L’enzima Q10 (CoQ10) o ubichinone ha dimostrato significative potenzialità nel migliorare i sintomi clinici e la qualità di vita dei pazienti cardiopatici, grazie all’azione inibente di stress ossidativo, periossidazione lipidica e dei processi infiammatori. In tali contesti la molecola è dunque largamente impiegata. In ragione di queste capacità, recenti studi, tra cui un lavoro di ricerca italiano delle Università di Pisa, Bologna e Torino, farebbero osservare l’efficacia del coenzima CoQ10, in affiancamento a terapie tradizionali, nel trattamento di patologie neurodegenerative o che, più in generale, coinvolgono il sistema nervoso e muscolare. Le evidenze sono state pubblicata sulla rivista Nutrients nel 2021 (“Coenzyme Q10: Clinical Applications beyond Cardiovascular Diseases”).
Il coenzima Q10
Il secondo nome con cui la molecola è nota (ubichinone) sembra quasi dichiarare che si tratta di una sostanza “ubiquitaria”, diffusamente presente nell’organismo: si trova infatti in quantità abbondante nei mitocondri e nelle membrane cellulari in forma ridotta e ossidata, soprattutto in alcuni organi quali fegato, reni, cuore e pancreas.
Il coenzina CoQ10 svolge più azioni: è un cofattore cruciale nel processo di fosforilazione ossidativa, interviene in processi energetici in reazioni di ossido-riduzione come trasportatore di elettroni. A tali azioni/funzioni si legano importanti proprietà del CoQ10: un effetto antinfiammatorio e antiossidante capace di bloccare l’azione dei radicali liberi o l’innesco dei processi infiammatori. Dunque con questa funzione di “pompiere”, in grado di inattivare specifici pathway, viene impiegato in patologie su base infiammatoria.
Nuove evidenze
Recenti studi sembrano dimostrare una possibile correlazione inversa tra livelli di CoQ10 nel sangue e alcune condizioni patologiche. Nello specifico, ridotte concentrazioni plasmatiche dell’enzima che correlano all’aggravamento di stati di stress ossidativo e dei processi di infiammazione sembrerebbero implicati in stati patologici neurodegenerativi e in processi di invecchiamento. Nello specifico, in alcune malattie del sistema nervoso, quali le malattie di Parkinson e Alzheimer; in patologie che coinvolgono i muscoli, come la sclerosi multipla e la sindrome da stanchezza cronica, ma anche in emicrania e alcune forme tumorali.
Da qui l’interesse a indagare se la supplementazione con CoQ10 possa essere considerata una opzione nel trattamento di tali condizioni cliniche sia in prevenzione sia per coadiuvare i trattamenti convenzionali.
Le patologie
Emicrania, Fatigue, Sindrome da Stanchezza Cronica, Fibromialgia, Miopatia associata alle statine, Stanchezza in volontari sani, in atleti sottoposti a attività sportiva intensa, malattia di Parkinson, malattia di Huntington, di Alzheimer, neuropatia diabetica, glaucoma, tumori del seno e prostatico, melanoma, epatocarcinoma, fertilità, schizofrenia, malattia di Dupuytren. Sono i contesti clinici sotto osservazione per un possibile trattamento benefico con CoQ10 e prime potenziali evidenze sembrerebbero emergere in caso di:
- Emicrania: 400 mg/die di CoQ10, associato ad altri nutraceutici, tra cui curcumina, magnesio e Tanaceti parthenium L. o riboflavina, impiegati in profilassi, sembrano ridurre la frequenza degli attacchi mensili, mentre non vi siano effetti significativi sulla severità e la durata degli attacchi stessi.
- Fatigue: alcuni studi evidenziano benefici, ovvero la riduzione del sintomo, in pazienti con fatigue correlata all’uso di statine e in altre patologie in cui sia ricorrente, quali la fibromialgia con miglioramenti dello score in FIQ (Fibromialgia Impact Questionnaire) e VAS (Visual Analogue Scale), la stanchezza cronica con benefici anche sulla riduzione del danno ossidativo, a fronte del potenziamento della funzione mitocondraile e di un miglioramento dell’energia, in l’associazione con nicotinammide adenina dinucleotide (NADH). Benefici sulla VAS si sarebbero rilevati anche in forme di miopatia associata a statine. Gli stati di affaticamento sembrerebbero migliorare anche in atleti sottoposti a intensa attività fisica, così come in pazienti affetti da patologie correlate a fatiche, tra cui pazienti in attesa di trapianto cardiaco e nei volontari sani.
- Malattia di Parkinson: l’impiego dell’enzima farebbe registrare in pazienti selezionati portatori di malattia un miglioramento degli score dell’Unified Parkinson’s Disease Rating Scale (UPDRS), la scala per la misurazione dei sintomi motori e non motori associati alla patologia.
- Glaucoma: vi sarebbe evidenza di benefici in pazienti trattati con CoQ10 + VitE rispetto a pazienti trattati con solo prostaglandine.
- Tumori: in caso di tumore del seno, il composto CoRN (100 mg di CoQ10, 10 mg di riboflavina e 50 mg di niacina in aggiunta a 10 mg di Tamoxifene 2 volte/die) sembra potenziare gli effetti della chemioterapia sul controllo del rischio metastatico, inoltre alcuni altri studi supporterebbero l’evidenza della riduzione della fatigue, in termini di score e percezione del sintomo. In caso di epatocarcinoma si sarebbe osservata una riduzione dello stress ossidativo e dei marcatori di infiammazione e in pazienti con melanoma sottoposti a una terapia aggiuntiva con siero a basse concentrazioni di CoQ10, avrebbero registrato un minor rischio di recidiva e di effetti avversi.
- Fertilità: l’apporto di CoQ10, attraverso il miglioramento della funzionalità mitocondriale e dell’aumento della prodizione di energia, sembra stimolare la biosintesi dell’ormone steroideo e della normale funzione riproduttiva, tra cui la maturazione degli oociti, la fertilizzazione e lo sviluppo dell’embrione. Ovvero, in associazione a terapie tradizionali per la cura della fertilità, sia negli uomini e nelle donne, la supplementazione di CoQ10 potrebbe migliorare i disordini metabolici associati ala problematica.
Le premesse
Le prime evidenze fanno supporre che la supplementazione con CoQ10 in questi contesti clinici, possa rappresentare una strategia promettente da associare alle terapie convenzionali e migliorare la qualità della vita dei pazienti. Tuttavia tali dati, prima di poter validare l’apporto positivo di questa molecola in campi clinici diversi da quello cardiovascolare, dovranno essere confermati da trial randomizzati controllati a lungo termine e di buona qualità.
Fonte:
- Testai L, Martelli A, Flori L, Cicero AFG, Colletti A. Coenzyme Q10: Clinical Applications beyond Cardiovascular Diseases. Nutrients. 2021 May 17;13(5):1697.