La formazione in medicina complementare, a che punto siamo?

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È centrale nel processo di regolamentazione delle medicine non convenzionali/complementari (MnC/MC) nel nostro paese la formazione dei professionisti, sia mediante i corsi di base, sia con l’aggiornamento professionale. Le ultime risoluzioni della Commissione nazionale ECM hanno portato qualche novità positiva, e vale
dunque la pena fare il punto sulla situazione attuale. Prima però qualche cenno di storia recente.

Formazione in Medicina complementare

La formazione continua in medicina (ECM) è presente in Italia dal 2002, e al suo interno è sempre stato possibile accreditare la formazione in medicina complementare, presente come obiettivo formativo che consente l’accreditamento dei corsi. Anche oggi la lista degli obiettivi formativi riporta al punto 19 “Medicine non convenzionali: valutazione dell’efficacia in ragione degli esiti e degli ambiti di complementarietà”, dove l’accento oggi viene posto sull’evidenza scientifica. In altre parole, gli eventi formativi che riguardano questo specifico settore possono essere accreditati solo se includono nel programma
contenuti basati su prove di efficacia e medicine basate su evidenze scientifiche. Di conseguenza non dovrebbero essere accreditati eventi formativi di MC non collegati all’analisi e alla presentazione delle relative prove di efficacia, e questo potrebbe rappresentare un fattore limitativo per chi volesse approfondire aspetti teorici o lo sviluppo della ricerca “interna” alla metodologia terapeutica di ciascuna disciplina non convenzionale.

In compenso il documento allarga la platea degli utenti della formazione in medicina complementare, aggiungendo alle professioni già destinatarie della formazione – quelle di medico odontoiatra, veterinario e farmacista – anche le altre professioni sanitarie. Si tratta indubbiamente di un punto a favore del processo di integrazione delle medicine
complementari, visto che è in crescita il numero dei sanitari che lavorano nel Servizio pubblico curiosi di conoscerne i principi costitutivi e desiderosi di offrire ai pazienti, a partire dalle proprie competenze, anche terapie complementari. Al tempo stesso si allarga anche il numero delle discipline oggetto di ECM: sono infatti accreditabili, oltre alle discipline previste dall’Accordo Stato-Regioni (agopuntura, fitoterapia, omeopatia, omotossicologia, medicina antroposofica), gli eventi formativi di medicina tradizionale cinese, medicina ayurvedica e altre discipline inserite nei LEA regionali, ma anche, abbastanza sorprendentemente, il metodo Mezières, proponibile non solo al medico ma anche al fisioterapista.

Ma la novità più importante, che tuttavia vera e propria novità non è, dal momento che i presupposti esistevano già in precedenza, è l’esonero dall’acquisizione dei crediti formativi triennali (150) per i corsi relativi all’esercizio dell’agopuntura, della fitoterapia e dell’omeopatia (con le sue varie declinazioni previste dall’Accordo Stato e Regioni e Province Autonome di Trento e Bolzano del 7 febbraio 2013). I corsi “di base”, quindi quelli triennali, con almeno 500 ore di formazione frontale, con un tirocinio con tutoraggio, con esami finali validati dalla presenza di un delegato dell’Ordine dei medici provinciale, vengono così di fatto equiparati ai master universitari di primo e secondo livello, ai corsi di specializzazione in psicoterapia, ai corsi di formazione manageriale ecc.

In tempi come quelli attuali, caratterizzati dalla continua richiesta di arretramento sul fronte del riconoscimento e dell’integrazione delle medicine complementari, non è certo
una notizia di poco conto.

Elio Rossi, Direttore scientifico di Medicina Integrata