Nessuno esce indenne dal cambio dell’ora e al passaggio all’ora legale. 60 minuti di sonno in meno non sono una banalità per l’organismo. Ciò impone un rapido risettaggio dell’orologio biologico circadiano endogeno: il master clock che regola il ritmo sonno-veglia, la funzione respiratoria, cardiaca, la temperatura interna, una sincronia per il generale benessere.

Con lo sfasamento dei ritmi circadiani possono comparire disturbi di adattamento psicofisico transitori, più intensi nei primi giorni immediatamente successivi all’ora legale, che si attenuano generalmente in poche settimane. Costi e conseguenze che si estendono, oltre alla salute, anche a contesti socio-economici e di sicurezza individuale e collettiva.

Gli effetti del passaggio

Il passaggio all’ora legale lo avvertono tutti, indistintamente. Le allodole, il 15% degli italiani che sono maggiormente attivi al mattino presto, ma anche i gufi, l’altro 15-20%, che prediligono invece la notte e la schiera dei restanti, a metà fra gli uni e gli altri, forse i più fortunati e con maggiori capacità di adattamento e compensazione dei vari possibili sintomi. Disturbi del sonno e del ritmo circadiano sonno-veglia, sbalzi umorali, aumento degli stati di ansia, nervosismo, irritabilità, aggressività, difficoltà di concentrazione, alterazione della performance psicofisica, per citare solo alcuni dei comuni possibili effetti collaterali.

L’effetto del passaggio dall’ora solare all’ora legale è influenzato in modo distintivo in termini di intensità e conseguenze da fattori genetici, stili di vita, comportamenti voluttuari, età e genere. «Un dato di fatto – spiega Sergio Garbarino, neurologo, neurofisiologo, presso il dipartimento di Neuroscienze dell’Università di Genova, esperto di sonno e ritmi circadiani – è che lo slittamento delle lancette in avanti, quando arriva, trova un terreno fertile su cui insinuare i propri effetti, che è la nostra moderna società iperattiva H24, 7 giorni su 7, in cui il sonno sembra essere diventato un lusso che pochi sembrano volersi concedere nelle giuste quantità e qualità».

Master clock e cronotipo

«Le funzionalità biologiche, ovvero il ritmo sonno-veglia – prosegue Garbarino – sono regolate dai meccanismi dell’orologio circadiano endogeno centrale, il cosiddetto master clock, che ha sede nel cervello (nuclei sovrachiasmatici ipotalamici) e da cui partono messaggi neuro-ormonali rivolti al resto del corpo umano. Studi recenti hanno evidenziato, inoltre, che ogni organo possiede orologi circadiani periferici sincronizzati dal segnale centrale che funge da metronomo. Master clock e orologi periferici in sinergia collaborano nel mantenere l’omeostasi del sistema circadiano in funzione dei differenti sincronizzatori endogeni ed esogeni (alternanza luce-buio, pasti)».

Questa struttura di base è condizionata dal cronotipo, cioè dalla capacità geneticamente determinata dell’organismo di essere maggiormente performante in specifici momenti della giornata. «In relazione al cronotipo – prosegue l’esperto – è possibile suddividere le inclinazioni individuali in tre macro-gruppi: le “allodole”, persone più performanti al mattino e che si coricano presto alla sera; i “gufi” che invece rendono meglio nella seconda parte della giornata, protraendo le attività fino a tarda ora, ma che faticano al mattino con conseguenze impattanti sulla produttività diurna (calo delle performance lavorative o scolastiche, più lenta carburazione delle prestazioni cognitive ed energetiche). La restante parte della popolazione, stimata a circa il 70%, è caratterizzata dalla plasticità, che permette di tendere un po’ più a gufo o allodola secondo le esigenze professionali e personali».

Allodole o gufi?

I gufi subiscono il maggiore contraccolpo dal cambio dell’ora primaverile. «Da un lato i giovani iperconnessi – precisa Garbarino – che, abusando dei device elettronici, anche di sera e notte, si espongono alle interferenze delle luce blu con la sintesi di melatonina, modulatore del sonno. Ciò si traduce in cattiva quantità e qualità del sonno e calo delle resa diurna: scarsi risultati scolastici o produttività lavorativa, indirette conseguenze della desincronizzazione che va ad accumularsi con lo sfasamento dell’ora legale. Tuttavia il fenomeno va ridimensionato: solo un terzo della popolazione soffre lo spostamento delle lancette in avanti o indietro».

Non sono da trascurare le altre implicazioni associate alla perdita di sonno: costi sanitari stimati pari all’1% del PIL nei paesi europei, aumento di possibili incidenti sul lavoro o stradali, specie per alcune fasce di popolazione e lavoratori, costi economici associati al dispendio energetico, da cui il dibattito a livello della Comunità Europea sulla tematica ora solare, ora legale.

Il supporto del medico

Educare a una migliore igiene del sonno e la sensibilizzazione a un sonno di qualità sono il primo apporto che il medico può dare al proprio paziente, suggerendo qualche ora di riposo in più al mattino nelle prime giornate dal cambio dell’ora: «In linea generale – conclude Garbarino – può, inoltre, suggerire una moderata attività fisica all’aria aperta, che peraltro favorisce la produzione di vitamina D, integrata a una dieta sana e bilanciata, come la dieta mediterranea.

Per favorire il sonno e superare lo sbalzo umorale potrebbe essere indicata una supplementazione di melatonina, secondo modalità e dosaggi diversi per gufo e allodola, nelle prime settimane successive al cambio dell’ora sulla base dei consigli del medico esperto in medicina del sonno».