Chirurgia bariatrica, l’importanza di una dieta preoperatoria

I candidati alla chirurgia bariatrica spesso seguono diete squilibrate, ricche di alimenti raffinati, zuccheri aggiunti e grassi, che aggravano le carenze nutrizionali e peggiorano la salute generale. Carenze comuni, come l’ipovitaminosi e livelli insufficienti di acido folico, zinco, calcio e ferro, sono ulteriormente aggravate dai farmaci prescritti per le comorbidità. Queste carenze pongono significative sfide chirurgiche e nutrizionali sia nel periodo preoperatorio che postoperatorio. Uno studio condotto in Ecuador ha mostrato l’importanza di identificare e correggere precocemente l’alimentazione, con il supporto di un nutrizionista e di un team multidisciplinare per affrontare in modo completo ogni fase dell’assistenza.

«Seguendo le linee guida per la preparazione preoperatoria – scrivono gli studiosi sudamericani – diete ipocaloriche o chetogeniche, come la terapia chetogenica a bassissimo contenuto energetico, risultano benefiche se implementate tra sei mesi e due settimane prima dell’intervento. L’adozione precoce di questi cambiamenti dietetici facilita l’adattamento a nuove abitudini alimentari, affronta le carenze nutrizionali, gestisce le comorbidità esistenti e riduce la probabilità di complicazioni, come il rifiuto del trattamento, il recupero del peso e la sindrome da dumping postoperatoria. I pazienti che adottano queste abitudini alimentari in anticipo tendono a dimostrare una migliore aderenza alle restrizioni dietetiche postoperatorie, portando a un maggiore successo a lungo termine».

Man mano che gli interventi nutrizionali preoperatori diventano sempre più comuni, è necessaria una ricerca per definire protocolli nutrizionali standardizzati, in particolare per affrontare le carenze nutrizionali. Ad esempio, mentre la riduzione del peso prima dell’intervento per minimizzare le complicazioni rimane un argomento di dibattito, la maggior parte dei chirurghi concorda sul fatto che ridurre il grasso viscerale e le dimensioni del fegato facilita la procedura e diminuisce i rischi chirurgici. 

Studio effettuato da ricercatori dell’Università UTE a Quito, Ecuador. Simancas-Racines, D., Frias-Toral, E., Campuzano-Donoso, et al. Preoperative Nutrition in Bariatric Surgery: A Narrative Review on Enhancing Surgical Success and Patient Outcomes. Nutrients, 2025 17(3), 566.

Coperte ponderate, un metodo promettente per il trattamento dell’ansia

La stimolazione tattile a pressione profonda è impiegata per ridurre l’ansia e migliorare la regolazione emotiva nelle persone con disturbi mentali. Agisce sia a livello fisiologico, aumentando l’attività del sistema nervoso parasimpatico e riducendo quello simpatico (favorendo il rilassamento e il sonno), sia a livello psicologico, fornendo una sensazione di sicurezza simile a un abbraccio. 

Le linee guida attuali per il trattamento dell’insonnia e dei disturbi del sonno nei bambini e adolescenti con disturbo dello spettro autistico indicano che l’uso delle coperte ponderate potrebbe non essere supportato da evidenze scientifiche solide. 

Un gruppo di studiosi cinesi ha dunque deciso di esaminare sistematicamente gli articoli comparsi nella letteratura scientifica per valutare la sicurezza e l’efficacia delle coperte ponderate per la gestione dei sintomi nei pazienti con disturbi mentali. È stata condotta una ricerca estensiva degli studi pubblicati, non pubblicati e in corso, includendo database bibliografici e registri di trial clinici. 

Otto studi, effettuati su un totale di 426 pazienti, hanno soddisfatto i criteri di inclusione. La meta-analisi di cinque di questi lavori ha mostrato una riduzione moderata dell’ansia. Riguardo all’insonnia, i risultati sono contrastanti: tre studi hanno riportato un miglioramento del sonno, ma non significativo dal punto di vista statistico; tuttavia, un’analisi di sensibilità con due studi più omogenei ha evidenziato una riduzione significativa dell’indice di gravità dell’insonnia nei pazienti che hanno usato coperte ponderate. Infine, riguardo a depressione e affaticamento, non è stato possibile calcolare una stima aggregata a causa dell’eterogeneità dei metodi utilizzati, ma i singoli studi hanno riportato effetti positivi. Alla luce di queste evidenze, gli autori ritengono che «le coperte ponderate sembrano essere un trattamento sicuro e potenzialmente efficace per gestire ansia, insonnia, depressione e affaticamento nei pazienti psichiatrici». 

Studio effettuato da ricercatori dell’Università di Zhengzhou, in Cina. Zhao Y, Zhang Q, Liu Z, et al. Safety and effectiveness of weighted blankets for symptom management in patients with mental disorders: A systematic review and meta-analysis of randomized controlled trials. Complement Ther Med. 2024 Dec;87:103104.

Luteina, una speranza contro le malattie neurodegenerative

Le malattie neurodegenerative sono un gruppo eterogeneo di disturbi neurologici caratterizzati da una progressiva perdita neuronale in specifiche aree del cervello, che porta a compromissione cognitiva, perdita di neuroplasticità, gravi deficit neurologici e demenza. L’incidenza di queste malattie è in aumento a un ritmo allarmante, e i trattamenti attuali faticano a rallentare l’inevitabile progressione.

Alla ricerca di nuovi agenti terapeutici efficaci, un gruppo costituito da studiosi indiani e tedeschi ha esaminato la luteina, un pigmento naturale relazionato con il betacarotene la vitamina A, come potenziale aiuto contro le malattie neurodegenerative.

L’approfondimento, condotto attraverso una revisione della letteratura, ha confermato che la luteina svolge un ruolo importante nello sviluppo cerebrale, nel funzionamento cognitivo e nel miglioramento della neuroplasticità. Studi in vitro e in vivo hanno rivelato le proprietà neuroprotettive della luteina contro patologie come la malattia di Alzheimer, il morbo di Parkinson, la malattia di Huntington e l’ischemia cerebrale. L’effetto neuroprotettivo della luteina è evidenziato dalla riduzione dei radicali liberi e dal simultaneo rafforzamento dei sistemi antiossidanti endogeni attraverso l’attivazione di percorsi molecolari intracellulari fondamentali per la regolazione di processi cellulari chiave.

Inoltre, la luteina sopprime efficacemente le aberrazioni mitocondriali, l’eccitotossicità, l‘accumulo eccessivo di metalli e le relative complicazioni. L’attività immunomodulatrice della luteina previene la neuroinfiammazione e, in alcuni studi, la sostanza ha anche ripristinato il sistema colinergico disfunzionale e risolto alcuni difetti di memoria. Oltre alle sue proprietà neuroprotettive, la luteina ha migliorato la neuroplasticità favorendo la neurogenesi.

«Sebbene le ricerche siano ancora in fase esplorativa – scrivono gli autori – la nostra revisione presenta un consolidamento delle evidenze sparse sulle proprietà neuroprotettive della luteina e sollecita ulteriori studi clinici in merito».

Studio effettuato da ricercatori del Vellore Institute of Technology, in India. Jayakanthan M, Manochkumar J, Efferth T, Ramamoorthy S. Lutein, a versatile carotenoid: Insight on neuroprotective potential and recent advances. Phytomedicine. 2024 Dec;135:156185. 

Le buone abitudini alimentari iniziano dall’infanzia

Un elevato consumo di alimenti ultra-processati e bevande zuccherate è stato associato a un aumento della prevalenza di obesità e disturbi cardiometabolici in numerosi paesi. Le abitudini alimentari stabilite durante la prima infanzia tendono a persistere nell’infanzia avanzata, nell’età adulta e nella vecchiaia, influenzando fortemente la salute metabolica e cardiovascolare. Un recente studio internazionale ha esaminato l’associazione tra i modelli dietetici a due e otto anni di età e diversi marcatori cardiometabolici.

Si tratta di un’analisi secondaria dello European Childhood Obesity Project, un precedente uno studio clinico randomizzato condotto in cinque paesi europei su neonati sani a termine. In questa nuovo approfondimento, è stata condotta un’analisi trasversale e prospettica per valutare le associazioni tra diversi modelli dietetici e alcuni parametri cardiometabolici, come l’indice di massa corporea, la pressione sanguigna e marcatori biochimici.  

L’analisi si è svolta su un totale di 336 bambini, classificati in base alla qualità dell’assunzione di nutrienti in un “Modello dietetico di scarsa qualità” o nel “Modello dietetico attento alla salute”. I risultati mostrano che il primo modello, sia all’età di due che di otto anni, si è associato a livelli più elevati di trigliceridi, pressione sanguigna sistolica e diastolica e livelli alterati di HOMA-IR, un indice utilizzato per stimare la resistenza all’insulina, rispetto ai bambini che aderivano a un modello di alimentazione più salutare.

Non solo: sembra che i modelli alimentari stabiliti all’età di due anni vengano spesso mantenuti durante l’infanzia associandosi al peggioramento dei marker cardiometabolici all’età di otto anni, indipendentemente dall’indice di massa corporea. «Promuovere abitudini alimentari sane nelle prime fasi della vita – concludono i ricercatori – potrebbe essere una strategia preventiva importante per ridurre i rischi di malattie cardiometaboliche in età adulta».

Studio effettuato da ricercatori di diversi atenei internazionali, tra cui l’Università di Milano Gispert-Llauradó M, Escribano J, Ferré N, et al. Association between early dietary patterns and cardiometabolic health at age 8: a confirmatory analysis of the European Childhood Obesity Project. Nutr J. 2025 Jan 29;24(1):18.

Riso rosso fermentato, possibile alternativa alle statine

Il riso rosso fermentato è un integratore naturale utilizzato per gestire i livelli di colesterolo nel sangue, grazie al suo composto attivo principale, la monacolina K, chimicamente identica alla lovastatina, un farmaco della famiglia delle statine. Nonostante la sua crescente popolarità, permangono preoccupazioni riguardo alla sua sicurezza ed efficacia rispetto alle statine pure.

Uno studio italiano ha valutato la composizione fitochimica, gli effetti farmacologici e il profilo di sicurezza di vari campioni di riso rosso fermentato in confronto alla lovastatina. È stata osservata una significativa variabilità nella composizione fitochimica dei campioni di riso rosso fermentato in particolare nel contenuto di monacoline secondarie, triterpeni e polifenoli.

Il suo fitocomplesso ha mostrato una maggiore inibizione dell’attività della HMG-CoA reduttasi rispetto alla lovastatina isolata, suggerendo effetti sinergici tra le monacoline secondarie e altri composti. L’HMG-CoA reduttasi è un enzima chiave nel processo di produzione del colesterolo nel nostro corpo: inibire l’attività di questo enzima significa rallentare o bloccare la sintesi del colesterolo, contribuendo così a ridurne nel sangue.  

Le analisi molecolari hanno rivelato che i campioni di riso rosso fermentato avevano un impatto minore sulle cellule muscolari rispetto alla lovastatina, come evidenziato anche dalla vitalità cellulare. Questi risultati suggeriscono che il riso rosso fermentato potrebbe servire come alternativa sicura alle statine purificate.  

«In sintesi – scrivono gli autori dello studio – il riso rosso fermentato contiene monacolina K, che agisce in modo simile alle statine nel ridurre i livelli di colesterolo. Tuttavia, la variabilità nella composizione dei prodotti e le possibili interazioni con altri farmaci richiedono cautela. È importante consultare un professionista sanitario prima di utilizzare integratori di riso rosso fermentato per garantire un uso sicuro ed efficace».

Studio effettuato da ricercatori delle università di Modena e Reggio Emilia, di Siena e di Parma Rigillo G, Baini G, Bruni R, et al. Red Yeast Rice or Lovastatin? A Comparative Evaluation of Safety and Efficacy Through a Multifaceted Approach. Phytother Res. 2025 Jan;39(1):264-281. 

Storytelling, uno strumento per ridurre l’ansia da ricovero nei bambini

Il ricovero in ospedale è un’esperienza difficile per i bambini, associato spesso a una sensazione di ansia che può produrre effetti significativi sulla loro stessa salute.

All’ambiente estraneo e ai timori di sentire dolore, si aggiunge la paura della separazione dai genitori, da cui dipendono per ricevere aiuto e supporto nell’affrontare la malattia. Un gruppo di studiosi iraniani ha approfondito due tecniche non farmacologiche che si sono dimostrate valide nel ridurre il disagio del ricovero nei piccoli pazienti.

La prima è stata la terapia del gioco, che si pone l’obiettivo di aiutare i bambini a sentirsi più sicuri e ad esprimere le proprie emozioni, facilitando anche le procedure mediche e rendendo l’esperienza ospedaliera meno traumatica.

Il secondo strumento è stato lo storytelling, già approfondito da altri studiosi, che ne avevano dimostrato l’utilità nell’aiutare i bambini a comprendere e affrontare le esperienze mediche.

In alcune ricerche, è stato utilizzato un libro illustrato sulla storia di un coniglio sottoposto a intervento chirurgico, coinvolgendo bambini e genitori in sessioni interattive.

I risultati hanno mostrato una significativa riduzione dell’ansia nei bambini e nei genitori, oltre a un aumento della collaborazione con il personale medico. Lo studio iraniano, randomizzato controllato con un disegno a tre gruppi (terapia del gioco, storytelling e gruppo di controllo) è stato condotto su 75 bambini di età compresa tra 3 e 10 anni, ricoverati tra il 2022 e il 2023 presso l’Imam Ali Alborz Hospital di Karaj per almeno cinque giorni. I dati sono stati poi analizzati con il modello statistico ad effetti misti.

Entrambe le tecniche si sono rivelate utili, ma soltanto lo storytelling ha ridotto in modo significativo l’ansia nei bambini rispetto al gruppo di controllo. Inoltre, l’ansia dei bambini è diminuita progressivamente nei giorni successivi all’intervento (primo, secondo e terzo giorno). 

Studio effettuato da ricercatori di diversi atenei, in Iran Abdi F, Karamoozian A, Lotfilou M, et al. Effect of play therapy and storytelling on the anxiety level of hospitalized children: a randomized controlled trial. BMC Complement Med Ther. 2025 Jan 24;25(1):23.

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