Una nuova ricerca svela il potere del rame sulla salute del cervello. Una giusta quantità di questo metallo, assunta tramite la dieta e/o altre terapie di supporto, potrebbe aiutare la popolazione anziane a rimanere lucida, soprattutto dopo un ictus. È quanto sembra dimostrare un recente studio su Scientific Reports.
Background
Esiste una relazione tra assunzione di rame nella dieta e funzione cognitiva negli anziani? È il quesito cui ha cercato di rispondere un recente studio osservazionale cinese, condotto su una popolazione adulta, americana, di età avanzata, in cui si sarebbe dimostrato che un maggiore apporto di rame, introdotto tramite la dieta potrebbe contribuire a migliorare funzione cognitiva, soprattutto negli individui con una storia di ictus.
L’opportunità è di particolare interesse considerando che tanto le patologie di origine cardiovascolare, come l’ictus appunto e soprattutto le forme di demenza, dal deterioramento cognitivo lieve al morbo di Alzheimer, quindi la prevalenza del deterioramento cognitivo, sono in crescita a livello globale. Si stima che i casi di varie forme di demenza possano raggiungere i 152,8 milioni entro il 2050, evidenziando la necessità, prioritaria, di investire nello sviluppo di strategie appropriate per ridurre il rischio di deterioramento cognitivo.
L’integrazione alimentare con micronutrienti essenziali, tra cui vitamine e minerali, ha recentemente ricevuto notevole attenzione come potenziale risorsa a supporto per migliorare le capacità cognitive e prevenire la demenza, specie nell’anziano. Studi recenti sembrano infatti suggerire che lo squilibrio di alcuni micronutrienti, come zinco, selenio e rame, a livello cerebrale possa portare al deterioramento cognitivo e al successivo sviluppo di malattie neurodegenerative.
Focus sul rame
Il rame è un micronutriente vitale necessario per lo sviluppo e il funzionamento del sistema nervoso ed è un regolare di vari processi fisiologici, tra cui la sintesi dei neurotrasmettitori, la produzione di energia cellulare e la difesa antiossidante. Agisce, inoltre, come cofattore per diversi enzimi associati alla regolazione delle funzioni cerebrali. Un’alterata omeostasi del rame è stata, infine, collegata a una serie di malattie neurodegenerative, tra cui la malattia di Wilson e la Malattia di Alzheimer.
Fondamentale, tuttavia, è dosarlo in maniera ottimale: infatti la carenza di rame a livello cerebrale potrebbe indurre lo sviluppo di disturbi neurologici e un eccesso portare a stress ossidativo e neurodegenerazione.
Obiettivo dell’attuale studio era pertanto studiare l’associazione non lineare dose-risposta tra l’assunzione di rame nella dieta e la funzione cognitiva in una popolazione selezionata di adulti americani di età pari o superiore a 60 anni per un totale di oltre 2400 partecipanti, raccolti tramite il National Health and Nutrition Examination Survey (NHANES), dal 2011 al 2014: un campione progettato per essere rappresentativo a livello nazionale della popolazione statunitense.
Le informazioni sull’assunzione di rame con la dieta sono state ricavate da due questionari di richiamo alimentare di 24 ore, utili a effettuate diverse valutazioni delle funzioni cognitive, tra cui la memoria e le capacità esecutive dei partecipanti. Tutti sono stati, inoltre, sottoposti a quattro test delle funzioni cognitive, specificatamente il test di apprendimento verbale immediato e differito (CERAD-IRT e CERAD-DRT), il Digit Symbol Substitution Test (DSST) e l’Animal Fluency Test (AFT) ed i diversi punteggi ottenuti sono stati mediati per determinare il punteggio cognitivo globale. In particolare, CERAD-IRT e CERAD-DRT sono stati utilizzati per valutare la capacità di acquisizione di nuove lingue; il DSST per misurare la velocità di elaborazione e le funzioni esecutive e l’AFT per analizzare le capacità verbali ed esecutive.
I risultati
Le evidenze sembrano riferire che i partecipanti con il più alto apporto alimentare di rame riportino anche punteggi cognitivi più elevati rispetto a coloro con un introito minore di questo metallo, attraverso la dieta, osservando un graduale aumento della funzione cognitiva con il crescere dell’apporto di questo metallo, secondo una relazione dose-risposta positiva ma non lineare.
Lo studio ha stimato, inoltre, specifiche soglie ottimali per l’assunzione di rame, identificate in 1,63 milligrammi al giorno per il DSST, 1,42 milligrammi al giorno per l’AFT e 1,22 milligrammi al giorno per il punteggio cognitivo globale. L’associazione positiva tra assunzione di rame e funzione cognitiva è stata osservata quando l’assunzione di rame era inferiore a questi livelli soglia, di contro in caso di superamento delle stesse, l’associazione seguiva una curva a L rovesciata, perdendo significatività statistica.
Un altro dato rilevante è emerso dall’analisi di specifici sottogruppi: lo studio sembra dimostrare che l’impatto positivo dell’assunzione alimentare di rame sulla funzione cognitiva globale sia particolarmente efficace e sensibilmente superiore in partecipanti con una pregressa storia di ictus. Nello specifico, l’aumento del punteggio Z cognitivo globale in questo gruppo è risultato statisticamente significativo (p per interazione = 0,009).
In conclusione
Le prove esistenti sembrano indicare una efficacia protettiva del rame nel ridurre il rischio di ictus e nell’attenuare il danno neuronale nell’ictus ischemico. Ciò potrebbe essere dipendente dal fatto che il rame, come cofattore per gli enzimi antiossidanti, aiuta a ridurre la produzione di radicali liberi e a prevenire il danno lipidico ossidativo nel cervello.
Inoltre, il rame aiuterebbe a convertire i macrofagi pro-infiammatori in macrofagi antinfiammatori nel cervello, con conseguente prevenzione della neuroinfiammazione, a vantaggio di alcuni benefici cognitivi, spiegato dall’effetto che questo metallo genera sulla sintesi e il rilascio di neurotrasmettitori.
Vi sarebbe dimostrazione, ad esempio, di una azione del rame nella sintesi dell’acetilcolina, un neurotrasmettitore coinvolto nell’apprendimento e nella memoria. Nel complesso, i risultati dello studio indicano che un livello ottimale di assunzione di rame, con un punto di inflessione di circa 1,22 milligrammi al giorno, può migliorare la funzione cognitiva negli anziani, in particolare in coloro con una storia di ictus. Saranno necessari ulteriori studi randomizzati controllati per confermare questi risultati, attualmente infatti non è possibile stabilire relazioni causali per via del disegno trasversale dello studio. Anche fattori confondenti residui derivanti da fattori dietetici o legati allo stile di vita non misurati potrebbero influenzare i risultati.
Fonte
Jia W, Zhu K, Shi J et al. Association between dietary copper intake and cognitive function in American older adults: NHANES 2011–2014. Scientific Reports, 2025, 15, Article number: 24334. Link: https://www.nature.com/articles/s41598-025-09280-9


