La musicoterapia potrebbe affiancarsi o nelle migliori delle ipotesi, una volta confermata la sua efficacia, proporsi come una eventuale possibile alternativa ai farmaci psicotropi, impiegati nella terapia gold standard per la gestione dei sintomi clinici e il disagio nei pazienti affetti da demenza. È quanto suggeriscono i risultati di uno studio pilota condotto in due reparti NHS (National Health Service) nel Regno Unito, pubblicato di recente su Frontiers in Psychiatry.

Demenza, una emergenza sanitaria

Si stima che, nel mondo, oltre 55 milioni di persone siano affette da demenza, di cui l’Alzheimer è la forma più comune, pari a circa il 70% di tutti i casi. Cifra destinata a crescere, con proiezioni che ipotizzano oltre 150 milioni di forme di malattia differenti entro il 2050, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Complice l’invecchiamento della popolazione e diversi altri fattori.

La demenza si profila, dunque, come una crisi sanitaria globale, con un impatto significativo sui sistemi sanitari e sulle famiglie. Tale previsione ha spinto la ricerca a valutare soluzioni efficaci per il contenimento del fenomeno in termini di incidenza e outcome e tra le strategie possibili un approccio musicale, una vera e propria musicoterapia clinica, erogata al paziente secondo protocolli ben definiti, potrebbe rispondere allo scopo.

Almeno stando ai risultati di uno studio pilota – il MELODIC, Music therapy Embedded in the Life Of Dementia Inpatient Care – condotto, con successo, presso due reparti NHS nel Regno Unito, da ricercatori della Anglia Ruskin University (Aru) in collaborazione con il Cambridgeshire and Peterborough Nhs Foundation Trust. Il programma non farmacologico è stato pensato per migliorare il benessere emotivo e comportamentale dei pazienti più vulnerabili, specificatamente dei pazienti affetti da demenza.

Lo studio

Ha inteso testare e valutare gli esiti del progetto/protocollo MELODIC in due reparti ospedalieri dedicati alla demenza, ovvero misurando la capacità dell’approccio nel finalizzare e dare risposta ai seguenti input:

  • Il MELODIC è fattibile e accettabile per l’implementazione nei reparti di salute mentale per la demenza? Ed in particolare il musicoterapista e il personale possono aderire all’intervento MELODIC?
  • Quali sono i requisiti di formazione per l’interventista? Quali i costi di erogazione? I metodi di ricerca sono fattibili e accettabili per pazienti, famiglie e personale?
  • Quali sono i potenziali risultati di MELODIC per chi eroga e riceve il trattamento in forma diretta come i pazienti e indiretta come famiglie, personale e care-giver?
  • Come può essere perfezionato MELODIC per migliorare la fattibilità, accettabilità e utilità dell’intervento?

Il progetto punta soprattutto a inserire all’interno dei team clinici un musicoterapeuta, figura professionale capace e preparata non solo a condurre sessioni musicali personalizzate, ma anche a elaborare piani di cura musicali adattati a ogni singolo paziente e fruibili da familiari e caregiver in un contesto di vita quotidiana, domiciliare.

Tra le attività sfruttabili nel programma di musicoterapia clinica vi sono, ad esempio, il canto, l’ascolto o l’uso di strumenti musicali dove la musica rappresenta e si qualifica potenzialmente come uno strumento relazionale e terapeutico, in grado di ridurre i livelli di angoscia e disorientamento che spesso accompagnano le persone affette da demenza, specie nei momenti più critici del ricovero.

I risultati

Lo studio pilota ha coinvolto, previo consenso informato, 28 pazienti, 13 familiari, 48 membri del personale, ed è stato completato da un numero sufficiente di partecipanti, secondo gli obiettivi di reclutamento. L’intervento di musicoterapia è stato erogato nell’arco di quattro settimane, durante le quali l’operatore ha tenuto un diario registrando tutte le interazioni con pazienti, personale e famiglie per misurare l’aderenza al trattamento.

Il rilevamento fra i vari stakeholder coinvolti (pazienti, familiari e personale) è stato condotto periodicamente: due volte prima e due volte dopo ll’intervento, comprendendo quindi dati di routine e interviste post-intervento.

I risultati finali mostrano un lieve miglioramento nella qualità della vita dei pazienti coinvolti nell’approccio di musicoterapia clinica, una riduzione nella gravità dei sintomi di disagio e tendenza a comportamenti disturbanti. All’opposto è stato osservato un leggero aumento nei livelli di agitazione, senza tuttavia la comparsa di eventi avversi o di incremento negli incidenti clinici segnalati in precedenza.

In conclusione

Gli autori stimano che il progetto abbia fornito iniziali dati promettenti, anche in termine di fattibilità in contesti di alta complessità come i reparti psichiatrici per la demenza e sostenibilità.

Il MELODIC ha infatti richiesto un investimento di circa 2.025 sterline al mese per il compenso del terapista e solo 400 sterline per l’acquisto dell’attrezzatura musicale. Potenzialità che rendono il progetto scalabile e replicabile in altri contesti clinici del sistema sanitario nazionale britannico (Nhs).

L’introduzione della musica nei reparti di demenza/psichiatria potrebbe pertanto rappresentare una rivoluzione nell’approccio alla malattia, comunque aprire la strada a nuove ricerche sull’impiego della musicoterapia nelle cure per la demenza, con l’obiettivo di integrare approcci più umani, empatici e sostenibili all’interno del sistema sanitario pubblico.

Fonte

Thompson N, Odell-Miller H, Pointon C et al. Music therapy embedded in the life of dementia inpatient care to help prevent and manage distress: a feasibility study to inform a future trial. Front. Psychiatry, 2025, Sec. Psychological Therapy and Psychosomatics, Volume 16. Doi: https://doi.org/10.3389/fpsyt.2025.1618324