L’assunzione di spirulina tramite la dieta potrebbe contribuire in modo naturale e sostenibile a gestire l’ipertensione, soprattutto nei soggetti a rischio, con maggiore efficacia rispetto all’impiego di altre alghe commestibili come Chlorella, Wakame o Kombu. Lo suggerisce un recente studio pubblicato sul Journal of Human Nutrition and Dietetics.

La spirulina

Le alghe commestibili, compreso la spirulina, spesso parte integrante della dieta asiatica, sono disponibili in varie forme: secche, fresche, in polvere, estratti, alimenti funzionali e integratori. Ricche di composti bioattivi, quali fucoidano, peptidi, potassio, antiossidanti, acidi grassi omega-3 e polifenoli, insieme a nitrati inorganici presenti in specie come Nori e Kelp, possono influenzare positivamente la salute cardiovascolare, ad esempio favorendo la riduzione della pressione arteriosa (PA). 

Lo studio attuale sembra confermare queste tesi, evidenziando una diminuzione della PA sistolica di oltre 5 mmHg, con efficacia due volte superiore rispetto ad altri tipi di alghe studiati. A tale conclusione i ricercatori sono giunti dopo avere estrapolato dai principali data base, Scopus, Cochrane e PubMed, studi pertinenti che includessero adulti sani o affetti da patologie croniche, come sindrome metabolica, ipertensione, obesità/sovrappeso o diabete, e riportassero dati relativi alla PA.

Inoltre, sono state condotte analisi per sottogruppi per valutare gli eventuali effetti in base al tipo di alga, al dosaggio, alla pressione arteriosa diastolica (DBP) e sistolica (SBP) basali, allo stato di salute e alla durata dell’intervento. È stata infine eseguita un’analisi di meta-regressione per valutare l’associazione tra dosaggio di alghe e risultati relativi alla pressione arteriosa.

Il disegno dello studio

Sono stati inizialmente identificati 693 studi unici, presenti in letteratura, poi ridotti a 29, condotti in 12 paesi tra il 2001 e il 2022, per un tortale di 1.583 individui di età compresa tra 18 e 86 anni. Questi includevano 27 studi randomizzati controllati paralleli e due crossover, con durate variabile da quattro e 104 settimane. Otto studi includevano adulti sani ed i restanti popolazioni con condizioni di rischio cardiometabolico

In totale, 19 studi hanno esaminato gli effetti delle microalghe, ad esempio Spirulina, Chlorella sulla PA e 10 altre macroalghe, tra cui Wakame o KombuLa maggior parte degli studi impiegava le alghe commestibili sotto forma di integratori, altri in compresse, pillole, bevande o polvere: nello specifico 12 studi sono ricorsi a alghe commestibili intere, e 17 a estratti o composti bioattivi isolati. 

L’assunzione giornaliera di alghe variava tra 0,001 g e 8 g al giorno. I valori basali di pressione sistolica (PAS) erano compresi tra 114 mmHg e 156 mmHg, mentre la pressione diastolica (PAD) basale era variabile da 68 mmHg a 94 mmHg. Complessivamente, 19 studi hanno riportato riduzioni di PAS e PAD a seguito dell’intervento con alghe, dove l’effetto di un consumo avrebbe fatto osservare una significativa riduzione della pressione arteriosa sistolica (PAS) e della pressione arteriosa diastolica (PAD) rispettivamente di -2,05 mmHg e -1,87 mmHg, sebbene con elevata eterogeneità (I² = 75% per la PAD; I² = 68% per la PAD). L’aggiunta di alghe intere in polvere agli alimenti, come le insalate, ha mostrato risultati migliori rispetto agli integratori incapsulati in diversi studi.

Le analisi dei sottogruppi hanno poi rivelato la capacità delle microalghe di produrre i maggiori benefici (PAD: -3,43 mmHg; PAD: -2,06 mmHg), rispetto alle macroalghe che non avrebbero mostrato effetti significativi. Le alghe intere hanno ridotto significativamente la PAD (-3,96 mmHg) e la PAD (-2,82 mmHg), significativamente, all’opposto degli estratti/composti bioattivi che non avrebbero dato alcun risultato

Fra le macroalghe impiegate, la spirulina sarebbe stata la più efficace, riducendo la pressione sistolica di -5,28 mmHg e la pressione diastolica di -3,56 mmHg. La clorella ha mostrato invece andamenti non significativi (pressione sistolica: -2,07 mmHg, p=0,131). Studi con un dosaggio di alghe ≥ 3 g/die farebbero invece rilevare una riduzione significativa della pressione diastolica (-3,05 mmHg) e della pressione sistolica (-3,71 mmHg), con riduzioni attestate per tutta la durata dello studio, sebbene i miglioramenti della pressione sistolica si sarebbero osservati soprattutto in studi più brevi (<12 settimane), mentre la pressione diastolica avrebbe richiesto interventi più lunghi (≥12 settimane). 

Riduzioni significative della pressione arteriosa si sono verificate solo nei soggetti con rischio cardiometabolico o pressione basale elevata (≥129 mmHg di pressione sistolica o ≥79 mmHg di pressione diastolica), mentre i soggetti sani non hanno riscontrato cambiamenti significativi. Gli anziani (≥46 anni) hanno riscontrato riduzioni maggiori

L’analisi di meta-regressione non avrebbe rilevato alcuna associazione significativa tra il dosaggio di alghe e le variazioni della pressione arteriosa sistolica (PAS). Tuttavia, la pressione arteriosa sistolica basale prediceva fortemente riduzioni sia della pressione arteriosa sistolica che della pressione arteriosa diastolica (PAS), Lo studio non ha esplorato meccanismi biologici, evidenziando una lacuna nella ricerca.

In conclusione

I risultati sembrano suggerire un significativo effetto sulla riduzione della pressione arteriosa associato alle microalghe intere (in particolare Spirulina ≥3 g/giorno per ≥12 settimane), specie in soggetti con pressione arteriosa elevata o rischio cardiometabolico. 

La pressione arteriosa sistolica basale è stata il più forte predittore di riduzione della pressione arteriosa. Gli autori avvertono che un consumo eccessivo di alghe (>5 g/giorno) può tuttavia comportare il rischio di introito di metalli pesanti/iodio, sebbene le microalghe come la Spirulina siano più sicure. Nel complesso, i risultati sottolineano il potenziale delle microalghe commestibili intere come approccio naturale e sostenibile per la gestione della pressione arteriosa, complementare ai trattamenti farmacologici esistenti.

In caso di pressione bassa

Non vi sarebbero studi specificatamente dedicati, né una regola generale che imponga di evitare il consumo di alghe commestibili in caso di pressione bassa; al contrario, alcune alghe come la spirulina e l’alga arame potrebbero essere “benefiche”, grazie al loro apporto di minerali, vitamine e ferro, utili a contrastare la pressione bassa e a ricaricare le energie. È importante, tuttavia, consultare un medico per valutare le cause della pressione bassa e ricevere indicazioni personalizzate. 

Fonte

Casas-Agustench P, Mínguez S, Brookes Z ed al. Edible Algae Reduce Blood Pressure in Humans: A Systematic Review and Meta-Analysis of Randomised Controlled Trials. Journal of Human Nutrition and Dietetics, 2025, 38(4), e70095. DOI: 10.1111/jhn.70095 https://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1111/jhn.70095