È ormai consolidato e confermato anche dalla ricerca scientifica. Una quota di tumori, stimati a oltre dieci, avrebbe una base virale, indotti cioè dall’azione di virus e batteri che alterano la struttura del DNA, favorendo la proliferazione di cellule tumorali, secondo le evidenze emerse dall’ultima edizione dell’AACR Cancer Progress Report 2025, redatta dall’American Association fo Cancer Research (AACR). Alcuni organi, più di altri, sarebbero esposti a questo fattore “trigger”, ma la scienza sembra suggerire anche alcune strategie che possono contribuire a limitare gli effetti e gli attacchi dei microrganismi.

Alcuni dati

Circa 2,2 milioni di forme tumorali, pari al 13% di tutte le nuove diagnosi, registrate ogni anno a livello mondiale, avrebbe una origine batterica o virale. Di questi approssimativamente il 90%, una percentuale elevatissima, sarebbero riferibili all’azione prioritaria di quattro microrgansimi: l’Helicobacter Pylori, responsabile dell’insorgenza di avariati tumori dello stomaco e del linfoma non-Hodgkin, stimati fino a 810.000 nuovi casi all’anno; il virus del papilloma umano (HPV), che stimola la comparsa di tumori della cervice uterina, come anche del cavo orale o dell’ano e in generale degli organi genitali, con un dato approssimativo di 360 mila nuove diagnosi annue; i virus dell’epatite B (HBV) e C (HCV) cui sono riconducibili diverse forme di tumori epatici con numeri che si aggirano intorno a 156 mila diagnosi ogni anno.

Dati, importanti, che devono destare attenzione e invitare da una lato ad approfondire i meccanismi di innesco e le sinergie di sviluppo attivate da questi batteri, capaci di modificare il DNA, quindi di avviare la proliferazione aberrante delle cellule tumorali, e successive reazioni a catena: indebolimento del sistema immunitario messo sotto stress, aumento dei livelli di infiammazione, fattore basico di molti tumori, cronicizzazione.

Dall’altro occorre mettere in atto strategie e sinergia per una diagnosi precoce efficace, finalizzando a contenere il trend di sviluppo dei tumori, puntando anche alla migliore profilare di questi patogeni per inibirne l’azione. Tra le possibili soluzioni ipotizzate dalla scienza vi sono lo sviluppo di vaccini per eventuali altre forme tumorali, sul modello di quanto fatto per HPV e HBV, come anche di nuovi antibiotici per le infezioni da H. pylori e antivirali per l’HVC.

Le caratterizzazioni

La ricerca sarebbe, inoltre, riuscita a definire un “chi e quale”, ovvero i batteri responsabili di specifiche patologie oncologiche. Ad esempio, un ruolo chiave avrebbe il virus di Epserin-Barr (EBV), ritenuto responsabile di 156.600 casi annui di linfoma Hodgking e di alcune tipologie non-Hodgking come anche di tumori naso-faringei, il virus dell’herpes di tipo 8 (HHV-8) cui sarebbe associato lo sviluppo di 42.000 casi di sarcoma di Kaposi, il virus linfotropico delle cellule T di tipo 1 (HTLV-1) che stimolerebbe l’insorgenza dei 3.600 casi stimati di leucemia a cellule T e linfomi registrati annualmente, o ancora Clonorchis sinensis e Opisthorchis viverrini ritenute alla base delle 3.500 diagnosi di colangiocarcinoma, un tumore delle vie biliari.

Le strategie pratiche e cliniche

Miglioramento delle norme igienico-sanitarie, educazione alla conoscenza, quindi all’abolizione dei fattori di rischio associati ai diversi tumori, l’uso perentorio del preservativo come tutela da virus sessualmente trasmissibili. Sono queste alcune misure di prevenzione e contenimento dell’azione e dei numeri, sempre più “virali”, per le forme di tumori a base infettiva da microrganismi cancerogeni.

Tra gli strumenti clinici efficaci, è raccomandato sottoporsi alle vaccinazioni, quando disponibili, e secondo le modalità per fasce di età e/o fattori di rischio, partecipare attivamente alle campagne di screening, prima arma efficace di prevenzione e di diagnosi precoce, avviare corrette strategie per il trattamento dell’infezione fin dal suo nascere e “sedare” il rischio di evoluzione tumorale. In particolare il documento dell’AACR suggerisce l’impiego di strategie mirate ai singoli patogeni, ovvero per:
– Helicobacter pylori: la combinazione di antibiotici (in prevalenza amoxicillina e claritromicina) associata a farmaci anti-acidità, come gli inibitori di pompa protonica o gli antagonisti dei recettori H2.
– HVB: in prevenzione, il ricorso al vaccino, obbligatorio in Italia dal 1991 per tutti i neonati dal 1° anno di vita e per tutti gli adolescenti al compimento di 12 anni (per i nati prima del 1991 e quindi non vaccinati alla nascita), da estendersi ai soggetti adulti a rischio è un’arma efficace. Mentre in caso di infezione, è raccomandato l’utilizzo di farmaci antivirali che non eliminano l’infezione ma rallentano la replicazione virale, ritardando il danno epatico e abbassando il rischio di cancro al fegato.
– HCV: anche in questi casi i farmaci antivirali, il gold standard terapeutico, agiscono con le stesse finalità dell’HVB. Rallentano e riducono l’insorgenza e il danno indotto dall’infezione, ma non la eradicano in maniera risolutiva.
– HPV: il vaccino è l’arma più efficace in prevenzione, offerto gratuitamente in Italia a partire dagli 11 anni di età in grado di agire su 9 (HPV 6,11,16, 18, 31, 33, 45, 52, 58) dei 12 ceppi virali ritenuti a più alto rischio per HPV. Alle donne è inoltre raccomandato di sottoporsi a controlli periodici effettuando test di screening (Pap-test e HPV-test), mentre per gli uomini attualmente non disponibili test specifici, da cui l’importanza di effettuare dietro prescrizione medica specifici esami di monitoraggio e controllo.

Fonte

AACR Cancer Progress Report 2025. American Association for Cancer Research (AACR). Link: https://cancerprogressreport.aacr.org/progress/