Ogni giorno il sistema immunitario combatte migliaia di battaglie per difenderci da virus, batteri e cellule anomale. È un sofisticato sistema di sorveglianza, capace di distinguere ciò che è “noi” da ciò che è “altro”. Ma cosa accade quando questo meccanismo perde il controllo e inizia ad attaccare i propri tessuti? È l’origine delle malattie autoimmuni.
Per decenni si è creduto che il corpo eliminasse automaticamente le cellule “ribelli”. Tuttavia, nel 1995, il giapponese Shimon Sakaguchi scoprì un nuovo tipo di linfociti che non attaccavano, ma regolavano. Quando li rimosse dai topi da laboratorio, il sistema immunitario impazzì: gli animali svilupparono malattie simili al diabete e al lupus. Quelle cellule non erano soldati, ma guardie di sicurezza incaricate di mantenere la pace interna. Le chiamò cellule T regolatorie, o Tregs.
FOXP3: il gene della tolleranza
Nel 2001, Mary Brunkow e Fred Ramsdell identificarono un gene, FOXP3, assente in topi e bambini affetti da una malattia devastante chiamata IPEX. Senza FOXP3, il sistema immunitario attacca pelle, intestino e ghiandole endocrine. Quando Sakaguchi dimostrò che FOXP3 era il gene che dava vita alle cellule T regolatorie, il puzzle si completò: senza questo “interruttore genetico” la tolleranza immunitaria crolla.
Il Nobel 2025 riconosce finalmente questa intuizione, che oggi rappresenta una delle basi della moderna immunologia: la salute dipende anche dalla capacità del corpo di non attaccare se stesso.
La mente parla al sistema immunitario
Negli ultimi vent’anni, numerosi studi hanno mostrato che le cellule immunitarie rispondono agli stati mentali. Lo stress cronico indebolisce le difese, mentre pratiche come meditazione, yoga o Tai Chi modulano la produzione di citochine e riducono l’infiammazione.
Una meta-analisi di 34 studi ha evidenziato che queste pratiche modificano in modo misurabile la risposta immunitaria. Il ricercatore Vijayendran Chandran (Università della Florida) ha persino dimostrato che otto giorni di meditazione intensiva attivano geni antivirali, senza l’uso di farmaci. È la prova che il sistema immunitario può essere “istruito” dalla mente.
Le Tregs ascoltano la mente
Sebbene gli studi diretti siano ancora agli inizi, tutto fa pensare che anche le cellule T regolatorie rispondano ai segnali psicofisiologici. Lo stress prolungato ne altera il numero e la funzione; al contrario, pratiche di calma e consapevolezza sembrano favorirne l’attività. Le Tregs, dunque, potrebbero essere uno dei canali biologici attraverso cui la mente influenza il corpo, decidendo se vivere in guerra o in pace con se stessi.
Guarigioni che sfidano le statistiche
Medici come Joe Dispenza e Jeffrey Rediger (Harvard) hanno documentato remissioni “inspiegabili” di tumori e malattie autoimmuni in pazienti che hanno praticato meditazione intensiva o profonde trasformazioni interiori. Rediger, dopo 17 anni di ricerca, ha mostrato che non si tratta di miracoli, ma di cambiamenti misurabili nel funzionamento biologico.
Il Nobel per le Tregs offre finalmente un meccanismo plausibile: quando la mente trova equilibrio, le cellule regolatorie ristabiliscono la pace nel sistema immunitario.
Una rivoluzione silenziosa
La scoperta delle cellule T regolatorie è vecchia di trent’anni, ma solo oggi la scienza ne riconosce pienamente la portata. Ci ricorda che cura della mente e salute del corpo non sono mondi separati. La prossima rivoluzione della medicina potrebbe non arrivare da una nuova molecola, ma dalla comprensione profonda della connessione mente-corpo.
Prendersi cura dei propri stati interiori non è un atto di spiritualità astratta: è un intervento biologico concreto. Ogni volta che mediti, respiri consapevolmente o coltivi gratitudine, stai parlando con le tue cellule T regolatorie. E forse, con esse, stai scegliendo la pace dentro e fuori di te.


