La curcumina potrebbe rappresentare un “bioattivo” efficace nel ridurre l’infiammazione. Una potenzialità che qualifica questa sostanza come una possibile opportunità nella gestione di diverse patologie che hanno nell’infiammazione un denominatore comune, con benefici associati anche alla funzione cognitiva e salute intestinale, sottolineando ancora una volta il legame intrinseco di quest’asse – intestino-cervello – ma anche della possibile azione della curcumina sulla composizione del microbiota intestinale. Non ultimo, si sarebbe osservata anche una azione positiva sul peso ponderale, utile nella gestione malattie metaboliche, ad esempio sovrappeso e obesità. È quanto suggerirebbe una recente review di ricercatori italiani su Nutrients.
Le proprietà della curcumina
Diversi studi riconoscono alla curcumina una azione antiossidante e anti-infiammatoria, con effetti potenziali sulla gestione e controllo dell’infiammazione con benedici verso specifiche malattie, metaboliche e cronico-degenerative, così come si postula anche una azione modulante sulla composizione del microbiota intestinale.
Effetti che sono correlati ai meccanismi della curcumina: inizialmente metabolizzata a livello di fegato e intestino, la sostanza incontra poi un secondo livello di metabolizzazione, operato dal microbiota intestinale, nel colon dove la curcumina libera diversi metaboliti tra cui la diidrocurcumina e tetraidrocurcumina, ciascuno con specifiche proprietà anti-ossidanti e antinfiammatorie.
Ulteriore potenzialità della curcumina sarebbe un controllo efficace sul peso: diversi studi clinici randomizzati assocerebbero l’assunzione di 1,5 grammi di curcumina al giorno per 1 mese a una riduzione del BMI (Body Mass Index), con effetti tanto migliori se uniti anche a cambiamenti nello stile di vita, ciò indipendentemente dalla bassa biodisponibilità dovuta al rapido metabolismo e quindi anche una bassa concentrazione ematica.
Mentre studi preclinici sperimentali, su modelli cellulari in vitro, sembrano fare osservare la capacità di azione della curcumina sul processo di differenziazione/riduzione e rallentamento dei pre-adipociti in adipociti, a favore di un possibile controllo sul peso.
Ancora, la curcumina avrebbe un effetto modulante sull’attività dell’Amp-activated Kinase, un enzima cruciale che agisce da “sensore di energia” cellulare che si attiva in condizioni di basso livello energetico, quando l’AMP (adenosina monofosfato) aumenta rispetto all’ATP (adenosina trifosfato), sul controllo e riduzione della lipogenesi, di stimolazione della beta-ossidazione degli acidi grassi con inibizione della sintesi dei trigliceridi e della trasformazione del tessuto adiposo bianco in tessuto adiposo bruno, laddove si esprimono i geni correlati alla termogenesi.
Neuroinfiammazione e obesità, l’asse intestino cervello
È noto che il rimodellamento disfunzionale del tessuto adiposo e l’infiammazione cronica svolgono un ruolo critico nello sviluppo di complicanze metaboliche. Aspetti sui quali la curcumina potrebbe avere un qualche effetto. Le proprietà antinfiammatorie sarebbero infatti correlate all’inibizione della via NF-κB, che porta alla riduzione dei marcatori infiammatori negli adipociti e nei macrofagi, e in parallelo una azione modulante a livello dello stress ossidativo, grazie all’attivazione della via NRF2, favorirebbe il miglioramento delle difese antiossidanti cellulari.
Non ultimo è stato osservato un possibile beneficio anche salute intestinale: la curcumina agirebbe da modulatore della composizione del microbiota, rafforzandone così la funzione-barriera intestinale e diminuendo l’infiammazione sistemica. Questa interazione con l’asse intestino-cervello evidenzia le più ampie implicazioni della curcumina nella neuroprotezione, estesa anche alla funzione cognitiva e mitigazione della neuroinfiammazione in alcune malattie neurodegenerative come l’Alzheimer. Pertanto, la curcumina è si qualifica come un promettente agente poliedrico nella gestione dell’obesità e delle patologie associate.
In futuro
Sono allo studio nuovi metodi di somministrazione della curcumina che ne potrebbero ottimizzare l’utilizzo, tra l’inclusione in nanocapsule, la formulazione in liposomi, a vantaggio di una migliore e maggiore biodisponibilità e stabilità, quindi di effetti terapeutici potenziati.
Inoltre, si pensa allo sviluppo di soluzioni integrate a tecnologie sulla base delle “omiche” come la metagenomica, la metabolomica o la trascrittomica, utili a individuare la variabilità individuale nella risposta all’integrazione con curcumina e a identificare potenziali biomarcatori di efficacia e reattività.
Opportunità che potrebbero essere traslate poi nello sviluppo di strategie nutrizionali e terapeutiche personalizzate, adattate alla composizione del microbiota, al background genetico e al profilo metabolico del paziente, quindi con maggiore efficienza ed efficacia. Una nuova visione della curcumina? Forse. Se ulteriori studi dovessero confermare queste potenzialità, la curcumina potrebbe essere valutata come un nutraceutico di interesse e un adiuvante nella medicina di precisione, in particolare nella gestione dell’obesità e dei disturbi correlati alla neuroinfiammazione. Ma, come detto, prima che la curcumina possa essere pienamente integrata in protocolli terapeutici, servono dati di evidence-based.
Fonte
Cerullo M, Armeli F, Mengoni B et al. Curcumin modulation of the gut–brain axis for neuroinflammation and metabolic disorders prevention and treatment. Nutrients, 2025, 17(9), 1430. Doi: https://doi.org/10.3390/nu17091430


