I sintomi premestruali potrebbero essere predittivi, fungendo dunque da indicatore precoce, di un aumento rischio di malattie cardiovascolari nelle donne. Sono le evidenze emerse da un ampio e lungo studio del Karolinska Institutet, di Stoccolma, Svezia, condotto in collaborazione con il Dipartimento di Biostatistica ed Epidemiologia dell’Università del Massachusetts Amherst, Stati Uniti, pubblicato Nature Cardiovascular Research. Dunque, questi “sintomi” potrebbe essere un target per interventi di prevenzione e per lo sviluppo di nuove terapie mirate? Saranno futuri studi a definire questa indicazione.
La ricerca svedese
Ha coinvolto circa 100.000 donne, con un’età media di 35 anni, affette da sintomi premestruali (PMS), monitorate nel tempo con un follow-up di massimo 22 anni, riferito al periodo 2001-2022, e oltre 36.000 donne con PMS in una analisi condotta tra fratelli.
Obiettivo dello studio era valutare se la presenza di sintomi premestruali potessero essere un possibile indicatore di un rischio aumentato di disturbi cardiovascolari, confrontando la salute dell’apparato in una specifica popolazione che presentava PMS, anche nella sua forma più grave, e/o disturbo disforico premestruale, PMDD, che si manifestano pochi giorni prima delle mestruazioni con sintomi fisici e psicologici, con donne senza sintomi come anche con eventuali sorelle, utili a definire un possibile impatto di fattori genetici e ambientali sull’insorgenza di malattie cardiovascolari.
L’intercettazione precoce di questo cluster di donne a rischio permetterebbe di attivare interventi preventivi, innovativi e mirati ai meccanismi trigger, quindi ridurre l’incidenza di malattie cardiovascolari in crescita in un contesto di genere. Incrociando i dati delle cartelle cliniche con evidenze di malattie cardiovascolari con i dati relativi ai PMD, i risultati indicherebbero che in media le donne affette da tali sintomi avrebbero un rischio aumentato del 10% di sviluppare malattie cardiovascolari nel corso della vita, con una esposizione superiore del 31% per aritmie cardiache e del 27% per ictus ischemico, causato da coaguli di sangue.
In sostanza, rispetto a coloro senza PMD, le donne affette da questa condizione presentavano un rischio maggiore di qualsiasi malattia cardiovascolare (hazard ratio aggiustato = 1,11 (intervallo di confidenza al 95%: 1,08-1,13) nell’analisi di popolazione e 1,10 (intervallo di confidenza al 95%: 1,06-1,15) nell’analisi tra fratelli. Tale rischio, evidenziano gli studiosi, era più marcato nelle donne che avevano ricevuto diagnosi PMS e PMDD prima dei 25 anni e in coloro che avevano sofferto di depressione post-partum.
Questi legami sono risultati robusti anche dopo aver controllato per fattori confondenti come fumo, indice di massa corporea, IMC, e condizioni di salute mentale. Trattandosi di uno studio di associazione, non è emerso un rapporto di causa-effetto tra i sintomi premestruali e le malattie cardiovascolari, tuttavia l’ipotesi dei ricercatori è che questo fenomeno sia associato a tre possibili cause: una alterazione del sistema renina-angiotensina-aldosterone, maggiore infiammazione e anomalie metaboliche.
In conclusione
La ricerca sottolinea l’importanza di considerare i sintomi premestruali come un possibile indicatore precoce di rischio cardiovascolare, aprendo la strada a strategie di prevenzione più mirate nelle donne a rischio.
Fonte
Yang Y, Bränn E, Zhou J et al. Premenstrual disorders and risk of cardiovascular diseases. Nature Cardiovascular Research | Volume 4 | 2025 | 1001–1010 1001. Doi: https://doi.org/10.1038/s44161-025-00684-4

