Un protocollo terapeutico per curare Covid-19 a casa, con benefici per il paziente e vantaggi per il sistema sanitario, in termini di minore affollamento e risparmio di risorse, arrivano dall’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri IRCCS di Milano. Il protocollo è stato oggetto dello uno studio clinico “A simple, home-therapy algorithm to prevent hospitalisation for COVID-19 patients: A retrospective observational matched-cohort study“, pubblicato su EClinicalMedicine, magazine che fa capo a The Lancet.
Il protocollo
Ideato da Fredy Suter, primario emerito dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, e da Giuseppe Remuzzi, direttore dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri Irccs, si tratta di un algoritmo di trattamento domiciliare efficace per i pazienti con Covid.19, da applicare nelle fasi precoci della malattia, per accelerare il recupero e prevenire l’ospedalizzazione.
Il protocollo suggerisce di avviare la terapia all’arrivo dei primi sintomi. Nei primi 2-3 giorni, infatti, spiegano gli autori, il Covid è in incubazione e il paziente asintomatico. Nei 4-7 giorni successivi la carica virale aumenta, dando avvio alle prime manifestazioni: tosse, febbre, stanchezza, dolori muscolari, mal di gola, nausea e vomito. Intervenire in questo momento, con farmaci antinfiammatori, iniziando la cura a casa e affrontando il virus così come si farebbe con una qualsiasi altra infezione respiratoria, potrebbe accelerare il recupero e ridurre l’ospedalizzazione. Intervenire in questo momento, con farmaci antinfiammatori, iniziando la cura a casa e affrontando il virus così come si farebbe con una qualsiasi altra infezione respiratoria, potrebbe accelerare il recupero e ridurre l’ospedalizzazione. Secondo quanto elaborato da Suter e Remuzzi, se la febbre non è l’unico sintomo presente, i farmaci antinfiammatori non steroidei (Fans), sono da preferirsi al paracetamolo che, oltre ad avere una bassa attività antinfiammatoria, diminuisce le scorte di glutatione, sostanza che agisce come antiossidante. Questa carenza di glutatione rischierebbe di innescare un ulteriore peggioramento.
Lo studio clinico
Il protocollo in questione, come emerge dallo studio clinico citato, è stato sperimentato su un gruppo di 90 pazienti, trattati a casa dai propri medici di famiglia, tra ottobre 2020 e gennaio 2021, in Nord e Centro Italia. Gli esiti riscontrati sono stati quindi messi a confronto con quelli di altri pazienti che presentavano le medesime caratteristiche (sesso, età, anamnesi), ma avevano ricevuto trattamenti terapeutici differenti.
Il dato più significativo emerso è che su 90 pazienti curati con gli antinfiammatori ai primi sintomi di Covid, ancora prima del tampone, solo due sono stati ricoverati, ovvero il 2,2% a fronte dei 13 del gruppo di controllo, pari al 14,4%. Il protocollo ha evidenziato quindi una ricaduta significativa sul numero di giorni di ospedalizzazione, riducendoli del 90%, con conseguenti effetti benefici in termini di costi per il sistema sanitario.
L’intervento precoce con trattamento domiciliare a base di antinfiammatori è dunque in grado di impattare sulla gravità delle manifestazioni cliniche, riducendo la necessità di ricorrere all’ospedale.
«È molto importante che i suggerimenti che derivano da questi studi non siano interpretati come un “fai da te” – precisa Suter – È il medico di famiglia che deve prendere queste decisioni, giudicando di volta in volta quale sia il farmaco più adatto in rapporto ai sintomi e alle condizioni cliniche del suo paziente».
«Ci auguriamo che questo approccio possa prevenire in un certo numero di casi l’evoluzione verso le forme più gravi della malattia e la necessità di ricorrere all’ospedale – aggiunge infine Ramuzzi – Il nostro studio è imperfetto perché retrospettivo, ma è interessante che, proprio in questi giorni, un articolo apparso su The Lancet di ricercatori inglesi e australiani conferma i nostri risultati con un approccio precoce basato su un preparato anti-asma (che contiene una piccola quantità di cortisone) da somministrare per inalazione nelle primissime fasi della malattia»