Ulteriore dimostrazione della capacità della dieta di influenzare il benessere, anche della mente, in età avanzata. Un ampio studio svedese del Karolinska Institutet and Stockholm University, durato 15 anni che ha indagato l’impatto di diversi regimi alimentari, sembra evidenziare che la MIND Diet, Diet Intervention for Neurodegenerative Delay, sia più efficace di altri stili dietetici nel proteggere cervello e cuore in età avanzata. La ricerca, pubblicata su Nature Aging, potrebbe dare nuove risposte sul contributo di una dieta sana nel rallentare l’avanzare di molteplici patologie in età avanzata, dalle malattie croniche a quelle neurodegenerative.
Lo studio
Ha esaminato l’associazione tra l’adesione a quattro diversi modelli alimentari, nello specifico l’Indice Infiammatorio Dietetico Empirico (EDII), l’Alternate Healthy Eating Index (AHEI), la Dieta Mediterranea Alternativa (AMED) e la MIND (Mediterranean–DASH Intervention for Neurodegenerative Delay), e la multimorbilità, quest’ultima definita come la presenza di due o più condizioni croniche.
Le evidenze sembrano confermare che la dieta mediterranea correli a un aumento più lento del carico di malattie croniche, a fronte invece dell’EDII, quindi di diete ricche di alimenti pro-infiammatori, che ne favorirebbero un più rapido accumulo. Analisi secondarie, inoltre, attesterebbero con sorpresa che la maggiore aderenza ad AMED si associ a un più rapido tasso di accumulo di malattie muscoloscheletriche. Di rilievo le evidenze sulla MIND, studiata in origine per preservare nel modo migliore possibile la salute del cervello, cui si aggiungerebbero benefici effetti anche sul rallentamento dell’accumulo di malattie cardiovascolari, estendendo l’azione positiva della MIND non solo a problematiche esclusivamente neurologiche.
Sul lato della multimorbilità, invece, alcuni studi avrebbero dimostrato che diete sane come l’AHEI, ne riducano l’impatto/insorgenza, all’opposto di regimi alimentari poco salutari, come la dieta occidentale, correlati a un rischio maggiore. Dati, tuttavia, derivati da studi che presentano alcuni limiti, quali un focus ristretto, brevi periodi di follow-up o disegni trasversali. Pertanto intento dell’attuale ricerca era valutare come e se l’aderenza a lungo termine a diversi modelli alimentari possa influenzare il tasso di accumulo di malattie croniche negli anziani.
I risultati
Lo studio, attuale, longitudinale si è avvalso in particolare di dati di una coorte svedese riferita a adulti residenti in comunità di età pari o superiore a 60 anni, con un’età media di 71,5 anni. I partecipanti, un campione iniziale di 3.363 poi ridotto a 2.473, escludendo quelli con informazioni dietetiche o demografiche chiave mancanti, sono stati valutati a intervalli regolari per 15 anni, con un monitoraggio periodico sia dei dati dietetici che della multimorbilità.
Nello specifico l’assunzione di cibo è stata misurata tramite questionari sulla frequenza alimentare ed è stata calcolata l’aderenza ai quattro modelli dietetici citati, mentre la multimorbilità è stata definita come il numero di malattie croniche e raggruppata per apparato (muscoloscheletrico, cardiovascolare e neuropsichiatrico).
Le analisi statistiche hanno utilizzato modelli misti lineari per esaminare come l’aderenza alla dieta influisse sul tasso di accumulo della malattia nel tempo, aggiustando per potenziali fattori confondenti. È emerso, in generale, che le patologie muscoloscheletriche non abbiano alcun legame con la dieta, sebbene – come detto – l’AMED sembra associarsi a una progressione più rapida di queste patologie.
Il lungo periodo di osservazione dei partecipanti di cui la gran parte presentava multimorbilità al basale, ha così permesso di rilevare come modelli alimentari più sani quali AMED, AHEI e MIND fossero associati a un aumento più lento del numero totale di malattie croniche, rispetto a EDII che ne favoriva un accumulo più rapido. Ad esempio, partecipanti con maggiore aderenza alle diete MIND e AHEI avevano accumulato nell’arco di 15 anni circa due condizioni croniche in meno rispetto a quelli meno perseveranti, con andamenti particolarmente veri per le condizioni cardiovascolari e neuropsichiatriche.
All’opposto non sono state osservate associazioni significative per le malattie muscoloscheletriche in nessuno dei modelli alimentari. Anche il genere, ad esempio le donne beneficerebbero maggiormente della protezione cardiovascolare da diete sane rispetto agli uomini, sebbene questa differenza non sia stata confermata dopo una rigorosa correzione statistica per confronti multipli, e l’età sembrerebbero costituire una importante discriminante. Ad esempio in partecipanti di età superiore ai 78 anni, le diete MIND e AHEI avrebbero mostrato associazioni più forti con una riduzione dell’accumulo di malattie neuropsichiatriche. Ancora, è stato osservato che le associazioni tra AMED e multimorbilità cardiometabolica erano più deboli rispetto ad AHEI o MIND e non statisticamente significative in alcune analisi.
Nel complesso, AHEI ha generalmente mostrato la più forte associazione protettiva tra i modelli dietetici. Nello specifico: MIND: ha mostrato intervallo basale: 2–12; 1 deviazione standard = 1,74, AHEI: intervallo basale: 29,9–91,7; 1 deviazione standard = 9,82, AMED: intervallo basale: 0–9; 1 deviazione standard = 1,76 e EDII: intervallo basale: da -1,36 a 2,70; 1 deviazione standard = 0,30.
In conclusione
Lo studio sembra sottolineare che iniziare a mangiare sano prima che le malattie si accumulino potrebbe essere fondamentale: l’aderenza a lungo termine a modelli alimentari sani, in particolare AMED, AHEI e MIND, sembra infatti correlare a un accumulo più lento di malattie croniche, in particolare a condizioni cardiovascolari e neuropsichiatriche negli anziani, vanno tuttavia tenuti conto alcuni limiti dello studio fra cui la mancanza di informazioni dietetiche pre-basali, il potenziale di causalità inversa e il campione urbano e altamente istruito dello studio, che non permettono la generalizzabilità. Mentre dall’altro gli effetti protettivi della dieta possono essere spiegati dalla riduzione dell’infiammazione, un fattore chiave nelle malattie legate all’invecchiamento.
Fonte
Abbad-Gomez D, Carballo-Casla A, Beridze G, et al. Dietary patterns and accelerated multimorbidity in older adults. Nature Aging (2025). DOI: 10.1038/s43587-025-00929-8 https://www.nature.com/articles/s43587-025-00929-8


