Ginkgo biloba, rosmarino, Ashwagandha e diversi altri fitonutrienti potrebbero offrire un supporto alle cure tradizionali della malattia di Alzheimer aiutando nella gestione di alcuni dei sintomi tipici e invalidanti di questa patologia neurodegenerativa, stimata in costante crescita. È quanto suggerirebbe uno studio della Birzeit University, West Bank, in Palestina, pubblicato su Molecules.
Eziologia dell’Alzheimer
Perdita di memoria, compromissione delle funzioni esecutive e lento declino cognitivo sono i tratti distintivi della malattia di Alzheimer (AD), la forma più comune di demenza, malattia neurologica degenerativa. Si prevede che la frequenza dell’AD aumenterà drasticamente con l’allungamento dell’aspettativa di vita in tutto il mondo, colpendo infatti più tipicamente le persone anziane.
La malattia, caratterizzata dall’accumulo di grovigli di proteina tau e placche di beta-amiloide, che causano morte e disfunzione neuronale, porta a un progressivo declino cognitivo, aggravato da stress ossidativo, infiammazione cronica e perdita di sinapsi. A pesare sugli effetti dell’AD contribuiscono anche le forti implicazioni sulla salute emotiva e fisica dei pazienti, con impatti assistenziali importanti per i sistemi sanitari di tutto il mondo. Si stima che oltre 55 milioni di persone, a livello globale, soffrano di demenza, di cui l’AD da sola rappresenta il 60-70% di tutti i casi.
L’AD ha ancora molti unmet needs; infatti, nonostante numerosi studi e gli sviluppi della ricerca, l’efficacia degli attuali trattamenti farmacologici resta limitata, principalmente indirizzata sui sintomi piuttosto che sulla progressione della malattia. L’identificazione di nuove soluzioni per approcci nel trattamento e prevenzione dell’AD resta una sfida per la ricerca: i prodotti naturali, quindi vari estratti vegetali, come fitocostituenti derivati diverse piante, ma anche polifenoli, flavonoidi e alcaloidi, impiegati nell’ambito di medicine complementari potrebbero costituire un approccio di supporto per migliorare la memoria e le prestazioni cognitive.
I benefici degli estratti naturali
Miglioramento della funzione colinergica e cognitiva, maggiore reperibilità e maneggevolezza nel trattamento rispetto ad altre terapie, minore tossicità e effetti collaterali, capacità di passare con facilità barriera ematoencefalica (BEE). Sono alcune delle potenzialità dei medicinali a base di erbe che spingono a studiare l’impiego delle sostanze naturali e dei loro effetti sull’AD.
L’attuale studio punta, ad esempio, a indagare come e se i meccanismi di azione di questi prodotti potrebbero impattare sull’aggregazione amiloide, sull’iperfosforilazione della proteina tau, sullo stress ossidativo e sulla neuroinfiammazione per compensare gli svantaggi delle terapie farmacologiche convenzionali, quali gli inibitori dell’acetilcolinesterasi e gli anticorpi monoclonali anti-amiloide.
Oltre a affrontare questioni sul dosaggio e biodisponibilità delle sostanze naturali, questo studio ha provato a identificare, quali fra questi composti dimostrino un possibile potenziale nel modificare alcuni percorsi patologici, concentrando poi l’interesse su alcune sostanze in particolare. Ad esempio curcumina, Ginkgo biloba e Ocimum tenuiflorum., Ashwagandha (Withania somnifera), Rosemary (Rosmarinus officinalis), Bacopa monnieri, Camellias e diversi altri potrebbero rappresentare una possibile soluzione. Infine lo studio ha voluto indagare lo stato attuale della ricerca e dei trial clinici al fine di valutare la possibilità di incorporare questi composti naturali negli attuali piani di trattamento dell’AD.
La metodica dello studio
Utilizzando database accademici i ricercatori hanno selezionato gli studi sottoposti a revisione paritaria pubblicati tra il 2015 e il 2024, riuscendo così a identificare 66 fitocostituenti isolati da 21 piante distinte che avrebbero mostrato efficacia nella gestione dell’AD, sui quali – secondo gli autori – la futura ricerca dovrebbe concentrarsi.
Tra le maggiori evidenze l’utilizzo di materiali naturali si rivela promettente nella personalizzazione delle terapie sulla base delle caratteristiche genetiche e ambientali per il trattamento dell’AD: gli sviluppi in queste aree della ricerca stanno dimostrando, ad esempio, come le differenze genetiche, comprese le mutazioni nei geni APOE, PSEN1 e PSEN2, possano influenzare la suscettibilità di una persona all’AD e la sua reazione alle sostanze naturali.
I flavonoidi, ad esempio, hanno dimostrato diversi livelli di efficacia in base alle alterazioni del metabolismo e alle predisposizioni genetiche. Ciò suggerisce che le terapie con prodotti naturali possono essere massimizzate allineandole a variabili contestuali come l’alimentazione, lo stile di vita e l’esposizione a inquinanti, potendo, anch’essi, modificare il rischio di AD.
Poiché le terapie naturali possono agire su molti percorsi interconnessi nell’AD e in maniera sinergica, sarà fondamentare riuscire a lavorare contemporaneamente su stress ossidativo, infiammazione, accumulo di beta-amiloide, iperfosforilazione della proteina tau e perdita sinaptica, potenziando così l’efficacia del trattamento grazie alla combinazione di più sostanze naturali.
Per ottimizzare questi benefici sinergici, mantenendo al contempo sicurezza e biodisponibilità, la ricerca futura dovrebbe concentrarsi sulla determinazione delle migliori combinazioni, dosaggi e formulazioni dei vari prodotti naturali e delle loro efficacia di azione. Insieme agli sviluppi della farmacogenomica e della medicina personalizzata, nanoparticelle, liposomi e micelle polimeriche offrono il potenziale per personalizzare i trattamenti a base di prodotti naturali in base al profilo genetico unico di ciascun paziente, aprendo la strada ad approcci più sicuri, efficaci e specifici per ogni paziente nella lotta contro l’Alzheimer.
Fonte
Thawabteh AM, Ghanem AW, AbuMadi S et al. Promising natural remedies for Alzheimer’s Disease therapy. Molecules, 2025, 30(4):922. Doi: 10.3390/molecules30040922
 
            