L’ultima potenzialità della dieta mediterranea, emersa da uno studio italiano, guidato dall’Istituto di Farmacologia Traslazionale del CNR, ed i cui risultati sono stati presentati all’ultimo congresso nazionale della Società Italiana di Andrologia (SIA), è che può contribuire a contrastare l’infertilità maschile. Si rileva che la “nostra” dieta, specie se composta da alimenti bio, sarebbe in grado di favorire l’aumento dei livelli di testosterone nell’uomo e ridurre sensibilmente la frammentazione del DNA dello sperma. Lo studio è pubblicato su Current Research in Food Science.
Cause, numeri e potenziali opportunità terapeutiche per l’infertilità
Stile di vita, fattori ambientali, stress, condizioni socio-economiche sono alcuni aspetti, cruciali, che possono favorire lo sviluppo di infertilità. Una problematica che secondo le stime più recenti, coinvolge 15-20% delle coppie a livello globale, con dati potenzialmente in crescita. Lavorare su questi fattori di rischio modificabili, specificatamente sul regime alimentare, potrebbe contrastarne in parte l’insorgenza, almeno nella popolazione maschile, migliorandone le potenzialità riproduttive.
È noto, infatti, che diete scorrette, sbilanciate, poco sane, alimentano importanti implicazioni ed effetti collaterali per l’infertilità, correlati ad esempio a sovrappeso e obesità, impattanti anche sull’apparato riproduttivo: squilibri ormonali e alterazioni della composizione molecolare degli spermatozoi sono alcune tra le prime conseguenze. Inoltre, lo stress ossidativo o gli effetti inquinanti ambientali sembrano aumentare sensibilmente le probabilità di crack e/o frammentazioni del DNA, quindi, la diminuzione nel maschio della capacità di procreare naturalmente come anche tramite fecondazione artificiale e in vitro.
La sensibilità degli spermatozoi
Questi ultimi sono cellule molto piccole e pagano lo scotto dello stress ossidativo, dipendente anche alimenti sbagliati. Pertanto cibi sani, di tipo mediterraneo, e diete ad alto contenuto di verdure e frutta, ricche di sostanze disintossicanti e antiossidanti, di polifenoli, dalle proprietà antinfiammatorie e che prevengono l’agglutinazione spermatica, di flavonoidi, carotenoidi e microelementi, in particolare biologici, ma anche alimenti meno tradizionali come noce moscata, chiodi di garofano, zenzero, melograno, a fronte di un contenuto limitato di carboidrati, sembrano apportare benefici negli uomini con bassa fertilità, raddoppiando la secrezione di testosterone e riducendo del 47% la presenza di spermatozoi con DNA frammentato.
Effetti positivi lo svolgerebbero anche olio d’oliva, cereali, latticini e noci, fibre, quest’ultime con un impatto positivo sul microbiota intestinale, portando a un miglioramento complessivo dell’infertilità maschile, mentre sconsigliato è il consumo di carne rossa, di pesce (solo in moderate quantità) e vino. Ovvero sono raccomandati alimenti contenenti acidi grassi insaturi e monoinsaturi in grado di ridurre lo stress ossidativo e il colesterolo: tutti ad azione preventiva contro il crack del DNA spermatico e a favore del miglioramento della qualità degli spermatozoi.
Sono le evidenze “quantificate” per la prima volta in studio italiano che ha reclutato e monitorato nel tempo (novembre 2020-ottobre 2021), 50 uomini di età compresa tra i 35 e i 45 anni, normopeso, non fumatori, non abituali consumatori di alcolici, senza malattie croniche o varicocele, decisi a seguire una dieta pre-concezionale.
Lo studio
Questa popolazione è stata invitata a consumare 80% di alimenti biologici, ad assumere quotidianamente cereali integrali e alimenti a basso indice glicemico, spezie tra cui zenzero, curcuma, coriandolo, rosmarino, basilico, aglio, cipolla e prezzemolo, come anche a eliminare/ridurre latticini per aumentare, invece, l’introito giornaliero di alimenti fermentati come yogurt o kefir, di frutti rossi, verdure a foglia verde e di frutta a guscio. Non ultimo a consumare frutta in quantità non superiore ai 300 g al giorno.
Sono stati, inoltre, inclusi nella dieta dei partecipanti legumi, crucifere, pesce azzurro e uova ed escluse carni lavorate e prodotti confezionati. Un sottogruppo di 20 partecipanti ha, inoltre, seguito un regime che prevedeva un introito di carboidrati ridotto del 35% rispetto all’apporto calorico giornaliero. Dopo 3 mesi di dieta i partecipanti sono stati sottoposti a un test del testosterone e di frammentazione del DNA spermatico.
I risultati
Gli esiti sono stati positivi: al termine dell’assunzione del regime mediterraneo è stato registrato un aumento del 116% dei livelli di testosterone, con valori più che raddoppiati passati da 3,2 ng/ml a 6,92 ng/ml e nei maschi che avevano consumato minori quantità di carboidrati e maggior cibi antiossidanti (frutti rossi e almeno 3 porzioni di verdure fresche al giorno), anche una riduzione della percentuale di spermatozoi con DNA frammentato, calata dal 23,2% al 44,2%.
Pertanto la dieta mediterranea, specificatamente inclusiva di alimenti bio, si profilerebbe come un alimento/elemento in grado di apportare benefici alla fertilità maschile, migliorando due fattori chiave per il concepimento.
Fonte: Corsetti V, Notari T, Montano L. Effects of the low-carb organic Mediterranean diet on testosterone levels and sperm DNA fragmentation. Current Research in Food Science, 2023, Nov 15:7:100636.