Migliore apporto di legumi nella dieta: potrebbe essere questa una strategia nutrizionale efficace nel ridurre il rischio cardiometabolico negli anziani.

Le evidenze arrivano da uno studio dell’Università tecnologica di Durban in Sudafrica, pubblicato su Nutrients, condotto su una comunità di agricoltori senior, potenzialmente applicabile in qualsiasi longitudine del mondo.

Background

Lo studio parte da alcune premesse: la crescente prevalenza di patologie croniche tra gli anziani sudafricani, in particolare di ipertensione con tassi del 45% circa cui si associa il rischio di malattie cardiovascolari (CVD), e necessitĂ  professionali.

Il Sudafrica è un paese a reddito medio e un’area con una economia a prevalenza agricola, attività che ha ritmi e esigenze ben scandite, tali da indurre spesso gli agricoltori anziani a saltare i pasti o a consumare diete poco diversificate, con un impatto sullo stato salute.

Da qui l’interesse a indagare una eventuale relazione tra diete e specifici alimenti e contenimento del rischio cardiometabolico; parte così l’idea di strutturare un programma nutrizionale mirato in particolar modo a promuovere il consumo di diverse varietà di legumi, tra la popolazione di agricoltori con disturbi ipertensivi che segnalavano questa condizione come un “limite” alla buona conduzione del proprio lavoro. 

Programma nutrizionale

Si è sviluppato con due casi-controllo coinvoldengo un totale di 103 partecipanti con più di 60 anni, età media di 63,3 (DS ± 6,3) anni per le donne e 67,2 (DS ± 6,7) per gli uomini.

Di questi, 53 persone con ipertensione, ipercolesterolemia e iperglicemia sono state arruolati nel gruppo sperimentale (EG) e le restanti 50 nel gruppo di controllo (CG); tutti sono stati sottoposti a misurazione della pressione arteriosa, analisi dell’assunzione alimentare e degli indici ematici per la concentrazione di colesterolo.

Inoltre, sono stati valutati i livelli di glucosio pre e post intervento dopo l’indagine di base. Gli agricoltori del gruppo EG sono stati invitati a consumare 125 grammi di legumi di 5 diversa qualitĂ  per porzione da tre a cinque volte alla settimana per 12 settimane, a fronte del gruppo CG che invece perseguiva nelle proprie abitudini alimentari, senza interventi o istruzioni specifiche.

La misurazione dei parametri nel post-intervento, a 12 settimane, ha attestato sensibili miglioramenti dei valori del sangue nel gruppo EG rispetto ad alcuni nutrienti con p <= 0,05 per la glicemia (p = 0,003) e colesterolo (p = 0,001) rispetto al gruppo CG.

Mentre una analisi sull’andamento ha fatto osservare che colesterolo (p = 0,033) e pressione arteriosa sistolica (SBP) (p = 0,013) erano statisticamente significativi in funzione del genere in tutte le fasi dello studio.

Tali evidenze hanno portato gli autori a dedurre che interventi nutrizionali che prevedano un migliore consumo di legumi possono contribuire a migliorare l’ipertensione e le CVD, accelerando il raggiungimento del Goal 3 del Sustainable Development dell’ONU (Organizzazione delle Nazioni Unite), relativo a “good health anche well-being” e del goal 12, riferito a “Ensure sustainable consumption and production patterns” attraverso programmi a livello comunitario.

Le indicazioni dello studio

Confermerebbero che una dieta strutturata su alimenti sani è potenzialmente in grado di aumentare anche i tassi di sopravvivenza.

Tra le fonti che potrebbero consentire il raggiungimento di questo obiettivo i legumi svolgerebbero un ruolo chiave apportando proteine, fibre, minerali come calcio, magnesio e ferro, e svolgendo una azione antiossidante, antifungina, antimicrobica, antinfiammatoria, antipertensiva, antidiabetica e antitumorale.

Valore aggiunto: i legumi sono più convenienti e sostenibili da produrre anche dal punto di vista ambientale, tanto da essere sempre più presenti nelle diete. 

Fonte

Mkhize X, Oldewage-Theron W, Napier C et al. Associations between cardiometabolic risk factors and increased consumption of diverse legumes: A South African food and nutrition security programme case study. Nutrients 2024, 16(3), 354. Doi: https://doi.org/10.3390/nu16030354