Con l’invecchiamento, il nostro corpo affronta una serie di sfide, tra cui un aumento del fabbisogno nutrizionale, in particolare delle proteine. Le indicazioni dei LARN (Livelli di Assunzione Raccomandati di Nutrienti) rilasciate dalla Società Italiana di Nutrizione Umana (SINU) nel 2014 stabiliscono che, mentre gli adulti dai 18 ai 59 anni necessitano di circa 0,9 g di proteine per kg di peso corporeo, per le persone dai 60 anni in su questa quota sale a 1,1 g/kg.

Questa crescente esigenza di proteine è principalmente legata alla necessità di contrastare la perdita di massa muscolare che si verifica fisiologicamente con l’età. Le proteine sono fondamentali non solo per la salute muscolare, ma anche per la funzionalità immunitaria e il mantenimento delle funzioni corporee generali.

Tuttavia, esiste una considerazione critica nell’ambito dell’alimentazione degli anziani: l’ammontare appropriato di proteine deve essere bilanciato con le condizioni di salute individuali. In particolare, per coloro che soffrono di malattia renale cronica, ci sono preoccupazioni circa i potenziali effetti negativi di un apporto proteico elevato. I nefrologi raccomandano di mantenere l’assunzione di proteine al di sotto di 1,3 g/kg al giorno per gli anziani con compromissione renale lieve, con indicazioni ben più severe per le fasi più avanzate della malattia.

Recenti studi osservazionali, però, mettono in discussione queste raccomandazioni. Alcune ricerche hanno, infatti, rivelato una correlazione inversa, o almeno neutra, tra l’apporto proteico e la mortalità tra gli anziani affetti da malattia renale non in dialisi. Analizzando dati raccolti in coorti spagnole e svedesi che hanno coinvolto oltre 14.000 soggetti, si è osservato che coloro che assumevano quantità superiori di proteine mostrano un rischio di mortalità inferiore. In particolare, il rischio si riduceva del 23% per chi consumava 1 g/kg al giorno, del 37% per 1,2 g/kg e addirittura del 44% per un apporto di 1,4 g/kg, rispetto a chi ne assumeva solo 0,8 g/kg.

Questo approccio suggerisce che i benefici di un maggiore apporto proteico possano superare i potenziali svantaggi per l’apparato renale anche in pazienti con malattia renale cronica. Di fatto, i risultati mostrano che l’assunzione di proteine di origine vegetale e animale — queste ultime rappresentanti oltre il 60% dell’assunzione totale — contribuisce a migliorare la sopravvivenza in questi gruppi di pazienti.

In conclusione, la questione dell’apporto proteico negli anziani è complessa e fortemente influenzata dalle condizioni di salute individuali. Mentre è chiaro che l‘assunzione proteica deve aumentare con l’età, è fondamentale considerare le specifiche esigenze nutrizionali e le patologie concomitanti.

La ricerca continua a fornire nuove evidenze, pertanto è essenziale collaborare con professionisti della salute per sviluppare un piano nutrizionale personalizzato, che ottimizzi non solo la salute muscolare e generale, ma anche la qualità della vita degli anziani.