Oli essenziali, possibile impatto sull’asse intestino-cervello

Oli essenziali (Oe) di cannabis potrebbero contribuire a modulare efficacemente la relazione, quindi le risposta, dell’asse intestino-cervello (Gba), ad esempio riducendo livelli di infiammazione, trigger dell’insorgenza di diverse patologie. Tuttavia la somministrazione degli Oe deve essere “misurata”, in qualità, quantità e tempo. Un uso prolungato, infatti potrebbe generare esiti contrari. È quanto emerge da una review, recente, di ricercatori italiani, pubblicata su Nutrients. Ulteriori Oe potrebbero fungere allo scopo.

Oli essenziali di cannabis

I fitocannabinoidi, ovvero il THC (Tetraidrocannabinolo) e il CBD (cannabidiolo), sarebbero in grado di modulare, positivamente, le (re)azioni sull’asse Gba, tramite specifici meccanismi, quali la regolazione dei neurotrasmettitori, una attività sul microbiota intestinale e un effetto antinfiammatorio.

In buona sostanza i composti presenti negli oli svolgerebbero la loro azione tramite il sistema endocannabinoide, costituito da una serie recettori distribuiti in tutto il corpo, dal cervello, all’intestino, al sistema immunitario, noto per collaborare nella gestione di diverse funzionalità come la motilità intestinale, l’infiammazione e l’umore, confermando la relazione intestino-cervello. Alcuni studi dimostrerebbero che un uso moderato degli Oe di cannabis, e questo è un aspetto cruciale, può aiutare a ridurre l’infiammazione intestinale e migliorare la barriera dell’intestino, quindi rendendola meno permeabile agli agenti dannosi.

Ulteriori evidenze sembrano suggerire che THC e CBD siano in grado di influenzare la motilità intestinale, la trasmissione dei segnali nervosi e l’attività immunitaria. In particolare l’attivazione di alcuni specifici recettori, come CB1 e CB2, i principali coinvolti nella risposta ai fitocannabinoidi, oltre agli effetti già citati, in modelli animali sembrerebbero essere protettivi anche verso altre patologie/disturbi intestinali, quali la colite o l’intestino irritabile (IBS).

Il tempo, un fattore cruciale

I vantaggi rilevati, tuttavia dipenderebbero da una accuratezza e adeguatezza dei dosaggi, delle modalità di somministrazione e soprattutto della durata di assunzione degli Oe di cannabis, proprio perché l’“effetto entourage”, cioè la sinergia tra cannabinoidi e altri composti presenti fra cui i terpeni, sembra cruciale nell’aumentare l’efficacia del dell’Oe di cannabis rispetto ai singoli principi attivi isolati.

Si sarebbe osservato, tuttavia, che questi benefici vengono invertiti, con effetti contrari, da un uso sregolato, in primo luogo prolungato, a danno del microbiota intestinale, inducendo la riduzione dei batteri buoni, come Prevotella, che supportano il benessere mentale, quindi con un impatto sulla funzione cognitiva. In sostanza il valore terapeutico degli Oe di cannabis deriva da un uso cautelativo e moderato.

Ulteriori oli essenziali efficaci

Agirebbero sul Gba, anche altri Oe, estratti da spezie e piante, tra questi il rosmarino, dove le molecole di cineolo, α-pinene e camphor, svolgerebbero una azione ansiolitica e migliorativa sulle funzioni cognitive, potenziando la secrezione di dopamina, così come effetti antiossidanti e antinfiammatorie in ambito neurodegenerativo; l’eucalipto, ricco in 1,8-cineolo e α-pinene, cui si riconoscerebbero potenzialità sulla memoria, tramite l’inibizione di acetilcolinesterasi e l’aumento dei livelli di acetilcolina, ma anche proprietà antimicrobiche e antinfiammatorie.

Invece l’origano, ostacolerebbe la colonizzazione di Escherichia, migliorerebbe l’integrità della barriera intestinale, grazie alla riduzione di citochine proinfiammatorie; il timo agirebbe sulla muscolatura liscia intestinale con una azione rilassante in aggiunta all’azione antimicrobica selettiva, limitata cioè agli agenti patogeni preservando i batteri buoni come Lactobacillus e Bifidobacterium.

Infine studi sperimentali avrebbero mostrato effetti neuroprotettivi e antidepressivi correlati al timolo, principio attico principale del timo. In ultimo, l’olio di lavanda brevettato avrebbe fatto osservare effetti ansiolitici paragonabili a quelli di alcuni farmaci, probabilmente mediati da canali del calcio voltaggio-dipendenti e dalla fosforilazione della proteina Creb, coinvolta nella neuroplasticità.

Gli effetti degli oli sul microbiota intestinale

Ricerca e esperti supportano alcune particolari azioni degli Oe sul microbiota intestinale, quali un effetto prebiotico che stimola da un lato la produzione di batteri buoni come Lactobacillus e Bifidobacterium e dall’altro riduce la crescita di ceppi patogeni come E. coli o Salmonella, dimostrata ad esempio per gli oli essenziali di rosmarino, origano e timo con la promozione soprattutto di un aumento di Lactobacillus e acidi grassi a catena corta, che agiscono sia sul benessere dell’intestino sia mentale.

Alcuni altri Oe sembrano migliorare l’integrità della barriera intestinale, stimolare la produzione di molecole antinfiammatorie e ridurre lo stress ossidativo, grazie all’interazione con il sistema nervoso centrale e al rimodellamento dell’ecosistema microbico intestinale, con potenziali benefici sistemici, compreso l’umore e la funzione cognitiva.

In conclusione

Le premesse emerse dall’attuale studio indicherebbero nell’integrazione degli Oe una opportunità e una frontiera innovativa per la medicina integrata, in modo particolare nel trattamento di disturbi gastrointestinali, neuropsichiatrici e neurodegenerativi. Applicazioni e potenzialità che potranno essere confermate solo da ulteriori studi di ricerca.

Fonte

Camarda L, Mattioli LB, Corazza I et al. Targeting the Gut–Brain Axis with plant-derived Essential oils: phytocannabinoids and beyond. Nutrients, 2025, 17(9), 1578 Doi: https://doi.org/10.3390/nu17091578