Si insidiano ovunque, arrivando anche nel cuore. Nuovi studi confermano la presenza di microplastiche e nanoplastiche, prevalentemente a base di polietilene o polivinilcloruro, due dei composti plastici più utilizzati al mondo, presenti nella maggior parte dei prodotti di plastica, nelle arterie.

Pertanto responsabili del rischio di patologie cardiovascolari, ad alto impatto come infarti, ictus, e dell’incremento della mortalità.

È quanto racconta un lavoro, italiano, dell’Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli, pubblicato sul New England Journal of Medicine.

Il ruolo dell’inquinamento

Il ruolo dello smog è stato ampiamente dimostrato nello sviluppo di malattie croniche delle vie respiratorie, come asma e bronchiti, e di patologie oncologiche come lo sviluppo di tumori polmonari ad esempio.

Oggi emerge in maniera sempre più marcata anche il danno indotto dall’inquinamento a organi vitali, tra questi il cuore, incidendo in maniera importante sulla mortalità vascolare. Non parliamo dei gas di scarico o di altre forme di inquinamento atmosferico, ma delle microplastiche e nanoplastiche (MNP): un problema ad altra criticità.

Sostanze che sono state rilevate anche nelle arterie; evitare l’esposizione alle MNP, quindi al loro assorbimento, è pressoché impossibile sia per la capillare diffusione, sia per la produzione di plastica in costante aumento, sia per la dipendenza attuale da questo materiale.

I danni sulla salute sono gravi: la plastica infatti è inerte, non è biodegradabile, non viene espulsa, dunque si accumula “silenziosamente” nell’organismo, diffondendosi poi nei tessuti, nelle urine, nel sangue, nel latte materno. E nel cuore appunto.

Lo studio

Osservazionale, prospettico, multicentrico, è stato condotto su 304 pazienti in totale, di cui 257 hanno completato un follow-up medio (±DS) di 33,7±6,9 mesi, sottoposti a endarterectomia carotidea per malattia carotidea asintomatica.

Dallo studio si evince che pazienti che mostravano MNP nella placca aterosclerotica avevano un rischio più alto di un composito di infarto miocardico, ictus o morte per qualsiasi causa a 34 mesi di follow-up rispetto a quelli in cui non erano state rilevate MNP. Per verificare la presenza di MNP, i ricercatori sono ricorsi all’’uso di pirolisi-gascromatografia-spettrometria di massa, analisi degli isotopi stabili e microscopia elettronica. I biomarcatori infiammatori sono stati valutati con saggio immunoenzimatico e saggio immunoistochimico. 

L’analisi ha rilevato la presenza di polietilene nella placca dell’arteria carotidea di 150 pazienti (58,4%), con un livello medio di 21,7±24,5 μg per milligrammo di placca; 31 pazienti (12,1%) presentavano anche quantità misurabili di cloruro di polivinile, con un livello medio di 5,2±2,4 μg per milligrammo di placca. 

La microscopia elettronica ha, inoltre, rivelato particelle estranee visibili, tra i macrofagi della placca e sparse nei detriti esterni, mentre l’esame radiografico ha mostrato che alcune particelle contenevano anche cloro. 

I pazienti in cui sono stati rilevate MNP all’interno dell’ateroma sono risultati a più alto rischio di un evento endpoint primario cardiovascolare rispetto a quelli in cui queste sostanze non erano presenti (hazard ratio, 4,53; intervallo di confidenza al 95%, da 2,00 a 10,27; P < 0,001).

In buona sostanza, lo studio conferma i dati di ricerche sperimentali su animali e colture cellulari precedentemente condotte che avevano hanno dimostrato come l’accumulo di MNP fosse causa di stress ossidativo, infiammazione e morte cellulare per apoptosi o piroptosi, processi alla base di tutte le patologie. 

La relazione è evidente anche nell’uomo: placche aterosclerotiche, costituite da depositi di grasso, quando contaminate dalla plastica, risultano più infiammate, friabili e a rischio di rottura, uno status che aumenterebbe di almeno due volte il rischio di infarti, ictus e mortalità rispetto a placche non contaminate.

Le azioni individuali

Per diminuire le MNP nell’ambiente (e nell’organismo), occorre educarsi a comportamenti virtuosi, fra questi non acquistare (o limitare) alimenti avvolti o contenuti nella plastica, preferendo prodotti conservati in vetro, usare utensili realizzati in altri materiali, come legno, porcellana o ceramica, evitare plastica monouso, riciclare quanto più possibile, non disperdere i propri rifiuti di plastica nell’ambiente.

Fonte

Marfella R, Prattichizzo F, Sardu C et al. Microplastics and Nanoplastics in Atheromas and Cardiovascular Events. N Engl J Med 2024, n.° 10, 390:900-910. DOI: 10.1056/NEJMoa2309822

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