Celiaco o sensibile al glutine? La differenza non sempre è di facile identificazione laddove si manifestino specifici sintomi dopo l’assunzione di cibi contenenti le proteine del grano, il glutine, o il grano tout-court, in gran parte per mancanza di chiari criteri diagnostici. Tuttavia una persona su dieci nel mondo riferisce disturbi gastrointestinali o sistemici, pur non avendo una diagnosi conclamata di celiachia o allergia al frumento. È quanto suggerisce una vasta revisione sistematica e meta-analisi pubblicata su Gut.

Una condizione ancora da chiarire

La sensibilità al glutine/grano non celiaca (NCGWS) identifica generalmente un ampio spettro di sintomi gastrointestinali ed extraintestinali innescati dall’ingestione di glutine o grano in soggetti senza celiachia o allergia al grano. Sintomi che di norma migliorano con la sospensione di cibi e sostanze che contengono questi ingredienti, ma che si ripresentano dopo nuova esposizione. La NCGWS (auto-riferita) è un fenomeno globale che ha avuto una più ampia osservazione nell’ultimo decennio, ma ancora di difficile valutazione e riconoscimento per l’assenza di marcatori biologici specifici. Tutti questi aspetti non consentono pertanto di definire stime globali complete circa la prevalenza complessiva della NCGWS, così come di potere fare una sintesi delle sue caratteristiche cliniche e dei fattori associati.

Il valore aggiunto della metanalisi

Questo studio supera un primo limite/criticità ad oggi esistente nella NCGWS: fornisce, infatti, la prima sintesi globale completa e metodologicamente solida della prevalenza e delle caratteristiche cliniche della sensibilità al glutine/grano auto-riferita, facendo ipotizzare che circa il 10% delle persone nel mondo lamenti e riferisca sintomi correlati a questi ingredienti e sostanze, pur non soffrendo di celiachia o allergia al grano.

Inoltre lo studio consente di poter caratterizzare la NCGWS in termine di genere e manifestazioni. Tale condizione interesserebbe in maniera più significativa il sesso femminile (OR 2,29), con una sintomatologia correlabile a ansia (OR 2,95), depressione (OR 2,42) e sindrome dell’intestino irritabile (OR 4,78), non a caso tutte manifestazioni verso cui la donna è, in linea generale, maggiormente esposta.

Inoltre, dallo studio emerge che circa il 40% delle persone con NCGWS auto-riferita segue una dieta priva di glutine, spesso autogestita e non consigliata dal medico, per alleviare la nota sintomatologia. Questi primi dati possono essere considerati sufficientemente robusti; si basano infatti su una revisione sistematica di 25 ricerche condotte tra il 2014 e il 2024 su un totale di oltre 49.470 partecipanti provenienti da 16 Paesi, da cui si evince sulla totalità della popolazione – una persona su 10 – che si riconosce affetta da questa sensibilità, anche in assenza di diagnosi comprovata verso celiachia e/o intolleranza al glutine, una forte differenza geografica variabile dallo 0,7% in Cile al 23% nel Regno Unito fino al 36% in Arabia Saudita.

La mancanza di criteri diagnostici chiari e la sovrapposizione con altre patologie gastrointestinali rendono tuttora difficile distinguere i casi autentici da altri disturbi correlati all’alimentazione o allo stress, impattando sulla possibilità di una sovra o sottostima della NCGWS. Da qui la richiesta di nuovi studi.

La proposta

In funzione delle evidenze emerse, gli esperti suggeriscono di riconoscere la NCGWS come parte dei cosiddetti “disturbi dell’interazione intestino-cervello”, un gruppo di condizioni che includono anche il colon irritabile e che derivano da una complessa interazione tra sistema nervoso, microbiota e fattori psicologici.

Ciò consentirebbe di trattare la NCGWS in maniera personalizzata, basata sui sintomi e non limitatamente all’eliminazione totale del glutine, dunque evitando restrizioni alimentari non necessarie. Ulteriori studi dovranno essere condotti per identificare nuovi criteri clinici e diagnostici, utili a distinguere la NCGWS da altri disturbi funzionali dell’apparato digerente e a ridurre il rischio di autodiagnosi e diete fai-da-te. La grande variabilità nei dati rilevata tra i diversi Paesi potrebbe infatti dipendere anche da differenze culturali, alimentari o metodologiche, o da diverse percezioni individuali del benessere legato all’alimentazione.

Fonte

Shiha MG, Manza F, Figueroa-Salcido OG et al. Global prevalence of self-reported non-coeliac gluten and wheat sensitivity: a systematic review and meta-analysis. Gut, 2025. Doi: https://doi.org/10.1136/gutjnl-2025-336304

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here