Il latte materno è un “influencer”, sano e naturale, dei ritmi circadiani del bambino, in grado non solo di rafforzare il loro sistema immunitario grazie alla ricchezza di vitamine, minerali e altri composti bioattivi contenuti, ma anche di regolarizzare il sonno e il metabolismo.
Tuttavia, queste potenzialità sono legate alla fluttuazione degli ormoni, ad esempio melatonina e cortisolo, a loro volta governati dai ritmi circadiani, quindi con sensibili variazioni nell’arco delle 24 ore. Conoscere l’andamento delle fluttuazioni potrebbe aiutare le mamme che non hanno la possibilità di allattare regolarmente al seno di effettuare delle spremiture mirate con un obiettivo di salute e benessere del proprio piccolo. È quanto suggerisce uno studio americano su Frontiers in Nutrition.
Lo studio
Allineare i tempi di allattamento, comunque di spremitura del latte, sostenendo sonno, metabolismo e difese immunitarie del neonato potrebbe essere possibile. È noto che il latte materno oltre a trasferire importanti principi nutrizionali al bambino, comunica anche altri tipi di segnali, compreso alcuni in grado di influenzare i ritmi circadiani.
Questa potenzialità è correlata agli ormoni, in primo luogo melatonina e cortisolo, i cui livelli non sono tuttavia stabili nel tempo, ma fluttuano nell’arco delle 24 ore e con esse anche le concentrazioni di componenti bioattivi del latte materno, anche con sensibili differenze. Tale informazione è preziosa soprattutto nel caso in cui la mamma non possa allattare direttamente al seno più volte durante il giorno e la notte: la spremitura in determinati momenti della giornata e in relazione a specifici picchi, spiegano gli autori, consentirebbe di superare queste criticità e di utilizzare il latte estratto e conservato per un periodo successivo.
Con un valore aggiunto nella fase neonatale o della primissima infanzia, quando l’orologio circadiano interno del neonato è ancora in fase di maturazione, ragion per cui, nel rispetto di questa dinamicità ormonale, diviene cruciale in caso di latte materno spremuto, fare attenzione all’orario in cui viene somministrato al neonato.
Le analisi “fluttuanti”
Tale assunto è dimostrato dalle analisi condotte dai ricercatori su campioni di latte materno da 10 millilitri prelevato da 21 partecipanti in diverse fasce orarie: alle 6:00, alle 12:00, alle 18:00 e alle 24:00 in due giorni diversi, a circa un mese di distanza l’uno dall’altro e in altre 17 mamme che hanno fornito campioni prelevati alla stessa ora una sola volta, per un totale di 236 campioni analizzati.
Su questi sono stati misurati i livelli di alcuni ormoni – melatonina, cortisolo e ossitocina –, dell’immunoglobulina A (IgA), una proteina anticorpale parte del sistema immunitario, e di lattoferrina, una proteina del latte utilizzando ELISA (saggio di immunoassorbimento enzimatico), una metodica che consente di rilevare in modo quantitativo un antigene in un campione.
Melatonina e cortisolo sono regolatori del ritmo circadiano, a differenza degli altri componenti che invece influenzano lo sviluppo intestinale, compreso i meccanismi funzionali del microbioma intestinale, questi invece valutati tramite il sequenziamento dell’rRNA 16S.
Le indagini hanno consentito di osservare ad esempio che la melatonina raggiungeva il suo picco a mezzanotte, a fronte del cortisolo in cui il livello più alto era toccato nelle prime ore del mattino. Mentre gli altri componenti esaminati sono risultati piuttosto stabili nell’arco dell’intera giornata, suggerendo che potrebbero non subire gli impatti dei segnali dei ritmi circadiani, ma con alcune specificità, legate all’età o al sesso del neonato e all’Indice di Massa Corporea (MBI) materno.
L’ “influenza” della crescita
Un ulteriore dato importante è il fatto che i livelli di diversi composti nel latte materno variavano con la crescita dei neonati. Oltre ad avere osservato che la composizione microbica del latte materno cambiava, con un aumento notturno dei batteri associati alla pelle e un aumento diurno dei batteri ambientali a seconda del BMI materno, è emerso che cortisolo, IgA e lattoferrina erano più alti quando i bambini avevano meno di un mese, facendo supporre che essi lavorino a supporto delle difese immunitarie e della colonizzazione intestinale. Mentre le differenze rilevate nelle variazioni giorno/notte in base all’età del neonato, potrebbero essere riconducili secondo gli autori alla possibile stabilizzazione dell’orologio circadiano materno che si verifica dopo il parto, così come alla maturazione e la stabilizzazione del ritmo circadiano del neonato.
Allora come sfruttare queste proprietà? Facilmente e efficacemente, etichettando il latte prelevato come “mattina”, “pomeriggio” o “sera”: somministrarlo di conseguenza, potrebbe aiutare ad allineare i tempi di estrazione e di allattamento, nonché a preservare la composizione ormonale e microbica naturale del latte, nonché i segnali circadiani. Quindi allineare gli orari delle poppate con quelli della spremitura del latte è un passo semplice e pratico che massimizza i benefici del latte materno quando questo viene prelevato e coinservato.
I prossimi passi della ricerca
L’attuale studio non ha tenuto conto di tutti i fattori demografici potenzialmente rilevanti, tra cui la modalità di parto e la dieta materna, a causa delle dimensioni del campione, pertanto l’obiettivo per il prossimo futuro è estendere l’analisi a coorti più ampie e diversificate, così come a esaminare come i neonati rispondono alle variazioni osservate in questo studio.
Fonte
Woortman MA, Sun H, Wang J et al. Day/night fluctuations of breast milk bioactive factors and microbiome. Frontiers in Nutrition, 2025, Sec. Nutritional Immunology, Vol. 12. Doi: https://doi.org/10.3389/fnut.2025.1618784


