Oltre l’80% di pazienti oncologici assumerebbe degli integratori per contrastare gli effetti collaterali indotti dalle terapie, prevalentemente chemioterapia e immunoterapia, secondo le evidenze più recenti. Dati, elevati, che hanno spinto la ricerca a indagare da un lato eventuali possibili interazioni fra gli integratori, un concentrato di vitamine, sali minerali ed altri nutrienti, e i trattamenti tradizionali e dall’altro a valutare fra i tanti integratori quali siano i maggiormente utilizzati dalla popolazione oncologica.
Chiaro l’obiettivo dell’indagine: educare il paziente a uno uso responsabile e consapevole di questi “strumenti”, dopo la prescrizione medica. È dunque compito, prioritario, degli oncologi e/o degli specialisti non solo monitorare l’impiego degli integratori di origine vegetale da parte del paziente ricorrendo, se necessario, agli opportuni sistemi di fitovigilanza e farmacovigilanza per valutarne i possibili rischi di interazione con la terapia in atto al fine di non incorrere in un inquadramento scorretto di eventuali reazioni avverse, così come di tossicità del trattamento convenzionale o di progressione della malattia.
Le interazioni
Sono possibili le interazioni fra integratori e farmaci chemioterapici, mantenendosi su livelli in gran parte moderati (50%) o in alcuni casi importanti (38%). Gli integratori sono assunti dal paziente per controllare alcuni dei disagi/disturbi fra i più comuni indotti dai trattamenti oncologici: dall’insonnia alla depressione reattiva, dalle alterazioni dell’ambito psico-sessuale alla fatigue che influenzano la qualità della vita in generale e lo svolgimento delle attività quotidiane.
L’uso degli integratori, da parte dei pazienti è, tuttavia, spesso scorretto legato alla convinzione che, essendo rimedi prevalentemente erboristici, non diano tossicità o che non impattino sull’efficacia dei trattamenti in corso. La maggiore criticità è rappresentata proprio dalla difficoltà di stimare con accuratezza eventuali effetti avversi, al pari di possibili interazioni, a causa della scarsità di studi di letteratura. Le attuali evidenze sembrano dimostrare che le maggiori interazioni si manifestino principalmente a livello dell’assorbimento e del metabolismo.
I più utilizzati e i possibili effetti sulle terapie
Sono diversi gli integratori utilizzati dai pazienti, finalizzati a ridurre alcuni dei prevalenti disagi/disturbi indotti dalle terapie. Fra quelli più frequenti si includono:
- Iperico/Erba di San Giovanni: a fronte di un effetto lenitivo, può impattare sull’efficacia di molti farmaci, tra cui gli inibitori delle tirosinkinasi, quali Imatinib, alterando il metabolismo del fegato.
- Aloe: è di norma impiegata per contrastare la stitichezza. Agendo a livello intestinale, potrebbe influire sull’assorbimento di alcuni farmaci chemioterapici o antidiabetici.
- Ginseng: è privilegiato in caso di stanchezza, tuttavia con noti effetti su diverse terapie ematologiche.
- Vitamine: Q10, glutatione, Vitamina E e A, beta carotene. Questo pool di sostanze sono prescritte e indicate per l’azione depurativa e antiossidante, tuttavia possono incidere sull’efficacia di antracicline (doxorubicina), sali di platino (cisplatino, carboplatino), agenti alchilanti (ciclofosfamide, ifosfamide), antibiotici citotossici (bleomicina, mitomicina-C), in misura variabile e dipendente dalla produzione di specie reattive dell’ossigeno (ossidative) e dall’induzione di apoptosi. Inoltre, in relazione alla dose e al contesto cellulare, queste vitamine possono svolgere anche una azione pro-ossidante, peggiorando lo stato infiammatorio.
Integratori che potenziano l’efficacia della chemioterapia
Curcumina, cardo mariano, zenzero e diversi altri fitoterapici, secondo i risultati di alcuni studi preclinici, potrebbero favorire e potenziare l’efficacia dei chemioterapici, sfruttando specifiche sinergie che impattano sulla maggiore sensibilità delle cellule tumorali ai trattamenti, quindi migliorando la risposta terapeutica, con conseguente potenziale riduzione anche della tossicità delle cure. Fra questi:
- Curcumina. Derivato polifenolico della famiglia dei curcuminoidi, dalle note proprietà antiossidanti e antinfiammatorie, favorirebbe l’effetto dei farmaci citotossici, inducendo l’apoptosi in varie linee cellulari di tumori, anche di origine linfoide e mieloide.
- Cardo Mariano o cardo latteo ( Silybum marianum). Lega i principi biologicamente attivi, come silibina, silicristina e silidianina, ai semi impiegati soprattutto nell’allestimento di capsule, estratti, polveri e tinture. Il cardo mariano è indicato in caso di sofferenza organica e funzionale del fegato tipiche di epatiti, cirrosi e steatosi, mentre le proprietà colagoghe, cioè di escrezione della bile, possono contribuire a preservare la colecisti da alcuni disturbi. Inoltre al cardo mariano si riconoscerebbero capacità diuretiche, di riduzione di colesterolo e zuccheri nel sangue. L’impiego resta comunque prevalentemente associato alle proprietà epatotrope e epatoprotettive, aiutando a limitare i danni epatici e renali indotti da alcuni farmaci antitumorali quali Cisplatino e Doxorubicina.
- Zenzero. I gingeroli (amari e pungenti) e i suoi derivati come zingerone e shogaoli, e componenti volatili dell’olio essenziale, sono i principali principi attivi che correlano a questa radice impiegata prevalentemente per l’azione sedativa della nausea. Va assunta a dosaggio moderato in quanto, se in eccesso, può stimolare dolori e bruciori di stomaco, disturbi intestinali con flatulenza e diarrea e interferire con gli anticoagulanti orali.
- Tè verde. Ricco di polifenoli, i maggiori effetti si attribuiscono però all’Epigallocatechina gallato (EGCG) cui si lega la capacità di rafforzare le difese antiossidanti, quindi di ridurre il danno a carico delle cellule e dei tessuti in generale. Al tè verde, inoltre, si riconoscebbero anche proprietà antitumorali, con specifiche capacità di preservare le cellule sane da possibili mutazioni, inibendo all’opposto la proliferazione di quelle cancerose, così come di offrire sensibili benefici per il sistema cardiovascolare, contrastando/riducendo la formazione di coaguli, grassi e colesterolo nel sangue, quindi dello sviluppo di aterosclerosi e malattie coronariche. In ultimo, il tè verde sembrerebbe in grado di preservare il sistema respiratorio da danni da fumo. Tra gli effetti collaterali, il tè verde consumato in grandi quantità, per il suo contenuto di caffeina, potrebbe favorire la comparsa e/o il peggioramento di stati di ansia, nervosismo e insonnia e, per altri fattori, influire sul funzionamento della tiroide. La bevanda va evitata in corso di terapie con inibitori del proteasoma (bortezomib) poiché le catechine, legandosi al farmaco, potrebbero impedire/limitare l’efficacia terapeutica.
- Boswellia serrata. Appartenente alla famiglia delle Burseracae, lega la sua efficacia a una serie di principi attivi, tra cui AKBA (acetil-11-ketobeta-boswellico), preferibilmente impiegati in estratto secco, tintura madre ed oli essenziali. La Boswellia serrata viene utilizzata in diversi contesti patologici: artriti, artrosi, malattie infiammatorie intestinali, asma. Mentre in ambito oncologico sembrerebbe capace di ridurre lo stato (pro)infiammatorio, inibendo la formazione di radicali liberi e citochine pro-infiammatorie a favore di quelle antinfiammatorie, ma anche di incrementare l’attività degli enzimi antiossidanti delle cellule e del fegato, di attivare fattori pro-apoptocici e antiproliferativi delle cellule neoplasiche. È fondamentale attenzionare i dosaggi: in caso di eccessi, la boswellia serrata potrebbe infatti stimolare eruzioni cutanee, diarrea e nausea. Possibile interazione con gli anticoagulanti orali.
Alimenti da evitare
Succo di pompelmo e arance amare, contenenti potenti inibitori di enzimi epatici, responsabili del potenziale aumentano della tossicità dei farmaci oncologici, sono da evitare in corso di terapia.
Fonte
Lee RT, Kwon N, Wu J et al. Prevalence of potential interactions of medications, including herbs and supplements, before, during, and after chemotherapy in patients with breast and prostate cancer. Cancer, 2021, 127(11):1827-1835. Doi: 10.1002/cncr.33324.
Asher GN, Corbett AH, Hawke RL. Common Herbal Dietary Supplement-Drug Interactions. Am Fam Physiscian, 2017, 96(2):101-107. https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/28762712/


