Partiamo da un dato: secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità nel 2019 301 milioni di persone nel mondo (con)vivevano con disturbi d’ansia, stime in sensibile crescita da e con la pandemia, e 280 milioni soffrivano di disturbi depressivi, inclusi il disturbo depressivo maggiore e la distimia.

In Italia, in una recente rilevazione dell’Associazione Europea Disturbi da Attacchi di Panico (Eurodap), condotta su 700 partecipanti tra i 19 e i 60 anni, il 79% dichiara di aver avuto manifestazioni, frequenti e intense, di ansia nel mese precedente all’intervista e il 73% si è definito molto apprensivo, preoccupato anche da piccole cose/situazioni. Numeri sufficienti a stimolare l’interesse della scienza per ampliare i trattamenti per i disturbi psico-emotivi, di cui l’ansia è fra i più frequenti, e/o i disagi mentali.

Tra le possibili opzioni di terapie complementari considerate anche la Mindfulness. Quanto questo approccio è efficace nella gestione della problematica, in prima linea, rispetto a una terapia tradizionale? Il quesito è stato oggetto di uno studio recente (Mindfulness-Based Stress Reduction vs Escitalopram for the Treatment of Adults With Anxiety Disorders: A Randomized Clinical Trial”) pubblicato su JAMA Psychiatry.

Background

L’ansia interesserebbe circa il 15% degli adulti negli Stati Uniti: un dato rilevante che ha invitato un gruppo di ricercatori in prevalenza americani a valutare la possibilità di gestire efficacemente l’ansia agendo con terapie diverse dai tradizionali farmaci, stante che in molti casi i pazienti non hanno accesso alle terapie innovative, non ne traggono i benefici attesi o subiscono importanti effetti collaterali con conseguente abbandono della terapia.

Su questo assunto è stato pertanto avviato uno studio di raffronto fra escitalopram, farmaco standard frequentemente impiegato in prima linea nel trattamento dell’ansia, e la Mindfulness, ovvero tecniche finalizzate a fare acquisire al paziente un grado di consapevolezza massimo finalizzato al raggiungimento di uno stato di benessere. Nello specifico atto a favorire la riduzione dello stress/ansia (MBSR). Ad oggi nessuno studio aveva messo a confronto efficacia, in termini superiorità o inferiorità, delle due terapie (psicofarmacologica e Mindfulness) nel controllo/gestione dell’ansia.

Lo studio

I ricercatori hanno reclutato, tra giugno 2018 e febbraio 2020, 470 pazienti provenienti da tre ospedali statunitensi: Boston, New York City e Washington DC, poi limitati a 276 adulti con diagnosi di disturbo d’ansia, selezionati a ricevere random MBSR, 1:1 per otto volte tramite lezioni di persona di due ore e mezza, una lezione nel fine settimana della durata di un giorno, ed esercizi quotidiani di pratica a casa per 45 minuti, o escitalopram dosato in maniera flessibile da 10 a 20 mg. I sintomi di ansia sono stati valutati con la scala Clinical Global Impression of Severity (CGI-S), con un margine di non inferiorità predeterminato di -0,495 punti, al momento dell’arruolamento e al completamento dell’intervento, oltre che a 12 e 24 settimane dall’inclusione nello studio.

Al termine, 102 pazienti avevano completato l’intervento MBSR e 106 la terapia. Il campione primario di non inferiorità era costituito da 208 pazienti (102 in MBSR e 106 in escitalopram), con un’età media (DS) di 33 (13) anni; 156 partecipanti (75%) erano donne; 32 partecipanti (15%) erano afroamericani, 41 (20%) asiatici, 18 (9%) ispanici/latini, 122 (59%) bianchi e 13 (6%) erano di un’altra razza o etnia (inclusi Nativo americano o nativo dell’Alaska, più di una razza o altro, consolidato a causa dei bassi numeri).

I risultati

All’endpoint, il punteggio CGI-S medio (SD) si è ridotto di 1,35 (1,06) per MBSR e di 1,43 (1,17) per escitalopram. La differenza tra i gruppi era -0,07 (0,16; 95% CI, da -0,38 a 0,23; P = .65), dove il limite inferiore dell’intervallo rientrava nel margine di non inferiorità predefinito di -0,495, indicando pertanto la non inferiorità di MBSR rispetto a escitalopram. Anche le analisi intent-to-treat secondarie hanno mostrato la non inferiorità di MBSR rispetto a escitalopram in base al miglioramento del punteggio CGI-S.

Dei pazienti che hanno iniziato il trattamento, 10 (8%) hanno abbandonato il gruppo escitalopram e nessuno dal gruppo MBSR a causa di eventi avversi. Si sono invece osservati alcuni eventi avversi, in misura maggiore pari a oltre 78% fra i pazienti in terapia farmacologica e del 15% fra coloro randomizzati a MBSR. In buona sostanza, entrambi in entrambi i gruppi si è osservata la riduzione dei sintomi di ansia, mediamente di 1,35 punti per MBSR e di 1,43 punti per il farmaco, con una diminuzione di circa 30%. È stato fatto osservare tuttavia la non aderenza alla mindulfness da parte di tutti i pazienti, non sempre disposti a investire il tempo e gli sforzi per completare il percorso e/o a fare pratica a casa regolarmente.

Prossimi passi

In relazione ai dati convincenti ottenuti da questa prima analisi, si è avviata una seconda fase dello studio durante la pandemia con trattamenti in videoconferenza e i cui risultati saranno oggetto di analisi future in termini di impatto di efficacia della MBSR anche su sonno e depressione.

Fonte:

  • Hoge EA, Bui E, Mete M, Dutton MA, Baker AW, Simon NM. Mindfulness-Based Stress Reduction vs Escitalopram for the Treatment of Adults With Anxiety Disorders: A Randomized Clinical Trial. JAMA Psychiatry. 2022 Nov 9:e223679.