È ormai comprovato lo stretto legame che unisce l’ipertensione arteriosa al rischio (aumentato) di declino cognitivo e demenza. Valori pressori fuori range contribuiscono, infatti, a danneggiare i vasi cerebrali, compromettendo il flusso sanguigno, favorendo così le probabilità di sviluppo di ictus, Alzheimer e demenza vascolare. Il controllo rigoroso della pressione tramite terapie farmacologiche tradizionali, può proteggere il cervello, prevenendo o rallentando questi problemi, con effetti tanto maggiori se iniziate in fase precoce.

La ricerca è tuttavia attiva nel trovare strategie naturali, ad esempio nutraceutici, che integrati ai protocolli standard, possano agire da supporto e ridurre ulteriormente l’ipertensione e le implicazioni associate. Hibiscus sabdariffa risponde a questo obiettivo, secondo evidenze preliminari, su piccoli numeri emerse da svariati studi, fra cui i più recenti pubblicati su Nutrition Neuroscience e sul Journal of Pharmacy and Bioallied Sciences.

Ricerche pre-sperimentali

Non si può certo parlare di dati conclusivi, ma di una potenziale direzione verso una nuova opzione di supporto alla cura, da indagare ulteriormente, sì. Ricercatori indiani hanno disegnato e adottato una ricerca pre-sperimentale che prevedeva il coinvolgimento di un gruppo pertest post-test al fine di indagare in 60 pazienti pre-ipertesi l’efficacia dell’estratto acquoso di fiori di Hibiscus sabdariffa nel ridurre pressione sanguigna e lipidi sierici.

Un questionario autostrutturato, lo sfigmomanometro manuale e lo stetoscopio, sono stati gli strumenti di monitoraggio per la rilevazione dei livelli di pressione sanguigna prima e dopo la somministrazione dell’estratto di Hibiscus sabdariffa, evidenziando le proprietà “inibitorie” di questa pianta. La terapia sembra avere prodotto un calo significativo dei livelli di pressione sanguigna con un punteggio di differenza medio di 12,75, unita a una sostanziale diminuzione dei livelli di colesterolo totale, trigliceridi, lipoproteine a bassa densità (LDL), lipoproteine ad alta densità (HDL) e lipoproteine a bassissima densità (VLDL). Inoltre, il valore del test ‘t’, accoppiato calcolato di 16,280 è risultato statisticamente significativo. 

Nel dettaglio alcuni risultati: il punteggio medio pre-test della pressione arteriosa sistolica era 149,50 ± 14,42, e il punteggio medio post-test era 131,33 ± 10,96. Il punteggio medio della differenza era 18,17. 

Il valore del test ‘t’ per coppie derivato di 13,207 era statisticamente significativo al livello P < 0,001. La pressione arteriosa diastolica media pre-test era 97,33 ± 6,60, con la media post-test di 84,58 ± 5,14. Il punteggio medio della differenza è risultato di 12,75. 

Il valore del test ‘t’ per coppie di 16,280 era statisticamente significativo al livello P < 0,001, indicando un calo significativo della pressione arteriosa tra i pazienti pre-ipertesi nel gruppo sperimentale dopo la somministrazione di estratto acquoso di Hibiscus sabdariffa. Tali effetti e benefici potrebbero essere riconducibili ad alcuni composti bioattivi contenuti nella pianta, in particolare antocianine come delfinidina 3-sambubioside e cianidina 3-sambubioside, che sembrerebbero in grado di modulare la pressione arteriosa e alcuni marcatori cardiometabolici. Non sono, inoltre, escluse proprietà positive anche su aspetti cognitivi.

Un potenziale supporto al contrasto della demenza

La relazione fra effetti dell’ibisco sulle prestazioni cognitive ad oggi non erano stati ancora, o non sufficientemente indagati, almeno nell’uomo. A fronte di prove sperimentali in cui si osserva la capacità della frazione di acetato di etile di ibisco nel migliorare la memoria spaziale (test del labirinto a Y) in un modello murino diabetico indotto da streptozotocina e della gossipetina, un flavonoide presente nell’ibisco, di potenziare l’apprendimento spaziale e la memoria, riducendo la deposizione di Aβ nell’ippocampo e nella corteccia di un modello murino di malattia di Alzheimer.

Sulla base di questi dati, ricercatori inglesi, hanno avviato uno studio pilota per esplorare gli esiti acuti del consumo di ibisco sulle prestazioni cognitive e gli effetti metabolici in individui in sovrappeso, arruolando in uno studio crossover randomizzato, controllato con placebo, 20 individui di età compresa tra 35 ± 2,8 anni con un BMI di 30 ± 1,2 (kg/m²). Divisi in due gruppi, i partecipanti hanno ricevuto una bevanda a base di ibisco o un placebo inerte in associazione a una colazione ricca di carboidrati. Le misure metaboliche e cognitive sono state valutate in un periodo postprandiale di 2 ore. I risultati sembrano mostrare che il consumo della bevanda all’ibisco abbia ridotto significativamente la risposta glicemica postprandiale rispetto al placebo dopo 30 e 45 minuti, senza alcuna variazione della pressione sanguigna. 

Inoltre, il consumo di ibisco ha attenuato significativamente il declino del richiamo ritardato di parole nel test di apprendimento visivo-verbale e una diminuzione dell’interferenza retroattiva dopo l’assunzione della bevanda, suggerendo che le informazioni di recente acquisizione interferivano meno con il ricordo di informazioni apprese in precedenza rispetto al placebo. 

Inoltre, sono stati osservati miglioramenti non significativi (p = 0,063) nella funzione esecutiva e nella separazione degli schemi cognitivi successivi al consumo di ibisco. Ulteriori test di valutazioni utilizzati per l’analisi delle prestazioni cognitive sono stati la Torre di Hanoi, il Pattern Separation Task e il Mental Workload (o carico mentale). Quindi, il consumo acuto di ibisco influisce moderatamente su aspetti della memoria e della funzione esecutiva, oltre a produrre effetti benefici sulla risposta glicemica postprandiale. Dati che dovranno comunque essere confermati da ulteriori ricerche su campioni più ampi e definire l’effetto del consumo di ibisco a lungo termine.

Tali risultati sulla funzione cognitiva sono dipendenti dagli effetti delle antocianine, in particolare da meccanismi cerebrali o dal miglioramento della funzione vascolare. Adito, anche questo da indagare ulteriormente poiché esistono pochi studi meccanicistici che indagano il potenziale neuroprotettivo dell’ibisco: ad esempio, il pretrattamento di cellule neuronali (Neuro2A) con ibisco prima dell’esposizione ad alte concentrazioni di glucosio sembra in grado di inibire l’attività dell’acetilcolinesterasi (preservando le concentrazioni di acetilcolina) e ridurre la formazione di specie reattive dell’ossigeno, prolungando così la durata di vita delle cellule.

Mentre il pretrattamento con ibiscetina, un altro componente dell’ibisco, favorisce la sintesi dell’antiossidante endogeno glutatione e degli enzimi catalasi e superossido dismutasi, nonché dei neurotrasmettitori dopamina, noradrenalina e serotonina nei tessuti cerebrali di ratto in un modello di malattia di Parkinson. Questi risultati derivanti dalla ricerca meccanicistica in vitro e in vivo rafforzano la possibilità che l’ibisco possa esercitare effetti diretti sul cervello.

Fonti

Ellis L, Aragón-Rojas S, Dye L et al. Acute effects of Hibiscus sabdariffa on blood pressure and cognitive function. Nutr Neurosci, 2025, 8(9):1093-1103. Doi: 10.1080/1028415X.2025.2462944

Sridevi B, Vency Faustine A, Kavitha M et al. Effectiveness of Aqueous Hibiscus Sabdariffa Extract on Reduction of Blood Pressure and Serum Lipids Among Prehypertensive Patients. J Pharm Bioallied Sci, 2024, 16(Suppl 3):S2886-S2888. doi: 10.4103/jpbs.jpbs_554_24

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