ll microbiota intestinale come promotore dell’aumento della forza muscolare. Un recente studio, cinese, pubblicato su Scientific Report, suggerirebbe una potenziale relazione fra lo sport, l’attività fisica in generale, e il miglioramento della composizione, in termine di varietà, dei microrganismi batterici intestinali.

Se questo rapporto fosse confermato da ulteriori studi, si potrebbero aprire nuovi approcci per promuovere una longevità in salute, contrastando ad esempio la sarcopenia, un fattore ricorrente e impattante sul rapido deperimento fisico nell’anziano e/o in contesti di compromissione organica.

I dati

Sono risultati preliminare, sperimentali, ma promettenti, meritevoli di essere ulteriormente indagati. Alcune ricerche di laboratorio, quindi su modelli animali, mostrerebbero la potenzialità di alcuni batteri intestinali nel migliorare la forza muscolare e le prestazioni motorie.

Una eventuale dimostrazione, anche sull’uomo, potrebbe favorire nuovi approcci, innovativi, in prevenzione e trattamento della sarcopenia, la perdita di massa e forza muscolare che accompagna l’invecchiamento, favorendo il rapido declino funzionale. La capacità muscolare è cruciale in un contesto di invecchiamento sano e attivo: preserva l’autonomia, riduce il rischio di cadute, favorisce l’attività metabolica, ritarda o comunque rallenta l’insorgenza di malattie croniche legate all’età.

Il contrasto alla sarcopenia sfrutta oggi strumenti legati principalmente al corretto stile di vita: il regolare esercizio fisico e una alimentazione equilibrata, per una sinergica azione. Recenti ricerche metterebbero in evidenza la compartecipazione anche del microbiota intestinale, con un ruolo di mediazione, in cui l’intestino fungerebbe da trasmettitore di segnali ai muscoli, influenzandone di conseguenza metabolismo, infiammazione e crescita. È quanto emerge da alcuni esperimenti condotti su topi di 9 mesi, età e risposte comparabili una fase di vita adulta-avanzata, in cui la forza muscolare tende a calare.

I topi sono stati preventivamente trattati con antibiotici e antifungini, per favorire un “reset” omogeneo del microbiota, quindi ridurre le variabilità intestinali e successivamente sottoposti a un trapianto di microbiota fecale (FMT), da donatori umani sani. Gli effetti del trapianto sono stati poi valutati tramite due specifici test: il Rotarod test in cui equilibrio, coordinazione e resistenza sono stati misurati durante una corsa su una barra rotante, e il Wire suspension test in cui la forza degli arti anteriori è stata invece valutata facendo aggrappare i topi a un filo metallico. I test sono stati eseguiti prima e tre mesi dopo il trapianto con la raccolta parallela di campioni di sangue, contenuto intestinale e feci. Tale materiale biologico è stato impiegato per analizzare parametri metabolici e composizione microbica.

I risultati

I ricercatori hanno osservato una diversità delle specie batteriche presenti nell’intestino sensibilmente aumentata dopo FMT, evidenziata soprattutto nel contenuto intestinale piuttosto che nei campioni fecali, meno rappresentativi della reale situazione interna.

A fronte di ciò, l’impatto sulla forza muscolare non è risultata uniforme, con netti miglioramenti nei test di resistenza e coordinazione in alcuni roditori, in altri con cambiamenti intermedi e in alcuni altri ancora con prestazioni addirittura peggiorate.

Nei topi in cui ci sono stati i maggiori benefici, si sarebbero osservati anche miglioramenti del colesterolo HDL, il “colesterolo buono”, e soprattutto un importante aumento della massa muscolare, fino al 157% in più rispetto ai controlli, a fronte di una riduzione del peso corporeo complessivo. Ciò a indicare una positiva trasformazione della massa grassa in tessuto muscolare più efficiente.

Le popolazioni batteriche

Lactobacillus johnsonii, Limosilactobacillus reuteri e Turicibacter sanguinis sono i tre ceppi batterici che avrebbero mostrato il maggiore sviluppo incrementale. Le prime due specie, tipiche e altamente presenti nei probiotici, sono state ulteriormente testate somministrandole a topi di 12 mesi, considerati un modello di invecchiamento (umano) ottimale. Si è così potuto osservare che la combinazione di L. johnsonii e L. reuteri produceva i benefici maggiori, con un aumento significativo della forza nei test e un incremento della massa muscolare.

Il fenomeno, a detta dei ricercatori, si assocerebbe ad alcuni marker molecolari presenti nei tessuti muscolari, specificatamente a Follistatina (FST), una proteina che inibisce la miostatina, nota per bloccare la crescita muscolare, con livelli più alti in topi trattati con L. johnsonii, IGF-1 (Insulin-like Growth Factor 1), un fattore anabolico che stimola la proliferazione delle cellule muscolari, con livelli aumentati al massimo in topi cui erano stati somministrati sia L. johnsonii che L. reuteri.

Inoltre, le fibre muscolari sono risultate più ampie e ben sviluppate, con livelli di trigliceridi e colesterolo LDL molto diminuiti, al pari di marcatori infiammatori. Ad esempio, l’interleuchina-6, elevata nei processi infiammatori cronici, subiva un drastico calo dopo la somministrazione congiunta dei due batteri.

Le applicazioni future

Se ulteriori ricerche dovessero confermare questi dati, con evidenze di efficacia anche nell’uomo, si potrebbero aprire opportunità di trattamento con nuove terapie probiotiche per il contrasto alla sarcopenia con specifici ceppi batterici probiotici, quindi tramite una integrazione non invasiva e naturale, a fianco dell’esercizio fisico e della dieta proteica che restano il gold standard.

L’identificazione di batteri capaci di agire sull’invecchiamento muscolare potrebbe portare allo sviluppo di strategie preventive già in età adulta al fine di prolungare quanto più possibile la performance fisica, tendendo tuttavia presente la variabilità di risposta alla terapia osservata nei topi che potrebbe riprodursi anche nell’uomo dove l’efficacia di un probiotico potrebbe essere influenzata dal microbiota di partenza, con necessità di postulare interventi personalizzati. In funzione di tutti questi aspetti sarà necessario avviare ulteriori studi per indagare i meccanismi molecolari coinvolti, inclusi i metaboliti prodotti dai batteri e il modo in cui influenzano direttamente le cellule muscolari.

Fonti

Ahn JS, Kin HM, Han EJ et al. Discovery of intestinal microorganisms that affect the improvement of muscle strength. Scintific Reports, 2025, 15, Article number: 30179 Link: https://www.nature.com/articles/s41598-025-15222-2