Omeopatia, lo stato dell’arte

Il recente congresso internazionale “Homeopathy – Groundbreaking Science and Global Health. International Research Conference” svoltosi dal 17 al 19 ottobre negli Stati Uniti, promosso dall’American Institute of Homeopathy (AIH), ha rappresentato l’occasione per fare il punto sulla situazione attuale dell’omeopatia nel mondo, la sua diffusione, le evidenze cliniche e la ricerca di base, in particolare quella orientata a definirne il possibile meccanismo d’azione. Come relatore dall’Italia ho portato l’esempio virtuoso della Regione Toscana con “l’integrazione dell’omeopatia e delle medicine complementari nel Servizio Sanitario Pubblico”.

Alcuni numeri aiutano a delineare il quadro: le più recenti ricerche internazionali stimano circa un miliardo di utilizzatori nel mondo. Di questi, il 57% la impiega da lungo tempo, il 48% l’ha utilizzata nell’ultimo anno e l’83% si dichiara soddisfatto dei risultati ottenuti. Il mercato omeopatico, pur rimanendo modesto rispetto a quello dei farmaci convenzionali (circa 15 miliardi di USD), mostra una crescita significativa prevista: 30 miliardi entro il 2030 e 45 miliardi nel 2035. Tra i principali utilizzatori si confermano le donne, in genere con un buon livello di istruzione, di età medio-alta e appartenenti alla classe media: persone, quindi, con una certa agiatezza economica, un marcato interesse per ciò che è naturale e una visione olistica della salute. In linea generale, l’omeopatia viene consigliata dal farmacista per i disturbi acuti, mentre per il trattamento delle patologie croniche ci si rivolge a un medico esperto in omeopatia.

Sul fronte scientifico, gli studi più recenti indagano la plausibilità dei meccanismi d’azione dei medicinali omeopatici. È oggi ampiamente documentato che le cosiddette “potenze” dei rimedi — ossia le diluizioni dinamizzate — non sono semplici soluzioni acquose, ma contengono materiali, nanoparticelle e molecole riconducibili alla sostanza originaria, inoltre è presente una specifica carica elettrica in ogni struttura. Tutto ciò è stato più volte confermato anche con l’uso dell’Intelligenza Artificiale.

Esperimenti condotti tramite analisi elettrotonica su sostanze come Cuprum metallicum e Gelsemium sempervirens, in diluizioni un tempo definite ultramolecolari, consentono oggi di distinguere la provenienza delle nanoparticelle presenti nei preparati. Il processo di succussione (o dinamizzazione) modifica infatti in modo sostanziale la semplice soluzione acquosa. In ambito agricolo numerosi studi – soprattutto in Brasile – hanno introdotto l’omeopatia nell’approccio One Health che collega strettamente la salute umana, animale e ambientale all’interno dello stesso ecosistema. In questo ambito l’obiettivo della medicina omeopatica è in primo luogo contribuire a rendere il sistema agricolo alimentare più efficiente, resiliente e sostenibile e più in generale aiutare a raggiungere gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs) fissati dalle Nazioni Unite nell’Agenda 2030.

Nel corso del congresso è stata, infine, posta una grande attenzione al potenziale utilizzo dei “nosodi”, medicinali omeopatici preparati a partire da materiale patologico (come per esempio ceppi virali o batterici, come quelli dell’encefalite giapponese o della leptospirosi), a scopo preventivo in alcune malattie infettive. Nel caso del Covid-19 la somministrazione del nosode corrispondente ha mostrato, in un campione di 2.567 pazienti, un aumento statisticamente significativo degli anticorpi specifici rispetto al gruppo di controllo trattato con placebo (48,4% vs 13,4%, p=0,0001).

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