Buone e cattive notizie

traffic #1Come avviene nei programmi di giornalismo di inchiesta che si rispettino, diamo oggi le buone e le cattive notizie. La campagna avviata da qualche mese per modificare i costi di registrazione in Italia dei medicinali omeopatici ha cominciato a produrre i suoi frutti migliori. Grazie all’impegno di medici, operatori del settore e pazienti, e last but not least, grazie al lavoro di tessitura della mediazione fra aziende produttrici da una parte e AIFA e Ministero della salute dall’altra compiuto da un pugno di “deputati coraggiosi” che vogliamo in questa sede una volta tanto citare e ringraziare, Donata Lenzi e Filippo Fossati, della commissione Affari Sociali della Camera, è stato raggiunto un accordo con il Governo e l’AIFA. Sono state riviste le tariffe di autorizzazione con fortissime riduzioni, avvicinandosi così ai parametri in vigore negli altri stati europei, in particolare quelli di maggiore riferimento quali Francia e Germania. Possiamo quindi tranquillamente affermare che in questo caso la mobilitazione e il sostegno di quanti hanno creduto negli obiettivi promossi dalla campagna chiedeva alle autorità preposte di non imporre regole inadeguate e costi sproporzionati che avrebbero limitato ed escluso dal mercato moltissimi medicinali omeopatici, impedendo di fatto ai cittadini la possibilità di esercitare la libertà di scelta terapeutica, un principio fondante il Ssn. Nonostante questi primi risultati decisamente positivi, e rimanendo comunque in attesa che gli accordi raggiunti siano al più presto seguiti da una formalizzazione che permetta a tutte le componenti del settore di dormire sonni più tranquilli, la mobilitazione tuttavia non può considerarsi ancora conclusa. È ora necessario sostenere la proposta dell’immediata ricostituzione di un tavolo di confronto fra le Aziende produttrici ed AIFA per la definizione nel dettaglio delle procedure per la registrazione e la definizione dei requisiti dei dossier tecnici del medicinale omeopatico e antroposofico richiesti per ottenere l’autorizzazione, che naturalmente devono porre particolare attenzione alla specificità del settore. Soprattutto sono da riconsiderare i tempi necessari alle aziende omeopatiche e ad AIFA per espletare le pratiche relative all’applicazione delle norme vigenti, eventualmente valutando l’opportunità di prorogare i tempi di attuazione della normativa stessa, e in particolare, tenuto conto della volontà di confermare comunque la scadenza del 2015 prevista da tempo come termine fissato per la consegna, ma questa data andrebbe semmai intesa non come data finale ma come l’inizio del percorso per il rinnovo delle registrazioni. È interessante notare come il discorso sulla regolamentazione dei medicinali omeopatici, che ha sollevato notevoli problemi fino alla minaccia molto concreta della sparizione dal mercato di questi prodotti, sia arrivato ai clamori della ribalta più o meno nel periodo in cui è comparsa sui giornali, peraltro con poca evidenza, la notizia pubblicata sulla rivista Environment International da un gruppo di ricercatori del Dipartimento di Scienze ambientali dell’Università di Nijmegen (Olanda) che l’area attorno a Milano ha il poco invidiabile primato di avere il più alto inquinamento da farmaci d’Europa ed essere il 12% del totale di tutta la penisola. La contaminazione ambientale da antibiotici e antitumorali, le categorie di farmaci prese in considerazione dalla ricerca, è elevata anche in tutta la pianura padana, nella provincia di Roma e in Campania cosi come in Europa: oltre a Milano ci sono Parigi, Londra, Cracovia e il bacino della Ruhr. In precedenza altri studi avevano evidenziato che a contaminare l’ambiente è un mix di farmaci, soprattutto antibiotici, antipertensivi, medicine per il sistema cardiocircolatorio, antiepilettici e antinfiammatori. Quali le possibili conseguenze sulla salute, soprattutto delle categorie più deboli, come anziani, bambini, donne incinte? Difficile dirlo, al momento. Saranno necessari altri studi di più lungo termine, ma intanto ragioniamo su problemi quali l’aumento esponenziale delle reazioni allergiche a farmaci e alimenti, delle resistenze all’antibiotico, dei disturbi del sistema immunitario e così via. Paradossale quindi in una situazione di inquinamento ambientale così grave e crescente e dalle possibili conseguenze non solo sanitarie ma anche economiche così importanti, il problema delle massime autorità sanitarie del paese in questi mesi sia stato cercare di ostacolare la diffusione di un fenomeno che di per sé può rappresentare una valida alternativa all’abuso farmacologico e al danno ambientale che ne sta derivando.

Elio Rossi