ha confrontato l’efficacia di un programma di yoga su sedia rispetto alla normale assistenza sanitaria nel migliorare la qualità della vita di anziani affetti da più patologie croniche. All’interno dello studio, è stata condotta una valutazione qualitativa per esplorare le esperienze dei partecipanti e la loro accettazione della modalità online.

Attraverso interviste semi-strutturate condotte via Zoom o telefono, sono stati raccolte le testimonianze di 18 partecipanti, di età compresa tra i 66 e i 91 anni, affetti da due a otto condizioni croniche, e di nove insegnanti di yoga. I risultati mostrano che, nonostante le limitazioni della comunicazione a distanza, l’erogazione online è stata apprezzata per la facilità di accesso, l’anonimato e un ambiente privo di distrazioni. Alcune difficoltà tecnologiche sono emerse, ma si sono rivelate per lo più superabili grazie a procedure semplificate e a istruzioni audio-video di base. Gli insegnanti hanno adattato la didattica con istruzioni semplici e ripetitive, maggiore uso della dimostrazione visiva e comunicazione personalizzata, oltre all’uso di abiti che migliorassero la visibilità dei movimenti. Le preoccupazioni sulla sicurezza sono state minime, principalmente legate alla limitata possibilità di osservazione diretta rispetto alle lezioni in presenza.

In generale, il programma è stato ben accolto, e in alcuni casi addirittura preferito rispetto alla modalità tradizionale in aula. Le lezioni online si sono dimostrate adatte a una vasta fascia della popolazione anziana, indipendentemente dall’età o dallo stato di salute. L’integrazione con strutture sanitarie e comunitarie esistenti potrebbe offrire un canale efficace per superare eventuali ostacoli economici, ad esempio con la creazione di programmi di prestito di attrezzature o corsi di alfabetizzazione digitale.

Studio effettuato da ricercatori della Northumbria University e della University of York, nel Regno Unito. Ward L, Bissell L, Howsam J, et al. Acceptability and feasibility of online delivery of chair-based yoga for older adults with multimorbidity – lessons from a process evaluation of the gentle years yoga trial. BMC Complement Med Ther. 2025 Mar 17;25(1):107.

Potenziale terapeutico degli estratti di zafferano nella depressione lieve

I farmaci comunemente utilizzati nel disturbo depressivo maggiore sono considerati inappropriati per le forme più lievi, che sono anche le più comuni. Per questa ragione, un gruppo di ricercatori toscani ha provato a indagare approcci differenti, approfondendo in particolare l’efficacia degli estratti di zafferano nella depressione da lieve a moderata.

«Poiché le disfunzioni della trasmissione dopaminergica sono coinvolte in modo cruciale nell’anedonia, e lo zafferano sembra modulare positivamente il rilascio di dopamina – scrivono gli autori – abbiamo studiato i potenziali effetti antidepressivi e anti-anedonici di una formulazione standardizzata di estratto di zafferano in modelli preclinici di comportamenti simili all’anedonia e in pazienti con diagnosi di depressione unipolare o bipolare».

I ricercatori hanno testato l’attività dello zafferano in un modello di ratto con anedonia motivazionale indotta da stress, utilizzando protocolli di auto-somministrazione di saccarosio, e hanno indagato i meccanismi molecolari sottostanti questo effetto. 

Parallelamente, con uno studio pilota in doppio cieco controllato con placebo, hanno analizzato se una terapia aggiuntiva di otto settimane con estratto di zafferano riducesse i sintomi in 40 persone con depressione e anedonia.

Ebbene, la somministrazione ripetuta di zafferano ha ripristinato la motivazione e la reattività agli stimoli associati alla ricompensa nei ratti anedonici, probabilmente modulando la trasmissione dopaminergica. Nei pazienti depressi, una terapia aggiuntiva con zafferano della durata di otto settimane ha indotto un miglioramento globale dei sintomi depressivi e una significativa riduzione dell’anedonia. Lo studio supporta un effetto pro-motivazionale dello zafferano e suggerisce una strategia di potenziamento basata su zafferano potenzialmente utile nei pazienti anedonici, pur con i limiti legati alla ridotta dimensione del campione e alla breve durata della sperimentazione.

Studio effettuato da ricercatori delle università di Siena, Firenze e del Polo Universitario di Prato. Corridori E, Salviati S, Demontis MG, Vignolini P, Vita C, Fagiolini A, Cuomo A, Carmellini P, Gambarana C, Scheggi S. Therapeutic Potential of Saffron Extract in Mild Depression: A Study of Its Role on Anhedonia in Rats and Humans. Phytother Res. 2025 Mar;39(3):1277-1291.

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