La medicina e la ricerca della longevità, con la trattazione degli studi scientifici e delle tecnologie più attuali, si è incontrata con laboratori esperienziali, tenuti da esperti, ed educazionali per vivere in salute fino a cent’anni. Platea del Milan Longevity Summit (21-29 marzo 2025), il capoluogo lombardo che per il secondo anno consecutivo ha ospitato la kermesse in tre punti strategici della città: l’Università Statale, crocevia accademico apprezzato a livello mondiale, la Triennale, finestra di grandi mostre e eventi cittadini, il Teatro Franco Parenti, aperto da sempre a fare cultura in maniera innovativa e informale. Importanti le novità che hanno caratterizzato queste giornate milanesi.
L’apertura il 21 e 22 marzo
Protagonista la scienza e i suoi massimi esponenti. In primis due Premi Nobel, Shinya Yamanaka, della Kyoto (Giappone) e San Francisco University, scopritore di quattro geni che “ringiovaniscono” le cellule adulte, in grado di riportarle allo stadio staminale. «Questa scoperta – ha dichiarato Alberto Beretta, immunologo ed esperto di medicina della longevità, Direttore scientifico di SoLongevity e Presidente del comitato scientifico del Milan Longevity Summit – ha rivoluzionato la ricerca sulle cellule staminali permettendo di poter utilizzare cellule adulte riprogrammate, superando tutti i vincoli etici correlati fino a 20 anni fa all’impiego di cellule embrionali in studi di biologia.
Mentre la seconda lezione magistrale è stata tenuta da Venkatranam Ramakrishnan, premio Nobel, chimico della Cambridge University (Regno Unito) cui si deve la scoperta della struttura dei ribosomi, gli organelli attorno cui si organizza la sintesi delle proteine, e autore di numerose pubblicazioni e volumi sulla biologia dell’aging. Studi da cui si conclude che in attesa di tradurre in clinica l’innovazione scientifica, il “segreto” per una vita sana e longeva si lega all’adozione di comportamenti e abitiudini corretti, promotori di salute: attività fisica, alimentazione di tipo mediterraneo, astensione da fumo e alcool, promozione della salute mentale e così via».
Gli orologi epigenetici
L’epigenetica è stato un importante fil rouge delle sessioni scientifiche: di grande interesse gli studi sviluppati da ricercatori italiani che in maniera indipendente stanno lavorando, ciascuno, su un gene diverso correlato alla longevità: Paolo Garagnani, dell’Università di Bologna, che ha condotto importanti ricerche sulla genetica centenaria, Marco Sandri, dell’Università di Padova e Fabio Sallustio, dell’Università di Bari che ha incentrato le proprie ricerche sul gene kloto, ma anche studi internazionali. Tra questi, le ricerche condotte da Steve Horvath, padre della nuova scienza biologica, che ha sviluppato due orologi epigenetici, tra i più validati al mondo, per la misurazione dell’età biologica dell’organismo sulla base del benessere delle cellule, e i risultati di un suo recente lavoro in cui si dimostra che stili di vita e integrazione nutrizionale, con Omega 3 e Vitamina, possono rallentare l’orologio biologico.
La questione economica
«Sono risultati molto interessanti – ha proseguito il dottor Beretta – in cui si suggerisce come interventi a basso costo in un contesto di “vita reale”, quotidiana, possono avere un alto impatto sulla longevità e l’età biologica. L’aspetto dell’etica, e quindi della sostenibilità della ricerca della longevità con investimenti contenuti, saranno un elemento costante di tutto il Summit. La biologia della longevità che comprende ad esempio la medicina rigenerativa, il gene-editing, la riprogrammazione epigenetica, si avvale di tecniche molto interessanti dal punto di vista scientifico, ma altamente costose che stanno attirando l’attenzione di una élite, prevalentemente americana, e in misura minore in Europa e Italia, intenzionata a sfruttare i risultati di queste tecnologie. Una “corsa agli armamenti”, certamente poco etica e poco vantaggiosa per la scienza; se si dovesse consolidare una medicina di élite, ad uso dei pochi che se lo possono permettere, ciò rappresenterebbe una sconfitta per l’intero sistema, aumentando il divario già esistente in termini di aspettative di vita fra la popolazione. Ad esempio, in Inghilterra esiste una disparità di 20 anni fra le classi sociali più abbienti e coloro che anno meno disponibilità economiche. Anche in Italia, sebbene non a questi livelli, il divario fra fasce di popolazione resta marcato, come a dire che se sull’aspetto sociale si inseriscono tecnologie ad alto costo, si potranno generare nel futuro effetti devastanti con la creazione di pazienti/persone di serie A, la fascia dei ricchi, e di serie B, quelli dei poveri».
Il tema demografico
Sarà ripreso in più relazioni a Milano, ad esempio dall’intrevento di Francesco Billari, rettore dell’Università Bocconi di Milano, in cui è emerso un contesto italiano critico, di un paese in rapido invecchiamento in cui si vive a lungo, convivendo tuttavia con importanti patologie, in gran parte croniche che pesano sul Sistema Sanitario Nazionale (SSN), a rischio collasso in assenza di un ricambio generazionale nell’arco dei prossini 20-30 anni, che possa lavorare in difesa del SSN, sul fronte americano la parola è stata data a Eileen Crimmins, Presidente della cattedra AARP presso l’Università della California del Sud.
L’interesse alla biologia della longevità
A fare il punto sul tema sono interventi anche esperti del Consorzio AGE-It, un grande consorzio italiano che raccoglie circa 20 atenei con tutte le discipline legate all’invecchiamento, come la sociologia, la psicologia, la biologia, la medicina.
Un’altra importante realtà italiana presentata al Summit è stato il Programma CV-Risk, sostenuto dal Ministero della Salute, che raccoglie 18 IRCCS sulla prevenzione cardiovascolare che arruolerà 30 mila persone sane per approfondire le conoscenze e mettere a punto adeguate strategie di intervento.
«Un aspetto di rilievo emerso dal Summit – ha concluso il Direttore scientifico di SoLongevity – è che la medicina della longevità, tematica rimasta ad oggi di nicchia e elitistica, offerta da poche realtà mediche, sta diventando di interesse pubblico: per il SSN, il Ministero e i decisori politici in generale, su cui si stanno veicolando anche finanziamenti massicci con l’intento e l’auspicio di poter trasformare l’Italia in un hub scientifico sulla longevità. Già il mondo guarda al nostro Pease come un vero e proprio laboratorio di longevità, la cui popolazione rappresenta un campione per sudi sulla genetica dei centenari. Non a caso la dieta mediterranea è un modello internazionale per l’impostazione di stili alimentari sani e ricerche nutrizionali che sta polarizzando l’attenzione del pubblico e dello Stato, muovendo risorse e idee in maniera incisiva».
Infine, novità di quest’anno la replica, ridotta, del Summit in Vaticano che ha dato spazio alle relazioni dei due premi Nobel e di altri pochi speaker con particolare attenzione ai temi dell’etica, della sostenibilità e del sostentamento della popolazione anziana dopo l’esperienza pandemica, secondo il volere di Mons. Vincenzo Paglia, Presidente della Pontificia accademia della vita, promotore dell’iniziativa.
I laboratori di approfondimento e esperienziali
Ovvero momenti di incontro tra pubblico e esperti per divulgare e ricevere consigli pro-longevità, da applicare nella vita quotidiana.
Questi sono stati un’altra novità del Summit 2025, articolati su tre principali verticalità nelle giornate del 27-28-29 marzo. La prima: una visione di scenario dove la longevità si è posta come elemento cruciale per un cambiamento globale, legato a stili di vita, prodotti e servizi di aging, con un focus sulla percezione della salute fra i giovani, indagata da una ricerca ad hoc.
La seconda verticalità ha dettagliato l’approccio della longevità da parte della ricerca scientifica e universitaria in Italia e nel mondo. La terza, pratica, ha inteso mettere a terra i suggerimenti della medicina della longevità, su base scientifica, per tutti e nel vivere quotidiano.
In parallelo, laboratori esperienziali hanno consentito al pubblico di partecipare a sessioni mattutine di yoga, yoga ormonale, una nuova tecnica per supportare le donne in menopausa, yoga del respiro per l’apprendimento migliore dell’uso del diaframma e di tecniche di respirazione, ma anche a training sul sonno e su aspetti cognitivi per migliorare le riserva neuronali e ritardare il declino cerebrale. Infine sono state dedicate alle donne sessioni specifiche sulla Femgevity e la skin longevity care.