Boiron sostiene lo status di farmaco del medicinale omeopatico

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Boiron interviene confermando la sicurezza e qualità dei suoi prodotti in un momento in cui, proprio in Francia, l’omeopatia è fortemente messa in discussione, con l’Haute Autorité de Santé chiamata a pronunciarsi sullo stop alla parziale rimborsabilità dei medicinali omeopatici  

“Dal 1932, anno di fondazione dell’azienda per opera di Jean ed Henri Boiron, entrambi farmacisti, Boiron si è specializzata nella preparazione di medicinali omeopatici con processi rigorosi. Da sempre lavoriamo ispirati dalla ricerca, per raggiungere i più alti livelli di qualità di produzione, come testimoniano i 200 farmacisti oggi operanti nello stabilimento di Messimy”. Così Jean-Christophe Bayssat, vicedirettore generale e farmacista responsabile di Laboratoires Boiron, conferma la sicurezza e qualità dei medicinali omeopatici che Boiron produce nella città a pochi chilometri da Lione.

Boiron Messimy Controllo Qualità
Il processo produttivo di Boiron prevede passaggi di diluizione e dinamizzazione di diversi principi attivi derivanti da materie prime di origine animale (14%), vegetale (53%) e minerale (33%) che, all’arrivo in laboratorio, sono sottoposte a rigorosi controlli di qualità.

Il dibattito sui medicinali omeopatici

Benedicte Sagnimorte, direttore relazioni esterne di Boiron, è in azienda da trent’anni e fa propria la filosofia Boiron: “Non tutte le patologie possono essere curate con l’omeopatia, ma se la nostra missione è dare al paziente la migliore cura possibile, non si deve escludere la collaborazione tra le diverse pratiche mediche”. Oltre che sulla qualità e sicurezza del medicinale omeopatico, infatti, si fa leva anche sull’aspetto di complementarietà dell’omeopatia per contrastare le voci che, a più riprese, tendono a screditare questa pratica medica, inasprendo il dibattito sull’efficacia dei suoi rimedi.

Secondo le normative vigenti (Direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio recante un codice comunitario relativo ai medicinali per uso umano, entrata in vigore il 18 dicembre 2001 e attuata in Italia con decreto legislativo 219/2006, ndr) gli omeopatici sono però considerati medicinali a tutti gli effetti, anche se a ‘registrazione semplificata’. La loro vendita, distribuzione, scadenza e pubblicità seguono le stesse regole degli altri farmaci e, in alcuni Paesi europei, sono rimborsabili dai servizi sanitari nazionali.

In Francia, dove è in vigore una rimborsabilità del 30%, negli ultimi mesi si sono levate molte voci contrarie all’omeopatia e l’Accademia di Medicina francese, lo scorso marzo, ha chiesto la fine del rimborso dei medicinali omeopatici, considerati non efficaci. Il ministro della salute francese ha quindi chiesto alla Commissione sulla trasparenza dell’Alta Autorità di Sanità (Haute Autorité de Santé – Has) di valutare la questione e la sua decisione definitiva è attesa per il 28 giugno.

La presa di posizione di Valérie Poinsot

Boiron Valerie PoinsotParticolarmente determinata a difendere lo status di farmaco del medicinale omeopatico è ovviamente Valérie Poinsot, direttore generale di Laboratoires Boiron. La numero uno della multinazionale francese, proprio dalla sede di Messimy, ha lanciato un messaggio chiaro: “Siamo in un momento di crisi mediatica, l’omeopatia è ancora una volta sotto attacco, ma non intendiamo alimentare la tensione: non saremo aggressivi con chi alza i toni, resteremo umili; abbiamo consegnato 80 studi clinici all’Alta Autorità di Sanità, che ce ne ha fatto richiesta, e continuiamo a lavorare con serietà, facendo leva sulle esperienze positive dei pazienti che scelgono l’omeopatia”.

Con alle spalle esperienze importanti in Fournier Pharma, Laboratoires Urgo e Fytexia, Poinsot ha lavorato vent’anni a fianco di Christian Boiron, prima di raccoglierne il testimone all’inizio del 2019. “Tutti i medicinali hanno dei limiti, anche un antibiotico può non funzionare in determinati casi, allora perché accanirsi contro i medicinali omeopatici? Credo siamo in un momento di crisi per la medicina, che dovrebbe essere innanzitutto una disciplina di ricerca continua e sostenere la libertà di scelta, sempre nell’interesse del paziente. L’omeopatia rappresenta lo 0,1% del mercato del farmaco: perché non deve anch’essa contribuire allo sviluppo di una medicina più sostenibile, che prenda in carico il paziente nella sua globalità?