Buoni anche per la salute delle ossa. Un recente studio italiano, pubblicato su Nutrients, sembra suggerire che le bacche, ed in particolare i frutti di bosco, come mirtilli e ribes nero, possano agire in prevenzione sulla salute delle ossa, contrastando il rischio di osteoporosi. Tali benefici si assocerebbero alla presenza di alcune molecole e principi attivi contenuti nei frutti di bosco, come gli antociani, efficaci nella modulazione del rimodellamento osseo.
Lo studio
Gli autori hanno condotto una revisione sistematica di studi condotti sull’uomo, su modelli animali e in vitro, selezionati tramite database quali PubMed, Embase, Web of Science, Scopus e Cochrane Library fino ad aprile 2025, al fine di stabilire una possibile relazione fra il consumo di bacche o composti derivati e l’impatto sulla salute ossea dove i dati suggerirebbero l’azione favorevole di alcune sostanze come i polifenoli dei frutti di bosco, in particolare gli antociani.
Tuttavia le evidenze cliniche per quanto promettenti, nell’uomo non sono così robuste: di fatto gli studi osservazionali sembrano associare il maggior consumo di antociani a una maggiore densità minerale ossea, confermata anche da trial clinici randomizzati, ancora su piccoli numeri, con una azione positiva anche sulla ritenzione di calcio, mentre i biomarcatori del turnover osseo mostrano risultati variabili. Quindi allo stato attuale, utilizzando il metodo GRADE, utilizzato per valutare la qualità delle prove disponibili, per le linee guida, la forza delle raccomandazioni, la certezza è bassa-moderata per la densità minerale ossea, bassa per i biomarcatori e molto bassa per la prevenzione delle fratture, tali da non potere formulare raccomandazioni definitive. Mentre in modelli animali si sarebbe osservata indicherebbero una inibizione dell’osteoclastogenesi con stimolazione dell’attività degli osteoblasti. Secondo la scala GRADE, la certezza era bassa-moderata per la densità minerale ossea, bassa per i biomarcatori e molto bassa per le fratture. In buona sostanza, gli studi su animali forniscono evidenze più solide in cui in modelli di osteoporosi indotta, simile alla menopausa, mirtilli e ribes nero avrebbero preservato la struttura ossea, la densità minerale e la resistenza meccanica, con analisi istologiche che mostrano meno degrado e più formazione di tessuto ossea.
Il ruolo dei frutti di bosco
Il loro supporto può essere integrato, cioè sinergico all’azione delle terapie specifiche, non un sostituto delle stesse, soprattutto nel caso in cui il rischio di fratture è elevato. Il loro vantaggio, nonché punto di forza, lega soprattutto al profilo di sicurezza tipico degli alimenti e alla capacità di stemperare lo stress ossidativo e l’infiammazione, due fattori cruciali che contribuiscono all’osteoporosi.
Vale a dire che le bacche e i frutti rossi potrebbero contribuire a migliorare gli effetti di una dieta in cui siano presenti in buona misura proteine, calcio, vitamina D integrata a esercizi fisici mirati, come gli allenamenti di resistenza. Un aiuto particolare tali frutti lo possono dare in prevenzione primaria o in casi borderline, ma la medicina personalizzata, che considera anche aspetti quali età, ormoni, microbiota e aderenza alle cure resta la strategia di cura più efficace. In sintesi, i polifenoli dei frutti di bosco possono supportare la salute scheletrica attraverso meccanismi antiossidanti e anti-riassorbitivi, ma le attuali evidenze cliniche sono limitate da campioni di piccole dimensioni, eterogeneità e mancanza di dati sugli esiti di frattura.
Le necessità
Serve sviluppare nuovi studi clinici, la letteratura scientifica al riguardo è frammentata ed anche il ricorso a prodotti di diversa natura, come succo, polvere, estratti, frutto intero, dosaggi non confrontabili, durate brevi e campioni piccoli non consentono di esprimere tesi conclusive. Inoltre la biodisponibilità di questi composti presenti nel sangue si riferisce soprattutto a forme modificate dal microbiota intestinale, a concentrazioni molto inferiori a quelle testate in laboratorio.
Per tutti questi aspetti è necessario sviluppare trial di lunga durata, con metodi rigorosi standardizzati, che caratterizzino i prodotti, definiscano delle dosi univoche, per esempio 50-150 g al giorno di frutto fresco o 150-300 mg di antociani, eseguano analisi dell’assorbimento, testino alimenti nella loro forma naturale e non estratti isolati. Non ultimo occorre valutare l’impatto dei frutti di bosco in un contesto “integrato” in sinergia con altri nutrienti, come nell’esempio citato sulla dieta mediterranea, e con l’esercizio fisico. Valutazioni che consentirebbero di personalizzare i consigli in base a microbiota, metabolismo e genetica la fine di poter dare risposte certe dell’impatto della salute dello scheletro, rispetto a diversi parametri: densità minerale ossea, biomarcatori, e soprattutto riduzione delle fratture. Elementi tutti utili alla definizione dei protocolli standardizzati anche per l’impiega di queste sostanze.
Fonte
Perna S, Ruina GF, Acharya A et al. Berries derived polyphenols and bone health: a systematic review. Nutrients, 2025, 17(21), 3440. Doi: https://doi.org/10.3390/nu17213440


