Una volta erano i fermenti lattici, ora sono probiotici, prebiotici e simbiotici.
Ma cosa sono esattamente?
Il ministero della Salute italiano ha già da tempo definito in modo chiaro i tre termini.
Probiotici
Quelli che un tempo erano noti genericamente come “fermenti lattici” devono rispondere a criteri specifici per essere considerati probiotici. Il termine deriva dal greco pro-bios, a favore della vita. In particolare i probiotici devono arrivare vivi all’intestino, essere in grado di insediarsi e di colonizzarlo sopravvivendo all’ambiente acido dello stomaco e ai sali biliari nella prima parte dell’intestino, influenzare positivamente la flora intestinale contrastando i batteri pericolosi, favorire le difese immunitarie.
Prebiotici
Un prebiotico è una sostanza di origine alimentare non digeribile che, se assunta in quantità adeguata, è in grado di promuovere selettivamente la crescita e/o l’attività di uno o più batteri già presenti nel tratto intestinale o assunti contestualmente tramite alimenti, integratori o farmaci. Ne sono alcuni esempi le fibre idrosolubili non gelificanti tra cui i beta-glucani, i fructani, gli oligofruttosaccaridi, le inuline, il lattitolo, il lattosaccarosio, il lattulosio, le pirodestrine e gli oligosaccaridi della soia.
Simbiotici
Con il termine simbiotico, infine, si intende l’associazione tra probiotici e prebiotici con un effetto benefico sinergico sulla salute. Migliorano la sopravvivenza dei probiotici e contribuiscono a formare un substrato specifico alla flora batterica intestinale già residente. Tenuto conto dell’enorme numero di combinazioni possibili prebiotico+probiotico, il campo di applicazione dei simbiotici nella modulazione del microbiota intestinale sembra molto promettente. Alcuni effetti riconosciuti includono un miglioramento dell’intolleranza al lattosio e dell’assorbimento di alcuni minerali come calcio, ferro e magnesio. È anche nota la capacità di svolgere un’azione normalizzante su motilità, assorbimento e secrezione intestinali. Hanno ruolo protettivo contro infiammazioni e infezioni a carico dell’intestino, in particolare nelle forme diarroiche.
I probiotici in commercio contengono un solo microorganismo?
No. Spesso si somministrano più tipi contemporaneamente. Le aziende farmaceutiche hanno studiato, in base ai risultati delle moltissime ricerche che si svolgono in questo ambito, delle combinazioni bilanciate di più specie che hanno maggiore probabilità di ripristinare l’equilibrio compromesso.Per esempio possono essere inseriti nella formula lactobacilli, più tipici della flora dell’intestino tenue, bifidobatteri, presenti maggiormente a livello del colon e Saccharomyces Boulardii, un lievito che svolge azione probiotica e che non viene inattivato da eventuali terapie antibiotiche concomitanti che potrebbero essere necessarie (es. rifaximina, bacitracina/neomicina). Sono stati selezionati anche ceppi batterici con caratteristiche di termo-resistenza, poliantibiotico-resistenza e gastro-bile-resistenza, tutte qualità che favoriscono il reinsediamento della flora e il suo ripristino (es. Bacillus clausii).
È importante la classificazione tassonomica di ogni nuova specie di batteri probiotici?
Sì. È cruciale. Prima dell’immissione in commercio di un nuovo ceppo devono essere eseguiti studi per comprovare i reali effetti benefici prodotti in vivo. Ogni nuovo probiotico diffonde ceppi batterici con specifiche proprietà delle quali occorre avere una precisa conoscenza. L’accertamento della posizione tassonomica riveste grande importanza. Gli studi di biologia molecolare e la messa a punto di tecniche per lo studio del Dna batterico consentono oggi l’integrazione della caratterizzazione fenotipica con quella genotipica.
Il ministero della Salute richiede dossier più approfonditi per i farmaci, mentre alimenti e integratori con probiotici sono meno controllati e vengono immessi in commercio in tempi più rapidi.
Vale la pena di valutare la serietà della ditta e la documentazione scientifica prodotta, prima di decidere che cosa prescrivere.
Per approfondire:
Linee guida su probiotici e prebiotici del ministero della Salute