Anche un batterio potrebbe essere responsabile dell’insorgenza di alcune malattie croniche e/o condizionare la risposta a specifici trattamenti anche oncologici. Parliamo dell’assenza o ridotta presenza di Akkermansia muciniphila, batterio appartenente alla famiglia degli Akkermansia, studiato da diversi anni, di cui si sarebbe stabilita in epoca più recente una possibile correlazione con lo sviluppo di obesità, diabete, steatosi epatica, infiammazione, ma anche la potenzialità di condizionare la risposta a trattamenti immunoterapici nella malattia oncologica.

Sono le evidenze di uno studio pubblicato su Nature Reviews Gastroienterology & Hepatology (“Akkermansia muciniphila: paradigm for next-generation beneficial microorganisms”).

Il ruolo di Akkermansia muciniphila

Questo batterio, protagonista di diversi esperimenti su animali, avrebbe dato prova di corresponsabilità nell’insorgenza di diverse patologie metaboliche, croniche su base infiammatoria, da infiammazioni intestinale a disturbi neurodegenerativi, fino al cancro, così come nell’influenzare la risposta a terapie specifiche, immunoterapiche. Insomma, la sua assenza o ridotta presenza, misurata a livello di microbiota intestinale, condizionerebbe nel bene e nel male la salute dell’ospite.

Tutto parte dal primo ceppo di A. muciniphila, isolato nel laboratorio di Microbiologia di Wageningen nel 2004, in grado di degradare il muco e da cui la denominazione di MucT. Studi successivi hanno portato a dire che A. muciniphila sia uno specialista esclusivo della degradazione della mucina presente nell’intestino umano, sin dalla prima infanzia. Da qui l’interesse a testarne e studiare la presenza anche nell’uomo.

Gli esiti di studi sperimentali

Le ricerche di laboratorio ad oggi condotte volgono tutte in un’unica direzione e confermano l’interazione e l’azione di A. muciniphila in molteplici ambiti. Tra questi il metabolismo dei lipidi e del glucosio, l’infiammazione, l’immunità, la funzione cerebrale.

In buona sostanza gli studi attualmente condotti sembrerebbero attribuire ad A. muciniphila almeno tre potenzialità:

  • la capacità di migliorare obesità, diabete mellito di tipo 2 e di tipo 1, steatosi epatica, infiammazione intestinale e diversi tipi di cancro nei topi;
  • il contributo nel mantenere sana la barriera intestinale, a favore della migliore l’immunità e dunque della riduzione dell’insorgenza di stati infiammatori alla base di numerose malattie;
  • il coinvolgimento in numerosi meccanismi molecolari di specifici metaboliti o proteine di membrana e tipi di cellule ospiti o recettori.

Interessi ongoing e futuri della ricerca

Tali evidenze aprono nuovi orizzonti di indagine e sperimentazioni, alcuni già avviati, altri di prossimo interesse scientifico, con applicazione anche sull’uomo. Sono ad esempio in fase di studi:

  • la somministrazione del ceppo A. muciniphila MucT in coorti di popolazione affette da forme tumorali, diabete mellito di tipo 1, malattie del fegato, sindrome dell’intestino irritabile e/o malattia infiammatoria dell’intestino, malattie neurodegenerative, in funzione degli effetti benefici osservati in test preclinici sugli animali;
  • la valutazione di possibili esiti su molecole prodotte da A. muciniphila nelle malattie metaboliche o di altro tipo;
  • l’identificazione di fattori nutrizionali e ambientali in grado di contribuire al mantenimento di adeguati livelli di A. muciniphila nell’intestino in ottica preventiva per lo sviluppo d di specifiche malattie, cosi come analizzare se la correzione di abitudini alimentari, e dunque il migliore stato di salute del microbiota intestinale, possa potenziare la risposta clinico-terapeutica a determinati trattamenti;
  • indagare nell’uomo l’efficacia di A. muciniphila pastorizzato, a supporto di trattamenti concomitanti in presenza di sindrome metabolica o diabete mellito di tipo 2, secondo ad esempio un programma che preveda dieta ridotta, digiuno periodico e/o farmaci antidiabetici.

Fonte:

  • Cani PD, Depommier C, Derrien M, Everard A, de Vos WM. Akkermansia muciniphila: paradigm for next-generation beneficial microorganisms. Nat Rev Gastroenterol Hepatol. 2022 May 31.