La dieta mediterranea avrebbe effetti protettivi nel ridurre il rischio di insorgenza del tumore del seno, specificatamente in donne in postmenopausa, con evidenza più robuste in popolazioni asiatiche.

Sono i risultati emersi da un’ampia metanalisi, condotta da ricercatori in prevalenza iraniani, pubblicata su Health Science Reports. Benefici che i ricercatori ipotizzano derivare dalle proprietà antinfiammatorie della dieta mediterranea (DM), è noto che il tumore ha nell’infiammazione un importante trigger, interagenti con alcuni fattori ormonali.

La neoplasia mammaria

Per numeri, incidenza e prevalenza, il tumore del seno costituisce non solo un problema, ma una sfida di salute pubblica, tale da richiedere l’intercettazione precoce della malattia in ottica di prevenzione e più efficace trattamento. Obiettivo che impone lo studio e l’identificazione di strategie e sinergie target con il ricorso a diversi strumenti, a partire dagli stili di vita. La dieta, fra questi ultimi, si posiziona come una opportunità a basso costo e ad alta efficacia ed efficienza per il controllo dell’insorgenza e del rischio di diverse patologie croniche, fra queste anche alcuni specifici tipi di tumore.

Di particolare interesse la DM di cui diversi studi suggerirebbero una relazione inversa tra l’aderenza e il rischio di cancro al seno, sebbene alcune incongruenze restino ancora da chiarire. Evidenza attestata anche dal presente lavoro di ricerca che ha analizzato, dopo una attenta selezione tramite database PubMed, Scopus e Web of Science, studi caso-controllo e di coorte che avessero come oggetto di indagine il binomio aderenza alla DM e tumore del seno, escludendo studi privi di dati quantitativi, studi non originali (ad esempio revisioni) e quelli relativi ad altri modelli alimentari, tenendo conto anche della dimensione del campione, delle caratteristiche dei partecipanti (età, stato di menopausa), di metodi e durata della valutazione della dieta, del consumo di alcol e delle stime del rischio.

La qualità degli studi inclusi è stata valutata utilizzando la Scala Newcastle-Ottawa (NOS). In termini metodologici, la meta-analisi è stata eseguita raggruppando le stime del rischio confrontando i livelli più bassi e più alti di aderenza alla dieta mediterranea, estendendo l’analisi anche per sottogruppi distinti per disegno di studio, regioni e stato di menopausa, al fine di verificare se queste variabili potessero modificare e in qualche misura le stime del rischio. La valutazione infine ha incluso analisi di sensibilità, utili a verificare la robustezza dei dati e l’impatto dell’aggiustamento per il consumo di alcol, un elemento della DM il cui ruolo nel rischio di cancro al seno è ancora dibattuto. L’analisi conclusiva si è basata su 2.189 partecipanti di età compresa tra 20 e 104 anni, riferiti a 31 studi, sui 43 iniziali considerati, di cui 19 studi caso-controllo e 12 studi di coorte pubblicati tra il 2006 e il 2023.

I risultati

Entrando nel dettaglio di quanto emerso dalla meta-analisi si osserverebbe una significativa associazione tra l’aderenza alla DM e una riduzione del rischio del 13% di cancro al seno (HR: 0,87, IC al 95%: 0,82-0,92; I² = 70%), evidente soprattutto nelle donne in postmenopausa con una diminuzione delle probabilità di evento del 12% (HR: 0,88; IC al 95%: 0,84-0,92), a fronte di donne in premenopausa in cui non si sarebbero rilevati effetti significativi (HR: 0,98; IC al 95%: 0,90-1,06).

Anche la collocazione geografica sembra essere una determinante importante: l’effetto della relazione DM-rischio di tumore del seno parrebbe, infatti, più pronunciato in Asia (OR: 0,59; IC al 95%: 0,50-0,68), con associazioni moderate invece in America (OR: 0,92; IC al 95%: 0,82-1,02) e Europa (OR: 0,90; IC al 95%: 0,83-0,97).

Passando ai sottogruppi, l’analisi suggerirebbe una maggiore associazione negli studi caso-controllo (HR: 0,77, IC al 95%: 0,70, 0,85), rispetto agli studi di coorte (HR: 0,96, IC al 95%: 0,90, 1,02). L’analisi, infine, avrebbe rilevato come l’inclusione o l’esclusione dell’alcol possa influenzare l’entità della riduzione del rischio in alcuni sottogruppi, in particolare tra le donne in postmenopausa, lasciando dunque aperta la questione sull’alcool come trigger o correlazione con la patologia. In ultimo, una analisi di sensibilità leave-one-out non sembra rilevato studi anomali, a supporto della robustezza dei risultati.

In conclusione

L’aderenza alla DM pare associata a una significativa riduzione del rischio di cancro al seno, in particolare tra le donne in postmenopausa e in regioni come l’Asia.

Questi risultati suggerirebbero che la DM possa essere considerato un approccio dietetico efficace nella riduzione del rischio di cancro al seno, specie in alcuni setting di popolazione.

Tuttavia saranno necessarie ulteriori ricerche per confermarne e/o chiarire alcune limitazioni emerse dall’attuale lavoro fra cui le differenze nei risultati tra studi di coorte e caso-controllo, in cui questi ultimi mostrano generalmente un’associazione più forte, sebbene presentino un rischio maggiore di recall bias e altre difficoltà metodologiche.

A ciò di aggiungono le variazioni nella definizione/interpretazione della DM e di come viene implementata nelle diverse regioni, spesso dovute a fattori culturali che potrebbero aver contribuito a risultati incoerenti. Si suggerisce infine una ulteriore valutazione dei sottotipi di cancro al seno in particolare dello stato dei recettori ormonali, delle predisposizioni genetiche e dei fattori legati allo stile di vita per comprendere più a fondo il potenziale ruolo protettivo della DM.

Fonte

Karimi M, Asbaghi O, Hooshmand F et al. Adherence to Mediterranean Diet and Breast Cancer Risk: A Meta-Analysis of Prospective Observational Studies. Health Science Report, 2025. Doi: https://doi.org/10.1002/hsr2.70736

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